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Triestina calcio: un pasticcio senza fine

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La Triestina perde in ogni modo e in ogni diversa situazione. Quando è inferiore all’avversario, quando è in inferiorità numerica, quando ha un uomo in più, quando gioca male e anche quando gioca benino. Quest’ultimo caso è stato il mood della sconfitta subita dal Renate.

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Ma era successo in alcune occasioni anche in precedenza. Quasi sempre contro avversari di bassa classifica il che significa che, nonostante la macroscopiche carenze strutturali, l’Unione è su quel livello. Ma senza un briciolo di buona sorte e soprattutto senza attaccanti in grado di calciare in porta vincere (o anche pareggiare) diventa impossibile. La partita di venerdì ha lanciato un segnale di impegno e anche di capacità di costruire occasioni da gol. È arrivato un segnale, ma di fumo perché evaporato in campo e fuori. Lo ha colto una parte degli irriducibili che si sono presentati al Rocco: la maggioranza continua a contestare giustamente il dg Menta e la società. I giocatori per quanto (alcuni) molto modesti, altri mal assortiti o sfiduciati si sono dati da fare.

La società non ha colto il segnale perché altrimenti nel dopo partita lo avrebbe potuto e dovuto sottolineare anziché disertare la sala stampa. I giocatori hanno mostrato anche una buona tenuta atletica segno che la continuità di lavoro con Clotet sta dando qualche frutto, l’unico purtroppo visto che il fardello dei punti persi rende la rimonta disperata. Anche l’arrivo di Clotet non è bastato a svoltare. Del resto la storia della stagione ci dice che non è la guida tecnica il problema o non è il solo handicap. Il mister catalano è a Trieste da neanche un mese e quindi le sue qualità non possono essere giudicate. Nessuno in questa situazione può fare miracoli. Forse l’unico a poterlo fare sarebbe stato ed è Attilio Tesser.

Per la sua conoscenza del calcio italico, per il legame con la città, per il rapporto con i tifosi. Ma tant’è. Magari gli ineffabili vertici stanno riflettendo sul destino di Clotet ma ci mancherebbe anche un’altra cacciata dopo che due settimane fa il tecnico è stato graziato sul caso Krollis. Qualche riflessione sulle scelte contingenti dell’allenatore va fatta.

In sei partite il nostro Pep ha usato almeno 4 moduli diversi, ha attuato dei cambi discutibili in corso d’opera (ma l’errore è umano), ha scelto di affrontare una partita vitale come quella con il Renate con una sola punta inserendo Vertainen allo scadere di gara. Questo dimostra che anche lui è evidentemente sottoposto allo stress generale. Sul bottino raccolto di 2 miseri punti (e 1 gol fatto) si può anche soprassedere. Clotet però si è preso due turni di squalifica, ha accantonato giocatori: Krollis, El Azrak, Kiyine, Voca, Rizzo e ha fatto giocare alcuni (Jonsson in primis) in ruoli improvvisati. Una strategia che può essere funzionale in prospettiva (se ne è stata pianificata una) ma non ha funzionato nel presente. Del resto Menta aveva ribadito anche all’arrivo di Clotet quello che è un suo mantra: «chi non ha voglia esce fuori». Esattamente il contrario di quello che di solito predicachi ultimo in classifica per distacco: «per risalire abbiamo bisogno di tutti». E così Clotet, privo di attaccanti veri (non per colpa sua) e di difensori infortunati (Bianconi, Frare, il mistero Tonetto, il fantasma Ballarini, Germano dolorante), si è ritrovato a convocare per le ultime partite ragazzini della Primavera.

Lo scenario costruito in quest’ultimo mese (e prima con il mercato o le quattro gare affidate a Marino-Ciofani) o è dettato dalla follia oppure ha un senso solo per chi sa dove e verso chi vuol portare la Triestina (nuova proprietà, nuovo ds ecc.). Ma continuando così la porterà soltanto in serie D.

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