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DE ROSSI: “Alla Roma venivo visto come amico dei calciatori. La gestione del gruppo è fondamentale, devi sapere leggere le persone che hai intorno”

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ULTIME NOTIZIE AS ROMA – L’ex allenatore e capitano della Roma, Daniele De Rossi, è intervenuto alla sesta edizione dello “Sport Industry Talk” di RCS Academy in collaborazione con Corriere della Sera e RCS Sports & Events, intervistato da Walter Veltroni.

“Il calcio è uno sport semplice e ti avvicina alla gente, ma fare le cose semplici è difficile. Tutti gli allenatori vogliono emulare chi sembra geniale come Guardiola, questo però toglie il pallone dai piedi dei ragazzini per fare un’ora di tattica. Il ragazzino deve fare uno contro uno, giocare e divertirsi. Poi crescendo si deve fare un lavoro diverso, tutti gli sport stanno cambiando e si va verso una importante fisicità. Il calcio va sempre verso quei calciatori di gamba“. 

“Forse il più grande allenatore in Italia negli ultimi 15 anni è Gasperini che ha cambiato la vita di una società e di una città. Era una squadra che faceva l’ascensore e adesso è una big del calcio italiano. Adesso però che ha vinto l’Europa League è più affascinante, ma vincere un trofeo non cambia il tuo percorso. La finale la puoi vincere come ha fatto l’Atalanta ma la puoi perdere anche per un rigore sbagliato. Anche Spalletti che è un allenatore gigante dopo che ha vinto lo scudetto a Napoli viene ascoltato in maniera diversa. Per me la vittoria non è fondamentale, ma sento che chi vince ha più peso a livello di attenzione“.

Sulla leadership avuta alla Roma da Totti: “Il giocatore più forte e più affascinante è Francesco, ci ho giocato tanti anni insieme. Aveva questa luce che si portava dietro, questa leadership anche silenziosa. Parlava con i gesti, l’ho vissuto anche da tifoso come adolescente”.

Sui migliori avversari affrontati sul campo: “Mi affascinava Zidane, era sempre serio, scuro in volto, era proprio bello da vedere e fortissimo, sia fisicamente che tecnicamente. Il più difficile da affrontare per me è stato Seedorf, marcavo grandi giocatori con grande facilità perchè ero intelligente tatticamente, ma con Seedorf affrontavo un giocatore più forte fisicamente, più forte tecnicamente e più rapido nelle scelte. Mi faceva venire il mal di testa…”

E infine sulla qualità più importante che deve avere un allenatore: “Da calciatore mi piaceva aiutare i compagni, serve altruismo dentro uno spogliatoio con 30 giocatori. Nel primo spogliatoio alla SPAL mi vedevano come un oggetto non identificato e dovevo fargli capire che ero al loro servizio. Alla Roma sono entrato come una bandiera del club e venivo visto quasi come amico da alcuni giocatori, devi trovare le giuste misure ed è importante anche lo staff. La parte mentale e la gestione del gruppo è molto importante, devi saper leggere le persone che hai intorno, poi ci vogliono le conoscenze calcistiche. Se non hai conoscenze i calciatori ti battezzano subito”.

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