Dovbyk, il bomber senza sorriso
Fategli notare che ha segnato come Edin Dzeko , sì Edin Dzeko, al suo primo anno nella Roma, e forse sorriderà. Artem è un po’ qui e un po’ con la testa in Ucraina , il suo paese in ginocchio per la guerra; è un po’ qui e un po’ in Spagna , dove sì, lì sorrideva certamente di più, oltre che segnava di più. (...) Lui non è un cigno, ma “The Machine”. La macchina, che ancora deve finire il rodaggio. Ci si aspettano più gol. Sì, e allora va sfruttato meglio, con il gioco di squadra, va cercato per il gol, non per le sponde. Non usa troppo il fisico, o meglio, lo usa poco sugli avversari, non è dirompente in progressione, le sue reti sono sempre pulite, mai figlie di una progressione, di una sportellata, non è Lukaku vecchia maniera, insomma. Ha un piede più morbido, e lo si nota soprattutto nell’assist. Sono più i falli che commette, venti, rispetto a quelli che subisce, nove: questo per dire quanto sia attaccante poco incline al lavoro con le spalle alla porta. (...) Artem è il primo ucraino a vestire la maglia della Roma e questo lo rende orgoglioso e lo ha confidato in un’intervista estiva alla Gazzetta dello Sport. “Ci tengo a fare vedere quanto valgo. La guerra? Posso immaginare quanto sia difficile rendersi conto di cosa stia accadendo lì, a casa mia. La guerra è un problema grande, una tragedia gigantesca. Ogni giorno muoiono tante persone. Lo sport può regalare piccoli sorrisi”. Ecco, almeno piccolo, caro Dovbyk, ci regali qualche sorriso in più. (...)
(Il Messaggero)