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Il disordine organizzato e le speranze fallaci

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Fuoco e fiamme, fiamme e fuoco. Non sono ancora impazzito del tutto. O almeno credo. Non ci metterei la mano sul fuoco. Sì, sono particolarmente fissato con il fuoco come immagine attuale del Milan. Certo, il Diavolo è abituato a stare tra le fiamme ardenti ma, ecco.. diciamo che non sono più quelle di un tempo. Ora è più un incendio senza fine che sembra non dare tregua. Il caos, o meglio: il disordine organizzato. Perlomeno, tradizionalmente, dal caos emergono i più temerari, quelli valorosi abbastanza da sopravvivere. Qui tutto sembra procedere lentamente, inesorabile, senza che qualcuno o qualcosa riaccenda la speranza sopita. Sì, lo ammetto: mi brucia ancora molto quanto accaduto appena 11 giorni fa. In fondo tutti ce lo sentivamo ma poi, quando accade, è un’altra cosa. Hanno vinto lo scudetto nel Derby, non siamo riusciti a impedirglielo; neppure questa magra consolazione a pochi giorni dalla figura da cioccolatai fatta in Europa League con la Roma.

Non male. Se la stagione aveva già spento i sogni di gloria al 33% del suo completamento, il finale, è stato amaro. Sembra scritto da Vittorio De Sica. E ora, ovviamente, con la qualificazione Champions ottenuta e la contestuale fine della stagione anzitempo (in realtà ci sarebbe anche l’altra misera consolazione di difendere il secondo posto per andare a giocare la Supercoppa Italiana), è giunta l’ora dei processi. Prima ancora della rabbia, manifestatasi già in modo forte e chiaro da ogni angolo del tifo rossonero. Anche da quelli che hanno provato ad essere ottimisti fino alla fine. Se Pioli è stato a lungo il most hated della stagione, ora, il tumulto ha raggiunto ogni sfera del club rossonero. Dal tragicomico presidente Paolo Scaroni al fantino della cavalcata di ricostruzione fallimentare Giorgio Furlani, senza dimenticare ovviamente lo yankee, così come il “Re Mida” gallese Moncada. Ce n’è per tutti. Anche perché nessuno si può chiamare fuori. E nel disordine organizzato del Milan, dove nessuno vince ma tutti sono soddisfatti, ora impazza il totoallenatore.

E ovviamente non è il classico ballottaggio tra 2/3 profili. Ci mancherebbe. Ecco servita l’accozzaglia di nomi da brividi, tra chi urla al lancio di ‘veline’ e chi fantastica con speranze fallaci sul grande nome tenuto in pectore e pronto ad essere annunciato come l’avvistamento della terraferma dopo 6 mesi di navigazione. Il popolo ha abbandonato ogni preconcetto e chiede a gran voce Antonio Conte, indicandolo come il totem di una possibile rinascita. La proprietà non si esprime ma, attorno a sé, le voci sono di quelle da tenersi forte. Prima prende piede l’ipotesi del Cagón Julen Lopetegui, poi i giornalisti dicono che la società ci ha ripensato visti i malumori e starebbe pensando ad altro. E per farti passare la paura ecco che risale il nome di Paulo Fonseca, ex tecnico della Roma. Che belle cose. Io, personalmente, ho scelto da tempo di rimanere lontano dalla centrifuga del toto-nomi e delle narrazioni, giornalistiche o social che siano. Anche perché, man mano che si va avanti, sono sempre più convergenti. Meglio aspettare e vedere che sarà il prodotto finito. Intanto due cosine le possiamo dire e non sono certo rivelazioni da Scotland Yard. Questi, qualora fossimo andati avanti in Europa League, sarebbero stati davvero pronti a tenersi Pioli. E questo già ti fa capire che, ai loro occhi, era anche accettabile ciò che abbiamo visto da gennaio 2023 ad oggi. Il punto non è stare qui a cercare il nome perfetto o il grande profilo, ma rendersi conto della discrepanza enorme che c’è tra la realtà e la percezione di questa proprietà. Non avere già una pista da sondare per il post Pioli significa che non vi è neppure l’idea di come costruire questa squadra dal punto di vista della fisionomia tecnico-tattica. Di quali giocatori essa necessiti e, contestualmente, in quale scenario tattico possano rendere al massimo quindi, con quale allenatore.

Burbero o affabile? Matematico o passionale? Moderno o tradizionalista? Quanti a Casa Milan si pongono queste domande? E la scusa del bilancio sano non reggerà più perché quando inizi a costruire un ‘impero all’ombra’ è lì che perdi anche attrattività e quel fascino che ti ha contraddistinto per un secolo. Qui non si tratta più di periodi negativi, cali, pazienza, percorso pluriennale ecc. Qui si tratta di rispettare la storia, senza retorica, ma con la cruda realtà davanti agli occhi. Una realtà che non è più accettabile, che non lo è da tempo ma ora che ora mette d’accordo tutti nella contestazione. Cosa aspettarsi? Difficile immaginarselo. C’è chi spera in un altro colpo di spugna di Zlatan Ibrahimovic, il terzo. C’è chi spera in un’altra cessione societaria. C’è chi spera, non per forza in qualcosa. E allora, speriamo, aspettiamo e prepariamoci ad alzare la voce. Sempre Forza Milan.

Joker

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