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Quattro chiacchiere con… il nostro Nico Raffi

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Ciao Nico, visto che l’Opera in tre Atti è andata in ferie, e tornerà con l’inizio della stagione, ti coinvolgo per una chiacchierata che farà piacere ai nostri lettori. E’ passato un mese dalla notte della salvezza, sembra però passato un secolo. Se è rimasto qualcosa di quella notte, cosa è rimasto?

Ciao Alessio, quello che è stato realizzato la notte del 26 maggio è qualcosa che resterà per sempre nell’immaginario collettivo. Una serata così intensa dal punto di vista emotivo tale da travalicare i confini sportivi e assumere significati altri, che vanno dall’identità territoriale al sentimento di appartenenza ai colori azzurri. È altrettanto vero che, nell’arco di poche settimane, siamo passati dall’esaltazione per un’impresa che considero miracolosa a una sensazione di fragilità e incertezza, acuita dalle ben note vicende recenti che hanno animato questo giugno che forse non ci aspettavamo così “caldo” da diversi punti di vista.

E’ una domanda che sto facendo un po’ a tutti coloro che si sono gentilmente prestati. Ti hanno sorpreso gli adii di Nicola ed Accardi? Cosa ti immaginavi?

Mi hanno sorpreso parzialmente. Nel senso che, per entrambi, facendo le dovute distinzioni, si può parlare di un percorso che, per certi versi, poteva dirsi esaurito. Pietro Accardi, da direttore generale, ha ottenuto risultati sportivi e gestionali che sono sotto gli occhi di tutti: due promozioni in serie A e tre storiche salvezze consecutive con numerose operazioni di mercato di primissimo livello che hanno tenuto a galla la società. Evidentemente, un pò per questioni di stimoli e motivazioni, un pò perché obiettivamente era difficile pensare di compiere uno step migliorativo a Empoli, ha ritenuto legittimamente di fare altre scelte per la propria carriera. Per Nicola il discorso è analogo anche se, in questo caso, parliamo di un tecnico che ha vissuto solo 4 mesi a Empoli, seppur a ritmi elevatissimi. Il tecnico piemontese poteva anche decidere di restare in sella per la prossima stagione ma, a quanto pare, ha ritenuto di non poter disporre di quelle garanzie tecniche che altre piazze potevano garantirgli per proseguire il proprio iter di crescita professionale. Personalmente, nonostante sia presente l’amara sensazione di uno strappo, primeggia un forte sentimento di gratitudine nei confronti di entrambi.

Su Roberto Gemmi non ti chiedo niente, vista la poca conoscenza che tutti abbiamo di questa figura. Ti chiedo però un giudizio sulla scelta di D’Aversa… Nico Raffi virtuale proprietario dell’Empoli (tra i papabili) chi avrebbe preso?

Roberto Gemmi è una scommessa della società, in linea con le scelte coraggiose, spesso vincenti, che il presidente Corsi ha sempre intrapreso. Lo scopriremo strada facendo. D’Aversa ha fatto piuttosto bene nella prima parte della stagione a Lecce, con una squadra tuttavia un gradino sopra ad almeno 6/7 dirette concorrenti per la categoria. Per lui il campionato è terminato in maniera burrascosa ma ha le carte in regola per rigenerarsi sul piano tecnico e su quello dell’immagine. Difficile rispondere alla tua domanda: visto che si tratta di una specie di “anno zero”, mi sarebbe piaciuto ripartire con una figura emergente e innovativa, tipo Alessio Dionisi nel 2020 per capirci, ma probabilmente rappresentava un rischio troppo grosso per una squadra che deve ottenere risultati nell’immediatezza e con poco tempo a disposizione.

Luperto è molto molto vicino alla cessione. Che perdita è questa secondo te?

Luperto è stato senza ombra di dubbio il migliore degli azzurri nella stagione 23/24. Perdiamo un leader tecnico e caratteriale che sarà assai arduo rimpiazzare. Non nego che mi sarei aspettato una sua permanenza, almeno per garantire una sorta di continuità con la difficilissima stagione appena trascorsa. L’Empoli dovrà andare alla ricerca di una figura in grado di guidare il reparto difensivo ma anche di fare le veci di Luperto in termini di carisma e temperamento. Ciò non toglie che, nel passato, abbiamo visto partire calciatori di spessore qualitativo ben più elevato dell’ex capitano azzurro, sostituendoli in maniera assolutamente adeguata.

Inutile dire che, parlando di mercato, il reparto offensivo è tutto da costruire. Arriverà Esposito ma non può logicamente bastare. Quali profili secondo te andrebbero seguiti con attenzione?

Il reparto d’attacco, quello in cui quest’anno si sono concentrati i problemi maggiori, è completamente da rifondare. Dovremo andare alla ricerca di un centravanti in grado di finalizzare con più incisività e di una ‘riserva’ altrettanto valida in grado di farlo rifiatare. Ultimamente sento parlare di Cheddira. Non conosco con esattezza la fattibilità dell’operazione ma sarebbe indubbiamente una figura molto interessante. Mi intrigherebbe molto anche un eventuale ritorno di Piccoli che, peraltro, D’Aversa conosce già molto bene. Anche se il Cagliari sembra avanti. L’ex tecnico di Lecce e Samp è un convinto fautore del 4-3-3: ciò significa che dovremo essere bravi a centrare gli esterni offensivi che possano magari offrire un contributo realizzativo superiore a quello di Cambiaghi e Cancellieri. Sono tutte operazioni estremamente complesse se rapportate alle disponibilità finanziarie della società.

La sensazione è comune a tutti, anche per la legge dei grandi numeri. E poi Fabrizio Corsi lo ha fatto capire. Sarà una stagione difficilissima, quali le tue sensazioni della vigilia ?

Quando l’Empoli affronta un campionato di serie A è per definizione una stagione difficilissima. Lo scorso anno, a mio avviso, è stato compiuto un miracolo sportivo, da attribuire in via quasi esclusiva a mister Davide Nicola. L’Empoli ha centrato un risultato di proporzioni storiche grazie a un gruppo che, negli ultimi 3/4 mesi, si è ricompattato sotto la guida del tecnico piemontese. Quest’anno servirà qualcosa di più di un miracolo. Dovranno essere centrate tutte le componenti: diesse, mister, organico. Un pò come accadde nel 2017 dopo la rovinosa caduta in serie B con Martusciello. Allora non fu sbagliato praticamente nulla ma eravamo in serie B. Quest’anno dovremo rifondare in massima categoria e tutto si fa terribilmente più difficile. Ma questa società, proprio nelle difficoltà, ci ha abituati a conquistare traguardi impensabili.

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