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Çalhanoğlu, quando l’Inter viene prima di tutto

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È inutile far finta di niente, soprattutto chi -come noi interisti- ha una storia di tifo fatta di continui stravolgimenti, non si stupisce più di niente. Così come non ci saremmo stupiti nel leggere “Çalhanoğlu-Bayern, è fatta! All’Inter 70 milioni”.
È proprio qui che, fuori dal campo, c’è stata un’altra dimostrazione di grandezza del nostro turco preferito, quella di sorprendere chi alle belle sorprese non ci crede più.

LA FORZA DI UNA SCELTA

L’intento dello scrivente di glorificare Hakan Çalhanoğlu è più che chiaro, ma come ogni storia degna di essere raccontata, è doveroso focalizzarsi sul dove, come e quando i personaggi principali si sono caratterizzati. Era la grigia ed incerta estate del 2021 e, durante gli Europei, tutto il mondo aveva il fiato sospeso per Christian Eriksen; nel frattempo, sull’altra sponda del naviglio rispetto alla nostra beneamata, il solito gioco d’orgoglio sui rinnovi di contratto crucciava non poco il Milan, messo in difficoltà da Donnarumma e dal (non ancora) nostro Hakan Çalhanoğlu. Ed eccolo lì, tutto il contrario di Don Abbondio, il nostro “Don” Beppe Marotta, pronto a trovare in ogni difficoltà una opportunità. Accordo stretto con Çalhanoğlu, che riscrive l’episodio biblico per antonomasia, facendosi tentare dal serpente neroazzurro ad abbandonare il diavolo. Il giocatore viene presentato addolcendo l’amarissima sessione di mercato, resa memorabile dalle partenze di Hakimi e Lukaku, oltre a quella forzata di Eriksen.

NELLA GIOIA E NEL DOLORE

Come già anticipato, l’arrivo di Çalhanoğlu non sarà facile per nessuno; Simone Inzaghi inizialmente non sa che farci con lui ed il turco non fa emozionare giocando da mezzala, anche se i primi sintomi di intelligenza tattica e di talento sopraffino iniziano a vedersi quando è schierato come doppio play insieme a Brozovic. Come sempre però, la nostra strada non può mai essere priva di imprevisti e l’infortunio del croato pesa come un macigno, con Hakan costretto a sostituire colui che per anni è stato il cuore pulsante di una squadra pazza e in continua evoluzione. Bilancio negativissimo per questa prima esperienza in mediana, con Çalhanoğlu che vedrà vincere e festeggiare i suoi ex compagni con più di qualche semplice frecciatina rivolta proprio al turco. Altro che il cartellone di Dumfries…

LA TURCA FENICE

Leccandoci ancora le ferite per quella stagione, eccoci pronti alla revanche con il ritorno di Lukaku ad infiammare la tifoseria. Mkhitaryan nel frattempo scala sempre più le gerarchie e per il povero Hakan le possibilità di giocare si affievoliscono. Partiamo con qualche incertezza mentre il Napoli, che poi sorprenderà l’Europa intera, vola sulle ali dell’entusiasmo e di una vecchia conoscenza nerazzurra come Luciano Spalletti. Nel frattempo i problemi di gioco e fisici di Brozovic aumentano, rendendoci più lenti e prevedibili visto il motore sottogiri del nostro ancora fulcro di gioco. Çalhanoğlu è lì che si allena a testa bassa, nonostante qualche voce di mercato che lo vuole lontano da Milano ed è proprio quando il croato dà forfait che Hakan risorge, dando nuove soluzioni offensive all’Inter che, passo dopo passo, si ingigantisce. La personalità al turco non manca -e ci mancherebbe, viste le circostanze in cui è arrivato- e la sua crescente fiducia dà un nuovo smalto all’Inter che inizia la sua cavalcata in Champions, soffrendo e scalciando con le due portoghesi e vendicando l’Euroderby dei primi 2000 con un sonoro 3-0 complessivo. Inter in finale di Champions e i cugini delusi, ancora una volta. Prima della finale lo stesso Çalhanoğlu afferma quanto si ritenga tra i top mondiali nel suo ruolo, allargando questa visione anche ai suoi compagni di squadra. La finale di Instanbul, purtroppo, va male, ma si sa, per i vincenti non esiste sconfitta, o vinci o impari.

CONSACRAZIONI E SASSOLINI NELLA SCARPA

Probabilmente tra 10 anni nella storia nerazzurra ci sarà un pre e un post Istanbul 2023. Çalhanoğlu, insieme al gruppo intero, alza la testa e lavora, con la grinta che solo una sconfitta simile può darti. Nonostante la partenza di Brozovic, l’avvio di stagione dell’Inter è impressionante, con un gioco mai visto dalle nostre parti e i nuovi innesti già su di giri, mentre i “traditori” osservano in silenzio ciò che si sono persi. Hakan si dimostra una garanzia a centrocampo e inizia a fare ciò che mai come quest’anno aveva mai fatto: segnare e farlo con continutà. In casa Inter, già nel precampionato, nessuno si è nascosto, l’obiettivo era chiaro: vogliamo la seconda stella. Calha non delude mai e un po’ come Re Mida ogni azione che “tocca” diventa oro, mentre quando ci assegnano un tiro dal dischetto, vedendolo partire siamo tutti un po’ come Thuram nella foto qui sopra. Nonostante l’eliminazione dolorosa, resta sempre tra i pochi sorrisi delle due partite contro l’Atletico e il fatto di zittire i tifosi avversari nel derby, ammettiamolo, ci gasa sempre tanto. Non si è trattenuto dal togliersi qualche sassolino dagli scarpini dopo il trionfo nerazzurro, ma a differenza di altri, la sua gioia principale è sempre stata verso ciò che ha dimostrato essere il suo -e nostro- grande amore: l’Inter.

GRAZIE BAYERN MA NO GRAZIE

Alzi la mano chi, appena letta questa notizia, ha visualizzato davanti a sé le vicende Skriniar, Lukaku, Icardi e chi più ne ha più ne metta. Così come un veterano di guerra ha il fortissimo risveglio del trauma all’udire dei rumori forti, così un interista ha il terrore di leggere titoli del genere. Alcuni davano già per fatta la partenza e molti “””tifosi””” si offrivano di accompagnare Çalhanoğlu in braccio a Monaco. Fortunatamente però, chi è stato forgiato dalle gioie e dalle sofferenze della sempre pazza Inter sente forte dentro di sé il valore della riconoscenza e lo stesso capitano della Turchia ci ha tenuto a buttar giù i castelli di carta costruiti dai detrattori, ricordando al mondo intero che il calcio non è fatto solo di mercenari e di “conigli” che scappano nel cuore della notte rincorrendo il denaro, rinnegando i tifosi e le squadre che li hanno sempre sostenuti. Quella di Çalhanoğlu, nel calcio moderno, è diventata una storia purtroppo atipica di un uomo che si oppone ad uno sport sempre più vicino alla finanza e sempre meno alle persone.

 

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