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Opera in tre Atti | I movimenti di Atalanta-Empoli

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Adagio

Si esce sconfitti a testa altissima dal Gewiss Stadium di Bergamo. Succede che l’Atalanta di Gasperini, dopo dieci brillanti vittorie consecutive che l’hanno proiettata in vetta alla classifica, abbia necessità della grande giocata di un singolo a 5 minuti dal termine per avere ragione di un Empoli coraggioso e combattivo. Al di là del risultato finale, c’è di che andarne fieri. Non tanto per quanto fatto a Bergamo, bensì per il percorso intrapreso a partire dall’estate scorsa. Esattamente un anno fa, gli azzurri si arrendevano all’Atalanta senza praticamente mai entrare in partita. Gli orobici ebbero la meglio nei confronti di una squadra fragile e priva di identità. L’Empoli attuale ha dimostrato ancora una volta di non essere neppure lontana parente della formazione scesa in campo alla vigilia del Natale di un anno fa contro gli uomini di Gasperini. Al netto dei punti conquistati, comunque notevoli sul piano numerico, gli azzurri di D’Aversa hanno vinto qualsiasi forma di scetticismo o di perplessità confezionando un girone di andata coi fiocchi.

Andante

Mancano ancora due partite per provare a girare a una quota di relativa sicurezza ma soprattutto per dimostrare a sé stessi che siamo di fronte a una Squadra, con la S maiuscola. Anima e identità. Due parole che descrivono al meglio l’Empoli visto sinora, capace di fronteggiare infortuni, assenze e defezioni a testa alta. Senza timori o recriminazioni. Ciò è stato possibile grazie al lavoro di mister D’Aversa e alla mentalità granitica acquisita strada facendo da Ismajli e compagni. Ovviamente il lavoro è tutt’altro che concluso. Talvolta si sono verificati incidenti di percorso o prove meno convincenti, come è nell’ordine naturale della cose. Ma l’ultimo match di Bergamo ha ulteriormente dimostrato che quando c’è un progetto credibile, come quello messo sul piatto dalla società azzurra nella seconda parte del 2024, anche le sconfitte possono essere accettate con serenità perché si è consapevoli di aver dato tutto. Con disponibilità, serietà e unità d’intenti.

Allegro

L’anno solare che sta volgendo al termine ci ha messo di fronte, nella prima parte, a una squadra caratterialmente fragile e tecnicamente irrisolta. Quando mister Davide Nicola si è materializzato sulla panchina azzurra, sono arrivati i risultati e, con essi, il raggiungimento di un obiettivo clamoroso. Forse insperato per i presupposti sui quali si è concretizzata la salvezza nel maggio scorso. Tuttavia, occorre dire che molto è passato attraverso giocate individuali, mere improvvisazioni o felici trame del destino. Unitamente all’indubbio temperamento dell’attuale coach del Cagliari. L’Empoli forgiato durante l’estate scorsa dalla società e dal nuovo direttore sportivo ha mostrato sin da subito le stimmate di un nuovo corso. Roberto D’Aversa è riuscito a instillare nuova linfa a elementi provenienti da campionati in chiaroscuro: Viti, Colombo, Henderson, Pellegri. A valorizzare al meglio giocatori giovani, poco conosciuti o non ancora affermati: Vasquez, Goglichidze, Esposito, Anjorin. A restituire consapevolezza e convinzione a giocatori diventati nel frattempo autentici baluardi della squadra, dentro e fuori dal campo: Ismajli, Grassi, Pezzella. Un capitolo a parte lo merita Fazzini: il 2025 dovrà necessariamente diventare l’anno della sua definitiva consacrazione. In linea con la migliore tradizione azzurra.  

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