Fiorentina, NON va “tutto bene”. Riconoscere i problemi per iniziare ad uscirne
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Ammettere un problema è il primo passo per risolverlo. E' una delle massime più utilizzate nei manuali di psicologia e nei corsi di team building. Si applica benissimo al momento della Fiorentina. Dire "abbiamo perso per qualche episodio" o affermare che "non è cambiato nulla" (rispetto al filotto di 8 vittorie), secondo me non aiuta. Poi è chiaro, noi ci limitiamo alla superficie, alle dichiarazioni pubbliche che nel calcio spesso non corrispondono ai pensieri e alle parole usate dentro lo spogliatoio. L'auspicio, quindi, è che Palladino e i giocatori prendano atto che qualcosa si è inceppato, che sono emersi problemi evidenti e che serve, per non dire urge, trovare una soluzione. 1 punto nelle ultime 4 giornate, 8 gol subiti (appena 4 nelle precedenti 11) e solo 3 gol fatti. I numeri dicono già molto e guardarli non è "voler essere negativi" (cit Palladino ieri sera), semmai voler identificare i problemi e le soluzioni. E poi c'è altro: alcuni titolari sono in calo (Dodò, Gosens, Ranieri, Colpani), le seconde linee non si sentono coinvolte e fanno la fila per essere cedute, Gudmundsson è un piccolo mistero e Pongracic altrettanto. In campo non si vede più quel furore, quella ferocia su ogni pallone, quella voglia di aiutarsi l'un l'altro, e l'assenza di Bove non può bastare come spiegazione. Tornano in mente le parole di Pradè pronunciate nel post Fiorentina-Udinese, quando fece riferimento alla necessità di fare "un bagno di umiltà". Vale per i giocatori, in primis, ma anche per Palladino che sembra essere passato nel giro di pochi settimane dal Re Mida che azzecca tutte le mosse ad un allenatore in confusione. It's football (e lui lo conosce molto meglio di noi). Son d'accordo con il mister quando dice che la Fiorentina non ha perso per colpa della difesa a 3, perchè è semplicistico ridurre tutto al modulo, dal divano o dalla tribuna sembra tutto facile ma il calcio vero è altro. Chiedete per conferma a Guardiola, che ci ha messo due mesi e 13 partite per uscire - forse - da una crisi profondissima. E parliamo di un allenatore leggendario e una squadra quasi invincibile. Quindi non voglio dire che sia facile, ma Palladino ha mostrato il meglio di sè quando, dopo quell'avvio di stagione complicatissimo, ha saputo trovare i correttivi, sul piano tattico, sul piano mentale, grazie anche ad alcune scelte coraggiose. Il mercato può e deve aiutare, ma non è la panacea di tutti i mali: il primo passo deve arrivare dal gruppo. Possibilmente già da Monza, una gara da non fallire per non piombare in una vera e propria crisi.