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La prima pelle

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IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI) - “Il nuovo Club assume la denominazione di Associazione Sportiva Roma, la nuova squadra giuocherà con la maglia dai colori di Roma”.  Dai colori di  Roma , non è un refuso quello che c’è scritto in questa specie di comunicato che potete leggere sui giornali nell’estate  1927 . Dai colori di  Roma  nasce una maglia che ha indossato la storia, che ha ricamato la lupa, che ha riscaldato i suoi figli. Una per ognuno. La prima Roma del 1927 aveva per la prima squadra, per quella riserve, per le giovanili, un totale di  59  maglie, cioè sostanzialmente ogni calciatore aveva la sua. Una per ognuno. Ma una valeva tutto, non uno. Quando il valore simbolico coincide con quello pratico la sacralità diventa quotidianità.  Zì  Checcho  e la Sora  Angelica , i custodi di  Testaccio  (cioè gli angeli del nostro luogo dell’anima) ne avevano cura come fosse… la maglia della Roma. Angelo  Cerretti , che definirlo massaggiatore è niente, s’incazzava male con quei calciatori che la facevano cadere in terra nello spogliatoio (aveva messo un cesto apposta per i panni). Angelino Cerretti è uno che prima di morire ha chiesto che il suo feretro con la maglia della Roma passasse davanti Campo Testaccio. La maglia della Roma non è solo un ideale, ma un’idea che s’è fatta carne perché è la prima pelle di un romanista (soprattutto quando ne hai una per tutto l’anno e perderla se non morire, è un po’  tradire). Un’idea che s’è fatta carne, lana, cotone, stoffa, ghiacciolo, aderente, kombat, nuova, vecchia, moderna, antica ma giallorossa e unica. Baciata per la prima volta in bocca (cioè sul petto) da  Boniek  dopo un gol al  Napoli , e sventolata come una bandiera da restituire alla  Sud  da Roberto  Pruzzo  dopo il gol alla Juve (“appartiene ai tifosi”). Che rappresenta quello che hai dentro: il sangue, e che va oltre tutto il mondo che abbiamo fuori, il sole. E poi bianca come la luce. In bianco la  Roma  ha giocato la sua prima partita di sempre, il 25 settembre 1927 col Livorno, ci ha vinto lo Scudetto a Genova nell’83, ci ha esordito Falcao nell’80, ci ha giocato la partita più importante il 30 maggio 1984 contro il  Liverpool . La maglia chiamata la “bianca luce” quella indossata da Ago.  Per me non è vero che “tifiamo solo la maglia” perché se la indossa  Di Bartolomei  o  Manfredonia  fa differenza. Noi tifiamo gli uomini che la onorano, i romanisti che non la indossano ma la trattano come pelle. In questo tifiamo non solo, ma sempre la maglia. Come cosa viva, prima pelle, ultima bandiera, carne del nostro sogno, simbolo del nostro infinito amore.

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