Sessantamila persone alla partita: la vittoria è la gente allo stadio
Normalità. È come una ventata che ci investe appena le telecamere si accendono inquadrando le tribune di Wembley piene di pubblico in attesa che le squadre di Italia e Spagna entrino in campo. Una ventata che si aspettava da più di un anno e che ora finalmente arriva. Quasi sessantamila persone dentro a uno stadio, un’immagine alla quale eravamo abituati da sempre ma che avevamo dimenticato, e ora invece è di nuovo realtà. E poi il boato dei tifosi e i colori delle bandiere, i balli, i cori. Il calcio (quello vero) è tornato e si respira finalmente normalità.
È questo il primo risultato, e forse anche il più importante, di questa semifinale. La vittoria del calcio e della gente che ama il calcio. Ed è anche la vittoria dell’organizzazione di questo Euro 2020 che coraggiosamente ha riaperto gli stadi al grande pubblico. Fra un po’ di polemiche, è vero, prendendosi qualche rischio, anche questo è vero, ma la strada è indicata.
E normalità non è solo lo stadio londinese quasi pieno, lo è pure – e forse anche di più – la tanta gente che si è radunata nelle piazze delle nostre città e dei paesi per seguire insieme la partita davanti a quei maxi schermi che in passato ci hanno fatto sognare, gioire, piangere e disperarsi tutti insieme. Un’altra sensazione che avevamo dimenticato e che finalmente possiamo ritrovare. Con attenzione, con coscienza, con ottimismo, con fiducia.
Tutto il resto è calcio, è una festa di sport. Sono Italia e Spagna, due belle squadre che si affrontano a viso aperto, che ci fanno palpitare, soffrire, esultare. Che – al di là del risultato – rendono onore a quel pubblico, a tutta la gente, dentro allo stadio o davanti ai teleschermi, qui da noi come nelle città spagnole, che sull’onda di queste serate calcistiche sta man mano ritrovando gli usuali ritmi di vita, la voglia di divertirsi. Il sorriso. —
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