Feyenoord-Milan presentazione
Due squadre indecifrabili e altalenanti a confronto; una, il Feyenoord, è stata indebolita dal mercato invernale ed ha appena sostituito l’allenatore chiamato in estate all’improbo compito di non far rimpiangere Slot; l’altra, il Milan, ha pigiato il bottone del RESET a fine dicembre utilizzando la finestra dei trasferimenti per mettere pezze e (pare) costruire anche il futuro. Proprio partendo dal famoso ‘centravanti vero’, Santi Gimenez che con 5 reti ha condotto il Feyenoord ai playoff e stasera e nel ritorno proverà ad eliminarlo.
Riassunto della stagione ’24-25 finora: ci siamo complicati la vita. Da Fonseca al mercato, all’assemblaggio della rosa, ad alcuni sconcertanti risultati (vedi Zagabria), nonostante il trofeo messo in bacheca ne abbiamo combinate di ogni. Inesperienza, arroganza e ostinatezza in una gestione sbagliata combinate con la follia di alcune americanate dette e fatte ci hanno condotto ad un passo dal dissesto idrogeologico prima che la pressione della protesta e la pupù liquida di qualcuno nell’osservare che no Champions nel ’25-26 = no party (poi toccava cercarsi un lavoro vero), portassero a prendere la decisione più semplice del mondo, quella che doveva essere presa a febbraio ’23, a maggio ’23, nell’estate ’23, nell’autunno ’23, nell’inverno ’23-24, ad aprile ’24, a maggio ’24, nell’estate ’24, nell’autunno ’24: affidare, prima di tutto, la squadra ad una guida inflessibile e coerente, un tecnico in auge non per motivi ‘tattici’, modaioli o altre stuzzicherie bensì con personalità, idee ordinate e sensate, carisma, senso di responsabilità quasi eccessivo e una sana dose di antipatia. Il tutto per porre rimedio ad uno dei problemi principali: il piolismo, penetrato nella mentalità e nella fibra dei giocatori, ormai altalenanti nelle prestazioni, nel seguire le indicazioni, nella concentrazione e finanche nel professionismo.
Con Sergio Conceicao si è presa tardivamente una strada, ripeto, inevitabile. La strada della rottura, del sacrificio, un percorso che conterà diversi passaggi a vuoto, rischioso perché oltre ai Calabria (di cui frega a pochi) si potrebbero perdere anche i Theo; un percorso fastidioso per alcuni, perché questo genere di allenatori rompe sempre, invariabilmente, le palle.
Inevitabile, a differenza di questi maledetti playoff che, in una delle crisi di rigetto che purtroppo caratterizzerano questo percorso, abbiamo meritato smutandandoci a Zagabria. Al de Kuip troveremo lo stesso ambiente, e lo stesso approccio: gli olandesi hanno già sbandierato la loro volontà di aggredire e giocarsela senza nulla da perdere, rendendola ancora più evidente esonerando Priske alla vigilia del match. Sergione, che ha la mia massima fiducia, ci ha messo del suo in Croazia; vedremo stasera. La condanna per il mister portoghese è che, a parte Walker, Pulisic e pochi altri, atteggiamento e approccio dipendono sempre e solo da lui; le abitudini specie della ‘vecchia guardia’ sono andare in campo come viene viene e correre come polli senza testa verso la palla. Non ci si può rilassare mai.
E’ anche la nostra condanna, ahimè, perché nemmeno dopo questo doppio round in caso di esito positivo potremo riposare la mente visto che dalle palline potrebbe uscire l’ennesimo, fottuto, evitabile derby.
Il pericolo più grande portato dal Feyenoord di Bosschaart è non sapere cosa aspettarsi, salvo la carica ambientale. Non sappiamo se giocherà con 4231 verticale, veloce e offensivo come chiesto dal predecessore, o se opterà per maggiore cautela e adattamento all’avversario. La perdita di Gimenez è pesante, la guida Priske ha avuto delle Fonseca vibes: risultati altalenanti, a volte sorprendenti (vittorie contro Bayern e City), complessivamente pessimi, infortuni, poca chimica coi giocatori. Le possibilità del Feyenoord saranno soprattutto sulle transizioni sulle fasce, oppure nostri errori; Theo e Tomori, i meno in palla dei veterani, sono avvisati. L’avversario è comunque abbordabile, l’occasione per far strada rimediando al disastro di Zagabria è ghiotta.
Larry