Derby e sogni. Lazio da Champions, la Roma cerca la rimontona
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Se domani ci sono piedi che possono accendere la fantasia sono proprio i loro, quelli di Paulo Dybala e Mattia Zaccagni. Perché sono i giocatori di maggior estro di Roma e Lazio e perché quando c'è da tirare fuori la giocata dal cilindro, loro sono sempre lì, pronti a farlo, scrivono Stefano Cieri e Andrea Pugliese su La Gazzetta dello Sport. Del resto, la Lazio per Paulo Dybala è quasi un amuleto, un porta fortuna, se è vero - come è vero - che i biancocelesti sono la sua seconda vittima preferita (11 reti al pari del Genoa, di più la Joya ha segnato solo contro l'Udinese, 14 gol). Insomma, Dybala quando incrocia la Lazio va quasi a nozze, considerando anche i tre assist piazzati finora. C'è un però e - cioè - il fatto che finora non ha mai lasciato il segno con la Roma, inteso come gol (lo scorso anno piazzò l'assist per Mancini). Così, dopo aver segnato nelle ultime due partite contro Parma e Milan, ora Paulo va a caccia del tris. Anche per preparare al meglio la settimana che dovrebbe finalmente vedere l'incontro tra il suo agente (Carlos Novel) e Florent Ghisolfi per decidere insieme il futuro dell'argentino. Che, a meno di clamorosi colpi di scena, dovrebbe essere ancora colorato di giallorosso. E poi ci sono i cervelli in campo, quelli che gestiscono ritmi ed equilibrio. Sono le menti delle due squadre, da una parte Leandro Paredes e dall'altra Nicolò Rovella. Molto del derby si deciderà anche lì, in cabina di regia, dove nascono idee e giocate. Paredes era finito nel dimenticatoio con Juric e sembrava già destinato a salutare tutti, destinazione casa sua, al Boca Juniors. Ed invece Ranieri io ha tirato fuori dall'armadio impolverato e gli ha ridato la vecchia lucentezza. Che infatti non fa mai a meno di lui, proprio perché Leo ha in testa il calcio che vuole Ranieri: verticale, improvviso, pronto a ribaltare l'azione ed a regalare imprevedibilità alla manovra romanista. E l'argentino, con la fiducia, ha ritrovato anche motivazione e forma fisica. Che poi a decidere queste sfide basta poco, a volte anche solo un gol. Ecco perché Artem Dovbyk e Valentin Castellanos domani possono lasciare il segno: gli attacchi di Roma e Lazio ruotano proprio intorno a loro due. Che, del resto, sono anche i capocannonieri delle due squadre con 9 reti stagionali a testa (l'ucraino in 22 partite, l'argentino in 21). Per Dovbyk questo sarà il primo derby capitolino in assoluto, uno dei tanti debuttanti in giallorosso. Artem sta gestendo da tempo un ginocchio che non lo lascia mai sereno ma le occasioni se le crea, che poi è ciò che conta. O ci finisce dentro in modo determinante, come successo proprio a San Siro, con quel tacco per Dybala che è stato un bel cioccolatino che l'argentino ha dovuto soltanto scartare.I'nfine le due difese, dove gli uomini chiave sono Mats Hummels e Alessio Romagnoli. E allora toccherà a loro mettere il lucchetto alle rispettive difese, permettendo una serata relativamente serena a Svilar e Provedel. Il tedesco della Roma vive un po' quello che ha vissuto Paredes: messo da parte da Juric, resuscitato da Ranieri. Da superfluo a indispensabile, a dimostrazione che il calcio è sempre pieno di storie bellissime. Hummels, poi, non ha neanche raggiunto ancora la forma ideale, a causa di un paio di influenze che nell'ultimo periodo gli hanno interrotto il ritmo partita. Ma anche così, al 70-80%, è fondamentale per esperienza, personalità e letture difensive. Non è un velocista, ma ha l'intelligenza tattica di un campione del mondo.