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Lacrime, ma anche palloncini e balli hip-hop per l’ultimo saluto ad Alexia Vecchiato

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È un silenzio assordante quello che ha avvolto il feretro di Alexia Vecchiato, riempiendo lo spazio sia dentro che fuori la chiesa di Santa Maria Maddalena a Morsano di Strada. Ai funerali celebrati nel pomeriggio di sabato 16 novembre per la 22enne, morta a una settimana di distanza dallo schianto della sua auto nella vicina Castions dov’era di casa, tantissime persone hanno voluto salutarla per l’ultima volta. Tra loro, anche gli amici della MoveLab Stelline, gruppo coreografico di danza con cui la stessa Alexia ballava e che l’hanno voluta ricordare proprio a ritmo di musica hip hop, coinvolgendo altri amici e parenti sul sagrato davanti alla bara bianca, toccata dal sole e da quelle le lacrime che rigavano i volti.

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Un rito laico organizzato dalla sua comunità, dopo quello religioso officiato da don Michele Sibau, iniziato liberando in aria una schiera di palloncini colorati che hanno riempito il cielo di sfumature. Sulle note della canzone “Straordianario” di Chiara Galiazzo, tutti i presenti si sono così stretti idealmente in un abbraccio ai genitori della ragazza, gli occhi fissi sui fiori bianchi portati in dono da molti dei presenti.

C’è chi non riesce a trattenere le lacrime, impietrito dal pensiero che ormai non c’è più quell’anima che era sempre stata «la più luminosa dentro la stanza», come ricordato da due amiche d’infanzia sul pulpito. Voci che scorrono sul foglio di memorie e pensieri, le loro, rotte dall’emozione ma che regalano a tutti il ritratto delicato e spiritoso di una giovane «con la testa sulle spalle quando bisognava prendersi cura degli altri» e allo stesso tempo «rumorosa e goffa». Caratteristica, questa, che però «spariva quando danzavi». Ciò traspariva sia quando si esibiva, sia quando insegnava ai più piccoli.

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Lo stesso don Sibau ne ha evidenziato l’amore all’interno dell’omelia: «Era il suo mondo, da brava insegnante aveva seguito anche la sua cugina di 15 mesi. Un’altra sua passione era quella per gli animali. Ed è stata una grande amica per molti, faceva gruppo e riportava l’armonia». Rivolgendosi quindi proprio a tutti i giovani presenti, ha sottolineato l’eredità lasciata: «Vivete in modo pieno e autentico la vostra vita, che abbiamo ricevuto da Dio e dai nostri genitori. Ci consegna a tutti l’importantissimo valore dell’amore, andando oltre all’individualismo e l’egoismo». Proprio in questa direzione, si inserisce il dono degli organi, come avrebbe voluto lei stessa: «Così verranno salvate delle vite e altre potranno migliorare» ha aggiunto il parroco. In questo senso, a nome dell’Associazione donatori di organi del Friuli Venezia Giulia, don Maurizio Qualizza ha voluto ringraziare la famiglia Vecchiato per questo gesto.

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I ringraziamenti finali, prima di uscire dalla chiesa, sono stati molti, pronunciati dal celebrante a nome dei genitori. In primis al personale di Anestesia e Rianimazione 2 dell’ospedale di Udine per la loro professionalità, ma anche al personale del 118 e ai carabinieri della compagnia di Latisana accorsi sul posto quel tragico giovedì sera nel quale, di fatto, si era già spezzato qualcosa.

Da quel giorno, come spiegato sempre da don Sinue, è stato forte il senso di confusione tra Morsano e Castions, coinvolte in prima persona nel lutto, ma anche altrove. «Si fa strada un perché a cui non riusciamo a trovare risposta – così il prete –. Nessuno ha il potere di far tornare indietro la storia. Apriamo allora il nostro cuore ferito a una parola più grande e saggia delle nostre umane, che non possono dirci nulla». E così quindi che il silenzio profondo si fa sentire in ogni angolo, freddo e distaccato, denso di colpi di tosse improvvisi e nasi che cercano di trattenere il pianto all’interno della chiesa.

La musica, alla fine, si riprende la scena e l’ultimo pensiero è anche per la sorella morta a 21 anni sempre in un incidente stradale nel maggio 2019: «Ora ha raggiunto Gaia, con cui aveva un fortissimo rapporto, nella casa del Padre». —

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