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Mutualità e diritti tv, ecco perché litigano Governo e Lega Calcio

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I diritti tv restano un tema bollente. In ballo c’è l’ennesima riforma che vorrebbe di fatto annullare le modifiche sancite dalla legge Melandri nel 2008: potrebbe tornare la possibilità di cedere in esclusiva i diritti tv sportivi a un solo operatore, con licenze della durata massima di tre anni. Stando alle prime indiscrezioni sulla bozza, la legge delega prevederebbe l’entrata in vigore della riforma per tutti i campionati al via dopo il 1° luglio 2026 e fisserebbe i princìpi per la redistribuzione delle risorse tra i dilettanti del pallone e la serie A di basket. Tra le tecnologie contemplate si potrebbe essere annoverata per la prima volta anche quelle basate sull’Intelligenza artificiale.

Il condizionale è d’obbligo. Il fronte della Lega di serie A si è mosso compatto così come l’intervento del presidente Ezio Simonelli a nome dei 20 club è stato perentorio. E, dalla retromarcia fulminea del ministro Abodi sembrerebbe che le critiche abbiano già ottenuto qualcosa. Anche se la partita è un po’ più complessa Gianni Petrucci ex presidente del Coni e oggi presidente della Federbasket ha rivendicato che la sua federazione ha diritto a qualcosa in più di quello che ha adesso. Il riferimento potrebbe essere ai ristorni in tema di sponsor.

Nella bozza ci sarebbero due paragrafi che in realtà potrebbero fare felici i club: il primo è sui diritti tv, c’è la possibilità della vendita in esclusiva che porterebbe più soldi ai club. Il secondo, la possibilità di tornare ad avere come sponsor le società di scommesse. Con una sfumatura negativa: l’innalzamento della percentuale e l’allargamento dei beneficiari. Anche su questo la reazione è stata unanime, tanto che qualche presidente era arrivato a chiedere le dimissioni di Abodi, il quale ha subito precisato che si tratta solo di una bozza e che la strada sarà lunga prima che si arrivi all’approvazione. Almeno un anno. Dopo la risposta di Abodi le acque si sono calmate. Simonelli ha infine spiegato che da parte della Lega non c’è nessuna apertura all’aumento del 10 per cento, che anzi i club considerano già troppo alta. E soprattutto che la Lega vuole essere interlocutore unico per discutere di questioni che vanno ad incidere direttamente sui bilanci della serie A.

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