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Scommesse illegali, calcio e dati Uefa: il sistema che parte da un’isola sperduta nell’Oceano Indiano e arriva fino al Bologna

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Anjouan è un piccolo promontorio vulcanico delle Isole Comore che sembra perfetto per Atlas Obscura, la rivista di viaggi specializzata nella proposta di mete alternative e luoghi al di fuori delle tradizionali rotte turistiche. Si trova nell’Oceano Indiano, in mezzo a Mozambico e Madagascar, conta circa 360mila anime. Soprattutto, però, detiene le licenze di 825 società che gestiscono circa 1.500 siti web di gioco d’azzardo. Tra queste c’è la BJ88 Holdings Limited, sponsor di Bournemouth e Bologna. Dove sia fisicamente allocata questa compagnia è difficile da sapere, visto che il suo indirizzo comprende sia la principale città di Anjouan, Mutsamudu, sia un piccolo villaggio dall’altra parte dell’isola chiamato Hamchako. Quello che è certo e che l’azienda, autorizzata a operare dall’Anjouar Gaming Board, non appare in nessun registro delle imprese.

La BJ88 opera principalmente sul mercato asiatico, ed è proprio in quella direzione che hanno guardato Bournemouth e Bologna quando hanno siglato l’accordo di partnership con la compagnia, nell’ottica di un’espansione sempre più globale del marchio dei club. Solo che BJ88, attraverso i siti che gestisce, opera in alcuni casi illegalmente, offrendo ad esempio scommesse sul cricket in India, dove il betting in molti stati è vietato; quotando i crudelissimi combattimenti tra galli; operando in paesi come il Vietnam dove offrire scommesse sportive online è un reato. Ma, dopo Qatar 2022, sarebbe ingenuo pensare che il mondo del calcio si faccia molti scrupoli sulla natura di parte delle proprie entrate, ammesso che se li sia mai fatti. Il nocciolo della questione è però un altro: lo scopo delle partnership con i due citati club di Premier League e Serie A è quello di attrarre scommettitori sportivi. Ma come fanno ad arrivare su una piccola roccia vulcanica nell’Oceano Indiano informazioni accurate e aggiornate sulle partite di calcio in diretta?

La risposta, rivelata dal magazine calcistico norvegese Josimar attraverso l’utilizzo di specifici software, si chiama Sportradar Group AG, l’azienda globale di tecnologia sportiva che è partner ufficiale Uefa nella gestione dei diritti dei dati delle scommesse e nel supporto all’Unità Anti-Frode. Sportradar raccoglie e commercializza dati sportivi di tutti i livelli in tempo reale. Nel luglio 2024 la partnership con la Uefa è stata rinnovata e ampliata, concedendo a Sportradar il diritto non esclusivo di distribuire i dati ai media non legati alle scommesse e l’accesso al tracking avanzato per migliorare i suoi prodotti e servizi basati sull’intelligenza artificiale. C’è però una contraddizione messa nero su bianco da Sportradar stessa: da un lato la società sostiene di non vendere dati a operatori di gioco d’azzardo non autorizzati, dall’altro nel suo rapporto annuale risultano esserci entrate definite “significative” proprio sotto la voce riguardante il betting non autorizzato. Il passaggio è il seguente: “Una quantità significativa delle nostre entrate deriva indirettamente da giurisdizioni nelle quali né noi né i nostri clienti siamo tenuti a possedere una licenza, o in cui esiste un quadro normativo limitato e la legalità delle scommesse sportive varia da giurisdizione a giurisdizione ed è soggetta a incertezze”.

Il metodo può essere riassunto in poche righe. La funzionalità chiave di Sportradar è il match tracker in tempo reale. Questi dati vengono raccolti prima in maniera grezza, poi elaborati per i propri clienti attraverso il suo prodotto Managed Trading Services (MTS), che fornisce una soluzione completa per gli operatori di scommesse. L’elaborazione del MTS è però in ritardo rispetto alla raccolta “grezza”, che viene immediatamente venduta (a prezzo maggiorato) agli operatori che desiderano creare il proprio match tracker. Di fatto, si tratta della commercializzazione di due prodotti al posto di uno. BJ88 è uno dei clienti dei dati grezzi, così come altre società di betting non autorizzate come la famigerata 1XBet di cui ilfattoquotidiano.it aveva già parlato, oppure come Citibet, controverso nome storico delle scommesse asiatiche sui cavalli in quanto permetteva, senza ovviamente essere in possesso di alcuna licenza, di puntare soldi sui cavalli perdenti.

Il quadro è complesso e tentacolare. Si è partiti dall’arcipelago delle Comore, si è passati per Bologna e si è approdati in Svizzera, tra San Gallo e Nyon, sedi rispettivamente di Sportradar e della Uefa. Ed è stato solo uno dei molteplici viaggi che è possibile fare quando ci si avventura in simili contesti. Rimane il retrogusto, vagamente nauseante, di soggetti che lavorano per l’integrità e sono i primi a non essere trasparenti (se tutti i clienti di Sportradar fossero autorizzati e regolamentati, perché non confermare pubblicamente un rapporto che porta beneficio a entrambi?) e, molto probabilmente, integri.

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