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Calcio, dalle ceneri alla magia Panizzi: «Dai Mantova regaliamoci la festa»

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Calcio, dalle ceneri alla magia Panizzi: «Dai Mantova

regaliamoci la festa»

Per oltre 200 anni Guastalla appartenne alla signoria dei Gonzaga, tre secoli dopo un figlio di quella terra della bassa reggiana dove il confine col mantovano è di fatto invisibile, nel suo piccolo si sta apprestando a scrivere un'altra pagina di storia. Erik Panizzi è il testimone diretto di questi 4 anni di serie C della squadra biancorossa. Sofferti, intensi, mai banali anche a livello personale.

Quattro anni sulle montagne russe

«Il primo anno - racconta Panizzi - fui chiamato per costruire la squadra appena promossa dalla serie D. Era quasi del tutto nuova, l'idea era di costruire un gruppo che si consolidasse nel professionismo. Complessivamente le cose andarono bene, riuscimmo anche a qualificarci per i playoff. Il vero problema di quella stagione fu il Covid, tra esami, controesami e rose ridotte all'osso. Poi si giocava senza pubblico, tutto strano».

Un passo indietro

Il secondo torneo di C iniziò con le difficoltà economiche di patron Setti. «La società ci fece capire che si andava incontro ad un torneo di sofferenza - ricorda - e qualcuno del gruppo dell'anno prima non rimase, cominciando dall'allenatore Troise. Si puntò su un tecnico emergente come Lauro, la campagna di mercato venne condotta al risparmio e l'unico obiettivo dichiarato era la salvezza. Che alla fine riuscimmo a raggiungere attraverso qualche difficoltà all’ultima giornata«.

Annus horribilis

Risolti i problemi di Setti, che comunque si apprestava a farsi da parte per Piccoli, il terzo anno di C avrebbe dovuto segnare una rifondazione. «Si decise di ripartire quasi da zero - prosegue Panizzi - ed io mi resi conto che non facevo parte del progetto. Nel calcio ci sta, continuai ad allenarmi restando ai margini con la convinzione di potermi ritagliare uno spazio. Ciò che avvenne, anche se la macchia della retrocessione ce la portiamo ancora dentro. Ripensandoci sembra inspiegabile. Andò tutto male, anzi peggio».

La rinascita

Così si arriva alla scorsa estate: «L’orgoglio più grande - sottolinea - è quando il direttore Botturi mi chiamò per ricostruire la squadra che ancora era incerta tra D e C. Non è affatto banale essere uno dei tre riconfermati dopo un momento negativo e di questo sarò sempre grato alla dirigenza. Poi in ritiro avvenne la riammissione e giorno dopo giorno ci rendemmo conto che stava nascendo davvero qualcosa di magico, di incredibile, forse anche di irripetibile».

Finale da scrivere

Un finale al quale manca solo il sigillo: «Sappiamo che c'è entusiasmo in città e provincia, lo percepiamo e lo viviamo anche noi dentro lo spogliatoio. Mi avevano sempre parlato del pubblico di Mantova, ora ho capito tutto. Siamo vicini ad un traguardo fantastico e vorremmo raggiungerlo quanto prima. Quando? Sabato inizierà il ciclo di partite nelle quali dipenderà solo da noi. Ci stiamo preparando al meglio anche se sappiamo che troveremo di fronte una Atalanta Under 23 molto forte e che, sportivamente, cercherà di farci rinviare la festa».

100… o quasi

Tra mille traversie Erik Panizzi in 4 stagioni non è riuscito a tagliare il traguardo delle 100 presenze in campionato (ora è a 94, ndr). «In realtà comprese Coppa Italia, playoff e playout le 100 gare le ho raggiunte con il Fiorenzuola - conclude - ma non c'è problema. A Mantova sto benissimo e mi fa piacere essere apprezzato dai compagni come uomo oltre che come giocatore. Restare? Ho un altro anno di contratto, ma non è tempo di queste cose. Pensiamo a raggiungere l'obiettivo»

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