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Dybala come il Papu, la sfida di Gasp

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Per qualcuno è un rebus, per Gasperini dev’essere un’opera da decifrare con pazienza. Paulo Dybala, il talento più puro della rosa giallorossa, si presenta al nuovo ciclo come una scommessa affascinante: fisico fragile, qualità indiscutibile, ruolo tutto da definire. Ma per la Roma che cambia pelle, la Joya può ancora essere il perno attorno a cui costruire una squadra ambiziosa.

Come il Papu, ma con meno corsa

L’idea c’è: trasformare Dybala in una sorta di “nuovo Papu Gomez”, trequartista anarchico e geniale che abbia licenza di colpire senza troppi obblighi difensivi. Un lusso che Gasperini ha già concesso in passato, ma che dovrà bilanciare con l’intensità che il suo calcio impone. Dybala non è un maratoneta e non lo diventerà. Ma se riesce a reggere i carichi, può essere un’arma letale nel 3-4-2-1 gasperiniano.

Obiettivo: rientro graduale

Attualmente l’argentino lavora per recuperare dall’infortunio che ne ha compromesso il finale di stagione. L’obiettivo è esserci già per il ritiro estivo, anche se probabilmente non dall’inizio. I ritmi degli allenamenti di Gasperini non sono una passeggiata e sarà difficile vederlo subito titolare. Più probabile un inserimento graduale, magari partendo dalla panchina nelle prime gare tra agosto e settembre.

Gasp lo conosce, ma decide il fisico

Tra i due c’è un rapporto vero: fu proprio Gasperini a lanciare Dybala in Serie A ai tempi del Palermo. E Paulo, da parte sua, ha ribadito la volontà di restare a Roma: «Spero di rimanere qui. Se la società lo vuole, sono felice». Il problema semmai è contrattuale: il prolungamento automatico fino al 2026 va rivisto nei contenuti economici, perché i 7 milioni netti pesano. Ma il tema centrale resta tecnico. E Gasp dovrà decidere: quanto è disposto a sacrificare del suo sistema pur di tenere il miglior talento a disposizione?

Il dato che fa rumore è lì, chiaro e crudo: con Dybala in campo la Roma ha fatto 1,5 punti di media; senza di lui 2,1. Non è una sentenza, ma una fotografia che fa riflettere. Perché la squadra ha imparato a vincere anche senza la sua stella, adottando un gioco più collettivo e meno dipendente dall’estro del singolo. Ma rinunciare a un giocatore come lui resta una scelta difficile, se non dolorosa.

Per questo Gasperini pensa di modulare il suo utilizzo: non più centrale in tutto, ma decisivo quando serve. Magari a partita in corso, quando la stanchezza apre spazi e la sua qualità può fare la differenza. Una sorta di fuoriclasse “on demand”, almeno nella prima parte di stagione. Poi, se il fisico tiene, si vedrà.

Fonti: Gazzetta dello Sport / Corriere della Sera

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