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Sagan sui Muri, è un graffito indelebile!

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Spettacolare tappa al Giro nel martedì nero del Covid. A Tortoreto vince Peter in solitaria dopo una giornata all’attacco; schermaglie tra i big, alla fine ci rimette solo Fuglsang per una foratura

Sagan che rivince, finalmente, dopo 461 giorni di interminabile digiuno. E rivince “da Sagan”, esattamente come faceva proprio da queste parti in qualche Tirreno-Adriatico di inizio decennio, quando ancora gran parte della sua epopea era da scrivere, quando la sua forza era suggerita più che dimostrata in pieno, esattamente come ha fatto nelle sue Monumento, il Fiandre e la Roubaix, attaccando da lontano, e fiaccando tutti, uno dopo l’altro, succhiando una dopo l’altra ogni stilla di energia in tutti quelli che gli si paravano davanti, e caricandosi a propria volta un chilometro dopo l’altro. Centesimo corridore all time ad aver vinto tappe in tutti e tre i grandi giri, il protagonista più atteso della Corsa Rosa 2020 si è preso quel che è suo per diritto divino: il proscenio.

E l’ha fatto nel giorno più duro del Giro d’Italia, quello delle defezioni per Covid-19, quello delle polemiche per i protocolli forse non rispettati al meglio nei giorni scorsi (da cui le varie positività), quello di altri personaggi importanti lasciati indietro, lungo la strada che da subito è stata accidentata in questa edizione numero 103 della corsa che tanto ci rappresenta, noi italiani. È un po’ come se Peter avesse detto “non vi preoccupate per quelli che si son dovuti ritirare, ci sono io, basto e avanzo, vi riempio gli occhi come nessuno di loro avrebbe potuto fare”. E ricorda a tutti che bisogna andarci piano prima di dare per finito un corridore. Che con lui non si sa mai cosa ti possa riservare un domani.

Mentre Sagan faceva il suo, alle sue spalle infuriava una lotta per la classifica che avrebbe smosso poco, nonostante un bello spettacolo su e giù tra i muri abruzzesi. Alla fin fine paga solo uno, e un prezzo salato, non dettato da mancanza di gambe ma da una beffarda foratura sull’ultima discesa: Jakob Fuglsang ci rimette oltre un minuto su tutti i rivali, e per lui la ripartenza dopo il primo giorno di riposo ha un sapore particolarmente amaro.

 

Si battaglia da subito, Sagan e Ganna protagonisti
Col Giro terremotato dal Covid-19, due squadra in meno al via (la Mitchelton-Scott, ritiratasi in quanto rimasta praticamente senza staff, e la Jumbo-Visma, privata di capitan Steven Kruijswijk e polemicamente fattasi da parte) e fuori anche un altro grosso protagonista come Michael Matthews (Sunweb), la tappa numero 10 è risultata la più difficoltosa a partire. Poca voglia di scherzare al via della Lanciano-Tortoreto, 177 km e un finale di muri abruzzesi ad attendere i superstiti del gruppo. L’inizio della frazione è stato però subito ballerino, con molteplici tentativi di attacco, anche coinvolgenti corridori di spessore, tutti però puntualmente annullati dal gruppo. Sul muro di via del Tricalle a Chieti, al km 45 (-132), da una situazione di ricongiungimento generale è partito il germe della fuga buona: Peter Sagan, Filippo Ganna, scusate se è poco.

I due alfieri Bora-Hansgrohe e Ineos-Grenadiers hanno fatto la differenza e hanno preso spazio, poi dieci chilometri più avanti gli son rientrati in nove: Ben Swift (Ineos), Jhonatan Restrepo (Androni-Sidermec), Stéphane Rossetto e Nicolas Edet (Cofidis, Solutions Crédits), Simon Clarke (EF), Ignatas Konovalovas (Groupama-FDJ), Davide Villella (Movistar) e due enfants du pays come Dario Cataldo (Movistar) e Giulio Ciccone (Trek-Segafredo). Più indietro altri cinque, ovvero Jaakko Hänninen (AG2R La Mondiale), Simon Pellaud (Androni), Kamil Malecki (CCC), Giovanni Visconti (Vini Zabù-KTM) e Thomas De Gendt (Lotto Soudal), e poi il gruppo a 40″, tenuto lì, così vicino, dalla Groupama di Arnaud Démare. I francesi hanno pure fermato Konovalovas dalla fuga, tanto erano convinti di quel che facevano, e infatti ai -110 hanno ripreso i cinque intercalati, quindi ai -98 hanno portato il disavanzo a soli 20″, causando desistenze là davanti: vistisi perduti, si sono rialzati Ciccone e i due Cofidis, lasciando in sette i battistrada, i quali però a quel punto hanno ripreso a guadagnare qualcosina.

