Trieste torna all’Ottocento: gran finale di Kaiserfest con i balli in costume
Scialli di velluto e di pizzo, ombrellini e gilet in doppio petto. Alle 11.10 i danzatori e le danzatrici di Trieste Ottocento erano pronti in via Valdirivo per compiere la tradizionale sfilata che ogni anno segna la fine della manifestazione Kaiserfest.
A gruppi di due, i ballerini sostenevano le mani delle loro accompagnatrici, pronti a dirigersi verso piazza Unità, passando per Ponte Curto, via Cassa di risparmio e piazza della Borsa.
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Molte le persone che si fermavano a osservare gli uomini in doppio petto e le signore dentro i loro vestiti dalle gonne ampie: chi in rosso sgargiante, chi con cappellini in pizzo, chi con i bastoni originali dell’epoca. Una vera e propria coreografia ha sfilato per le vie principali della città, attirando gli sguardi di tutti i passanti che, incuriositi, hanno seguito la fila di ballerini fino in piazza Unità, dove si sono svolti i primi balli della tradizione austriaca.
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«Abbiamo ricevuto molte telefonate – spiega Silvio Pozenu, organizzatore di Kaiserfest – di persone che volevano sapere l’orario del ballo ottocentesco». Ogni anno, infatti, la danza a passo di valzer nella rievocazione storica della Trieste di un tempo, coinvolge turisti regionali e stranieri.
«Cerchiamo di ricreare il più possibile l’atmosfera dell’epoca – spiegano il vicepresidente di Trieste Ottocento Massimiliano Schiozzi e la presidente Marisol Cozzi – cercando di trovare abiti e oggetti risalenti a quei tempi. Inoltre l’obiettivo è creare balli sociali che uniscano persone di tutte le età. Il ballerino più giovane ha 20 anni e la ballerina più storica 80».
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La particolarità che contribuiva a esaltare la bellezza delle coreografie, era la presenza in maggior numero di ballerini giovani. Oltre ai membri dell’associazione di danza Trieste Ottocento, c’erano infatti anche altri gruppi provenienti dal Veneto. Tra questi, Young Quadrille di Treviso, che organizza incontri di danza con la volontà di portarli nelle piazze e farli conoscere ai più giovani, e i Polka Never Dies, gruppo di danza under 35 di Trieste nato due anni fa che a oggi conta oltre 20 membri.
«Siamo tutti giovani – spiega Erica Becer insegnante di Polka Never Dies – e screditiamo il preconcetto che esiste sui balli ottocenteschi: non è vero che piacciono solo alle persone più adulte, ma sono tradizioni che vanno valorizzate per poter essere conosciute». Becer inizia la sua esperienza a 17 anni con Trieste Ottocento, portando avanti ancora oggi la sua passione.
Durante la sosta in piazza Unità davanti al Caffè degli Specchi, un susseguirsi di valzer e mazurche ha aperto la strada alla Gigue Americane, una danza pensata per coinvolgere il pubblico. Quando il gruppo di danzatori si è spostato in una nuova sfilata per dirigersi in piazza Ponterosso, una folla di spettatori attendeva accalcata attorno alla pista da ballo, immersa nei profumi degli spiedi tra le bancarelle a fianco. È qui infatti che la Gigue Americane ha coinvolto persone del pubblico che già in piazza Unità avevano assistito alla dimostrazione del ballo.
Il lavoro di ricerca e conservazione della memoria sulla danza ottocentesca è un impegno che Trieste Ottocento svolge da 9 anni. «Ci basiamo sugli insegnamenti dell’insegnante francese Yvonne Barthes – spiega Cozzi – che negli anni ha raccolto moltissime informazioni sui balli dell’epoca». —
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