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D’Aversa: “A Empoli sanno fare calcio. Questi dieci punti ci torneranno utili nei momenti difficili”

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L’allenatore azzurro Roberto D’Aversa ha rilasciato una lunga intervista nell’edizione odierna del Corriere dello Sport.

Roberto D’Aversa, partiamo dalla costruzione dal basso: favorevole o contrario?

“Giusto che si faccia se ci sono le condizioni, altrimenti meglio evitarla, però è un discorso che parte da lontano e occorre lavorarci fin dal ritiro, intervenendo nei dettagli tecnico-tattici e nella convinzione dei ragazzi. Fortunatamente, quando si incontrano squadre che aggrediscono, bisogna essere bravi a saltare la pressione bilanciando bene la presenza degli avversari nella nostra metà campo con la nostra nella loro.”

Già che ci siamo: come si pone tra giochisti e risultatisti?

“Sono etichette messe troppo in fretta agli allenatori e, di conseguenza, al gioco che propongono. Vincere la partita e raggiungere gli obiettivi richiesti dalla società: Questo conta e ognuno ci prova con il materiale a disposizione per creare l’abito giusto in base alle caratteristiche dei singoli. Che raramente sono le stesse da squadra a squadra.”

Lei quale abito ha scelto per l’Empoli?

“Le mie squadre le ho sempre schierate con la difesa a quattro, quella a tre per necessità, ma il modulo e il sistema di gioco lo determinano le caratteristiche dei calciatori: io da subito avevo tre difensori come Viti, Walukiewicz e Ismajli, e non mi sembrava né giusto né corretto sacrificare uno dei tre per giocare a quattro. Sono partito da loro e ho disegnato il sistema migliore ragionando su centrocampista, esterni e attaccanti.”

Cosa ha significato la chiamata dell’Empoli?

“Vivo di rapporti umani e, dopo quanto accaduto (esonerato dal Lecce per la testata ad Henry del Verona) la chiamata dell’Empoli è stata coraggiosa e per me immensamente gratificante. Non me la sono fatta sfuggire, nonostante avessi altre proposte; per dimostrare la persona che sono da trentacinque anni, nonché il tecnico che sul campo penso si sia sempre ben comportato in Serie A. La cosa bella, inoltre, è che ho ricevuto tanti attestati di stima da allenatori e direttori sportivi, anche di qualcuno con cui non avevo rapporti e che mi hanno fatto ancora più piacere: li ringrazierò per sempre.”

L’Empoli: un unicum o quasi?

“Il Presidente Corsi e la figlia Rebecca gestiscono il club da imprenditori ma come se fosse una famiglia. Qui sanno fare calcio, lo si percepisce da fuori com’è il mondo Empoli, ma solo al suo interno ci si rende conto del significato che si dà al settore giovanile per consentire ai ragazzi di arrivare in prima squadra e poi valorizzarli ancora di più. In questa maniera il club si autogestisce a livello economico con l’idea, in più, di dare spazio al maggior numero di calciatori italiani e di appartenenza Empoli. Io raramente parlo di formazione con Presidente o Direttore sportivo, ma prima della partita di Coppa Italia mi sono sentito di dire le mie scelte in anticipo rispetto al solito comunicando loro chi volevo far giocare a Torino; l’espressione di Corsi è valsa più di mille parole”

Morale: vittoria, complimenti e nuovi-vecchi gioielli in mostra

“Viti arriverà a livelli di rilievo. Di Fazzini già pensavo bene, ma allenandolo credo possa veramente andare molto, molto più in là dello scorso anno. Goglichidze sta avendo una crescita esponenziale, Ismajli è già pronto per un grandissimo club, e per il futuro spostato un po’ più avanti ci sono Seghetti, Marianucci e Tosto”.

Dove e come D’Aversa vuole cambiare ancora?

“Oltre a quello che ho detto prima, mai per due anni consecutivi ho lavorato alla stessa maniera con metodologie, tattica, sistema di gioco, eccetera: l’esperienza, che si accumula con gli anni, serve per correggere gli errori fatti e perfezionare ciò che funziona bene.”

Dieci punti in sette partite, seconda miglior difesa del campionato….

“Stop. La salvezza rimane il primo e unico obiettivo dell’Empoli, altrimenti vorrebbe dire non aver dato valore a questi dieci punti che torneranno utili nei momenti di difficoltà. Lavoriamo per scongiurarli, ma ci saranno.”

Var amico o nemico degli arbitri?

“Le statistiche dicono che il Var ha diminuito gli errori, ma è un problema se il direttore di gara va in campo e aspetta l’intervento del Var.”

Come si può ridurre e magari annullare la difformità di giudizio sullo stesso episodio?

“Agli arbitri si deve dare la possibilità di andare ad allenarsi con le squadre. Faccio un esempio, se l’arbitro è di Firenze o di Empoli, potrebbe dirigere le nostre partitelle o quelle della viola: quell’aspetto lo migliori vivendo quotidianamente il campo e le dinamiche dei calciatori.”

Pensa di meritare una big del nostro calcio?

“Ognuno ha ambizioni e io non faccio eccezione, ma in questo momento devo contraccambiare la fiducia dell’Empoli insieme a tutto il mio staff che è fondamentale per me: poi nella mia testa rimane l’ambizione”

Fiorentina-Empoli di Coppa Italia?

“Ora penso solo al modo di trovare un punto debole di un Napoli che non ha punti deboli”

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