Sicché, dato che ai -90 i fuggitivi si erano riportati a +35″, i Groupama hanno ben pensato di fermarsi, e allora nel giro di 15 km i 7 al comando son volati a 4’45” di vantaggio, limite massimo toccato ai -75. Che facciamo, lasciamo andare Sagan e Ganna e gli altri senza provare a constrastarli? Questo si son detti gli UAE Emirates di Diego Ulissi, e si sono quindi messi a trainare il gruppo, bloccando l’emorragia di secondi/minuti rispetto ai coraggiosi, e poi limando un mezzo minuto abbondante al primo passaggio da Tortoreto, antipasto della ricca sezione di muri del finale. Nell’occasione il gruppo si è più che dimezzato, frazionato tra salita e (soprattutto) discesa con gente come Ilnur Zakarin (CCC) o Arnaud Démare rimasta attardata; poco male, questo drappellone si è rifatto sotto nel giro di pochi chilometri, prima dell’approccio alla citata sezione di muri, aperta dall’approccio alla Colonnella ai -43.

Una sezione che è stata approcciata ai piedi della Colonnella, ai -43, con 3’50” tra i sette attaccanti e il plotone più che dimezzato in seguito a un frazionamento tra salita e discesa del primo muro di Tortoreto poco prima: tra quelli rimasti attardati nell’occasione, Ilnur Zakarin (CCC) e Arnaud Démare.

 

Peter  si prepara il terreno, Almeida mostra i denti
Il gruppo tirato fortissimo dalla UAE è arrivato ai muri con poco più di 3′ di ritardo dai primi, e poi nella prima parte di Colonnella ha limato – con la NTT di Domenico Pozzovivo – un altro minutino. Ai 41.5 Dario Cataldo ha sentito che il plotone era a meno di due minuti e mezzo di distacco e ha deciso di tentare la carta personale, contrato da Ben Swift. I due contrattaccanti hanno chiamato la risposta di Sagan, Villella e Restrepo, non di Clarke e Ganna a cui si è spenta la luce. Sagan ha rilanciato, ma di più lo facevano dietro gli NTT, che nel mentre recuperavano via via terreno ai battistrada, mettevano alla frusta i resti del gruppo.

Al Gpm di Colonnella (-39) i cinque fuggitivi son passati, dopo una nuova spolverata di Cataldo, con 30″ su Clarke e Ganna e 2’10” sul gruppo. La brevissima quanto dura rampa di Controguerra ha visto il riavvicinarsi ulteriore del plotone, ma anche la reviviscenza di Filippo Ganna, che ha staccato Clarke e poi ha rimesso nel mirino quelli davanti. Il piemontese è rientrato ai -29 e subito è ripartito in contropiede, gasato dall’aver ripreso quelli che l’avevano staccato. Sagan e Cataldo hanno risposto meglio alle sollecitazioni di Filippo, poi son rientrati anche Restrepo, Villella e Swift, ma il gruppo era lì a un minuto, sempre più tirato dagli NTT, sempre più selezionato (una quarantina ne rimanevano, and no sprinters in the box), sempre più minaccioso.

Schermaglie tra i sei superstiti lungo la rampetta del bivio per Colle Luna ai -24, una punturina sulla scivolosissima discesa di Pello Bilbao (Bahrain-McLaren) ai -23, e il colpo di coda della iella sotto forma di foratura per Domenico Pozzovivo ad aprire la penultima fase di corsa. Jakob Fuglsang (Astana) ha iniziato a presidiare le prime posizioni del plotone perché ha subodorato che quel Bilbao lì davanti non era da prendere troppo sottogamba.

E in effetti lo spagnolo, una volta preso il muro Tortoreto-bis ai -20, ha messo il turbo, mettendo nel mirino i primi e distanziando con decisione il gruppo maglia rosa, tirato a tratti dai Sunweb, a tratti dai Trek, a tratti dai Deceuninck-Quick Step della maglia rosa João Almeida, col portoghese che a un certo punto, andando dietro a Tao Geoghegan Hart (Ineos), ha capito di doversi muovere in prima persona per parare i colpi che da più parti gli venivano.

