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La grande sfida di Gasperini: alla Roma per vincere

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Gian Piero Gasperini ha detto sì. Non a un progetto qualsiasi, ma a quello più sfidante della sua carriera: restituire alla Roma la dimensione europea perduta. Una decisione presa con lucidità, ma anche con passione. Perché dietro al suo sì non ci sono solo numeri, grafici tattici o bilanci da sistemare: c’è la voglia di lasciare il segno in una piazza affamata di calcio e identità. E di farlo alla sua maniera, senza compromessi.

Da Bergamo a Trigoria, passando per Scamacca

Il suo addio all’Atalanta, ufficializzato con una lettera carica di gratitudine e orgoglio, ha chiuso un’epoca. Nove anni di calcio verticale e feroce, che hanno trasformato una provinciale in un modello europeo. Ora, il tecnico piemontese è atteso a Trigoria per scrivere un nuovo capitolo. Mercoledì sarà nella Capitale per un’occasione mondana (le nozze di Scamacca), ma da lì in poi inizierà a studiare la Roma del futuro insieme a Ranieri e al ds Ghisolfi.

Un sì che vale una rivoluzione (ma non sul mercato)

Chi si aspetta una Roma trasformata sul mercato rischia di restare deluso. I vincoli del Settlement Agreement limitano le manovre, almeno per ora. Ma Gasperini non ha chiesto acquisti da copertina. Vuole uomini prima che nomi, interpreti adatti alla sua idea di calcio: un 3-4-2-1 elastico, capace di diventare 2-3-4-1 in fase offensiva. Difesa a tre, ampiezza sulle fasce, pressing a uomo su tutto il campo, e una sola parola d’ordine: qualità.

Gasp chiede lumi sull’esonero di De Rossi

A convincerlo non sono stati solo i Friedkin, decisi nel volerlo a Trigoria anche dopo i sondaggi per Terzic e Fabregas. Fondamentale il ruolo di Ranieri, che lo ha voluto come suo successore ideale. Solo Conte avrebbe potuto fargli cambiare idea. Gasperini ha chiesto garanzie, anche sul passato recente: ha voluto capire cosa sia davvero successo con De Rossi. E dai Friedkin ha ottenuto una promessa: avrà tempo. Non tre giornate, ma almeno tre anni per costruire.

L’ultima sfida per vincere

Gasperini sa bene che questa potrebbe essere la sua ultima occasione in una grande piazza. La Roma non è abituata a vincere, ma resta un gigante addormentato del nostro calcio. A Trigoria lo aspettano lavoro, pazienza, e una tifoseria che non si accontenta. E lui, a 67 anni, non si accontenta più di stupire: vuole vincere. Magari anche uno scudetto. Per questo ha detto sì.

Fonti: La Repubblica / Corriere dello Sport / Il Messaggero

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