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Opera in tre Atti | I movimenti di Como-Empoli

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Adagio

È un triste destino quello di trovarsi nella condizione di non poter esultare. Neppure quando metti in mostra una prestazione incoraggiante. Neppure quando arriva un risultato positivo, conquistando un prezioso pareggio sul campo di una squadra nettamente più qualitativa come il Como. Era già accaduto di recente contro il Genoa. A Marassi abbiamo recriminato per un infortunio del portiere che, a una decina di minuti dal termine, ha fatto evaporare due punti largamente meritati. Al Sinigaglia ci rammarichiamo per due pali che gridano vendetta e un’occasione clamorosa vanificata da Kouamè a un giro di lancette dal 90°. Un atteggiamento figlio di un lunghissimo periodo senza vittorie che ci ha visti catapultare al terzultimo posto. Una posizione che ormai non permette più calcoli o utilitarismi. Occorre vincere quanto prima e quella contro il Cagliari potrebbe essere una delle ultime chiamate, in un torneo che si avvia precipitosamente verso la conclusione. Le giornate a disposizione sono sempre meno ma sul lago di Como bisogna dire che, quanto meno sul piano della prestazione, l’orizzonte azzurro si è leggermente rischiarato.

Andante

Le note positive provengono dal rientro di Viti e Fazzini, dalla rapida crescita di Marianucci, dalla prestazione di un ottimo Pezzella e di un Grassi solido e efficace. Lo stesso Kouamè, al primo gol in maglia azzurra, si è distinto per dinamismo e abnegazione. Prima, ahimè, di concludere il match con il crudele fotogramma del gol divorato in zona Cesarini. Bisogna dire che i margini per piazzare il colpaccio c’erano eccome, contro un Como narcisista e supponente, poco incline a fare calcoli e amministrare il vantaggio ma più propenso a attaccare perdendo di vista gli equilibri. Purtroppo l’Empoli ha saputo approfittarne solo in parte, riequilbrando il match con pieno merito ma uscendo dal campo ancora una volta con più rimpianti che sorrisi.

Allegretto

Adesso sotto con la Coppa Italia. Inutile girarci intorno: l’occasione è storica. Qualcuno potrebbe obiettare che, alla vigilia del match salvezza con il Cagliari, le priorità sono altre ma è altrettanto vero che una semifinale non è mai capitata alle nostre latitudini. Senza considerare l’entusiasmo che un risultato positivo contro il Bologna potrebbe generare. Mister D’Aversa non si affiderà alle seconde linee ma a un ragionato mix di esperienza e gioventù. Un turn over nel quale sarà necessariamente coinvolto Jacopo Fazzini, croce e delizia della gara in terra lariana. Il numero dieci azzurro è stato il motore di avviamento dell’azione che ha portato alla finalizzazione di Kouamè su preciso cross del solito Pezzella. L’evitabilissimo successivo intervento falloso che ne ha determinato l’infausta espulsione, con conseguente assenza nel vitale confronto con il grande ex Nicola, non ci impedisce di comprendere come le sue caratteristiche siano praticamente uniche nella rosa azzurra per capacità di saltare l’uomo e verticalità di gioco. Ritrovare il miglior Fazzini sarà decisivo per la rincorsa a un obiettivo difficile ma ancora ampiamente alla portata.

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