Intanto Sagan se ne andava con Ben Swift, e Bilbao superava gli altri e inseguiva – in compagnia di Davide Villella – la coppia al comando; in cima al muro Pozzovivo rientrava sul gruppo maglia rosa, da cui aveva invece perso contatto Harm Vanhoucke (Lotto), indossatore della maglia bianca per conto terzi (è lo stesso Almeida a guidare la classifica dei giovani). Poche decine di secondi a ballare, in generale, tanto spettacolo fastfood per lo spettatore a casa.

 

Bilbao respinto, Sagan incontenibile, Fuglsang iellato
Sul muro Tortoreto-ter fuochi d’artificio a non finire. Bilbao si è sbarazzato di Villella e si è portato a un passo da Sagan-Swift, ma Peter non gli ha dato il tempo: è scattato a propria volta (mancavano poco più di 12 km al traguardo) isolandosi al comando. Dal gruppo maglia rosa schiaffoni a destra e a manca, dopo un breve intermezzo orchestrato da Nicola Conci (Trek) e Fausto Masnada (Deceuninck), Almeida ha tentato la sortita e ha chiamato la reazione di Wilco Kelderman (Sunweb) che si è riportato su di lui con Rafal Majka (Bora) e un clamoroso Domenico Pozzovivo, il quale ha pure rilanciato, giacché era lì. Vincenzo Nibali (Trek) è rientrato un attimo dopo, tutto secondo previsioni su muri che non sono propriamente il pane dello Squalo 2020. Un po’ meno reattivo invece Fuglsang.

Sagan è scollinato ai -11 con poco più di 10″ su Bilbao e tutta l’intenzione di non mollare un metro da lì al traguardo. In discesa il gruppo non era lontano (meno di mezzo minuto dallo slovacco), Fuglsang ha sperimentato la stessa iella che poco prima aveva avuto Pozzovivo: foratura, perse le ruote dei rivali di classifica nell’attesa che Felline si fermasse e gli desse una ruota buona. Il grande thrilling di inseguimenti e difese a oltranza era aumentato dal fondo infido della strada, bagnata e scivolosa.

Un Sagan in modalità grandi classiche ha messo spazio buono tra sé e Bilbao sul tratto in piano, e ai -5 Pello è stato ripreso dal gruppetto maglia rosa, formato da appena 12 uomini (c’era pure l'”intruso” Swift). Geoghegan Hart ha tirato forte a beneficio proprio di Swift, ma ormai i buoi erano scappati dalla stalla. Brandon McNulty (UAE) è fuoriuscito ai -4 per andare a recuperarsi qualche secondino, il resto è stato demandato agli ultimi metri.

Peter Sagan ha tagliato il traguardo con 19″ su McNulty e 23″ su Almeida, che d’anticipo si è preso i 4″ di abbuono per il terzo posto, precedendo Swift, Jai Hindley (Sunweb), Majka, Patrick Konrad (Bora), Kelderman, Pozzovivo, Bilbao; fuori dai dieci ma dentro il gruppo buono ancora Geoghegan Hart, Nibali, Hermann Pernsteiner (Bahrain) e Masnada. A 50″ Tanel Kangert (EF), Zakarin, Antonio Pedrero (Movistar) e Jhonatan Narváez (Ineos). Solo a 1’38” il gruppetto di Jakob Fuglsang.

In classifica João Almeida è sempre primo e ha 34″ su Kelderman, 43″ su Bilbao, 57″ su Pozzovivo, 1’01” su Nibali, 1’15” su Konrad, 1’19” su Hindley, 1’21” su Majka, 1’36” su Masnada, 1’52” su Pernsteiner. Fuglsang scivola a 2’20” dalla maglia rosa, nella zona della generale in cui stazionano, fuori dai 10, anche Zakarin (2’27”), McNulty (2’39”), Geoghegan Hart (2’45”) e Pedrero (2’58”); Vanhoucke scivola in 16esima posizione a 4’42”. Domani probabilmente si ritira un po’ il fiato, da Porto Sant’Elpidio a Rimini son 182 km con poche difficoltà altimetriche e un destino da volatone già scritto.

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