In campo prima di tutti e il discorso: il dietro le quinte del ritorno di Bove
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Il dono della semplicità si manifesta nei gesti autentici, nei momenti sobri e negli applausi sinceri che racchiudono appartenenza e sostanza, scrive la Gazzetta dello Sport. È stato un ritorno emozionante e unico quello di Edoardo Bove, che, alle 18:29, è tornato ufficialmente al Franchi, entrando per ultimo, con lo sguardo basso e un'emozione palpabile. Le tribune si sono alzate in un caloroso boato di applausi, con telefonini alzati a immortalare un momento quasi familiare, un simbolico ricongiungimento ---> LEGGI IL CALENDARIO COMPLETO E I RISULTATI STAGIONALI DELLA FIORENTINA Sono passati 22 giorni da quel 1° dicembre, quando Bove si era accasciato a terra durante Fiorentina-Inter. Oggi il Franchi lo ha accolto con affetto, tra striscioni che recitano "Forza Edo" e applausi veri, mentre il centrocampista si è seduto in panchina grazie a una deroga speciale della FIGC e della Lega Serie A. I suoi occhi lucidi tradivano l'emozione di quel ritorno. Nel pomeriggio, Edo aveva già fatto una timida apparizione durante il riscaldamento: pochi spettatori presenti, ma l'affetto non è mancato. Al suo arrivo con la squadra, i tifosi all’esterno lo avevano salutato con applausi e sorrisi, un momento semplice ma carico di significato. Dopo un abbraccio al magazziniere Leo e qualche attimo di condivisione con i compagni, Bove ha preso posto in panchina, vivendo appieno l’atmosfera della partita. Il tecnico Raffaele Palladino ha raccontato di un discorso emozionante di Edo nello spogliatoio, capace di lasciare il segno. Durante la partita, il Franchi ha applaudito il suo nome mostrato sul maxischermo, e il suo entusiasmo è esploso quando Kean ha trasformato un rigore. Nonostante la rimonta dell’Udinese, la serata è stata un simbolo di rinascita. A fine gara, le parole del ds Daniele Pradé e dei compagni hanno confermato il significato speciale di questa giornata. Edo, ancora emozionato, è un simbolo di forza per la squadra e i tifosi. Ritrovarlo è stato un momento che va oltre il risultato: rappresenta il ritorno alla normalità e la speranza che possa presto tornare a giocare, perché il calcio è la sua vita. Lo riporta la Gazzetta dello Sport.