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UN SECOLO D’AZZURRO | Le due vite di Daniele Balli in azzurro

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“Chiamiamolo pure segno. Del destino, per chi ci crede. Un rigore parato a un minuto dalla fine, che salva una vittoria esterna in uno scontro diretto, porta il nono – sesto fuori – risultato utile consecutivo, consolida il terzo posto: si va in Serie A anche così e da ieri l’Empoli ci crede un po’ di più”. Così scriveva la Gazzetta dello Sport il 28 aprile 1997, il giorno dopo la vittoria azzurra al Bentegodi contro il ChievoVerona. In effetti quella partita si sarebbe rivelata decisiva per le sorti del campionato. Se non altro perché persuase definitivamente società e tifosi sulla possibilità, reale, di tornare in Serie A.

Fu una partita storica, e non solo per i tre punti conquistati. Nel tabellino dei marcatori ci finì il nome di Carmine Esposito, ma il grande miracolo lo compì il portiere azzurro Daniele Balli. Al 44′ del secondo tempo, con l’Empoli proteso alla difesa di quel prezioso vantaggio, l’arbitro Trentalange fischia un calcio di rigore al Chievo. Fallo di Birindelli su Marazzina e Cerbone si presenta dal dischetto per pareggiare. Balli, che fino a quel punto del campionato aveva neutralizzato due rigori su quattro, era menomato da un’infezione all’occhio. Non doveva nemmeno giocare, ma poi aveva deciso di scendere in campo lo stesso. Nonostante l’occhio tumefatto Balli si traveste da supereroe, si tuffa e respinge la conclusione a botta sicura del numero 11 clivense.

Daniele Balli con l’occhio tumefatto nella gara contro il ChievoVerona

Alla fine della partita gli onori sono tutti per lui. Daniele Balli è uno che ha l’azzurro nel sangue, è cresciuto nelle giovanili dell’Empoli ma ci ha messo un po’ per spiccare il volo. Dopo tre anni di prestiti in giro per l’Italia – è proprio il caso di dirlo, viste le parentesi a Trento, Ponsacco e Tempio – e tre stagioni da secondo all’ombra di Calattini e Drago, Balli aveva trovato la titolarità della porta nella seconda parte del 1995, diventando, a quasi 28 anni, una delle colonne dell’Empoli targato Luciano Spalletti.

Peccato che quella parata miracolosa compiuta contro il Chievo non gli servirà per essere confermato l’anno successivo. Se lo sarebbe meritato Daniele. E a ben vedere, visti i pasticci combinati da Pagotto e Kocic, Balli avrebbe fatto la sua onesta figura anche in Serie A. In seguito lo stesso Spalletti ammetterà di aver sbagliato nell’averlo ritenuto inadeguato per quel palcoscenico. Ma si sa, il calcio non guarda in faccia nessuno e il portiere azzurro viene ceduto alla Salernitana. Girovaga poi per l’Italia: Ternana, Pistoiese e Nocerina. A questo punto, nell’estate del 2003 la sua carriera sembra avviata verso l’inesorabile declino. Si fa operare ai tendini e comincia la stagione allenandosi con una squadra di amatori.

Balli anticipa il romanista Perrotta

Poi, a settembre 2003, inaspettata, arriva la nuova chiamata dell’Empoli. Gli azzurri hanno bisogno di una riserva di esperienza da affiancare al titolare Bucci e la scelta ricade su Balli. È l’occasione per la rivincita, è l’occasione di “vendicarsi” su chi, qualche anno prima, lo riteneva inadatto alla Serie A. Daniele debutta in Serie A l’8 febbraio 2004 in occasione di Empoli-Siena (1-0) e da quel momento non lascia più la titolarità. Scende in B ma la stagione seguente è di nuovo protagonista, come otto anni prima, per la immediata risalita dell’Empoli guidato da Mario Somma.

Seguono due anni fantastici, impensabili. Non solo per Balli, che vive una seconda giovinezza, ma per tutta Empoli. Arrivano un ottavo e un settimo posto e il coronamento di un sogno. Quel sogno si chiama Coppa UEFA e Daniele è uno dei protagonisti. Purtroppo per lui non debutterà mai in Europa, visto che l’allenatore Cagni, in una scelta che si rivelerà controproducente, decide di schierare molte riserve e, nella fattispecie, si affida al dodicesimo Davide Bassi.

Balli in azione nella stagione 2007/08, l’ultima in azzurro

Quella stagione finisce male, con l’Empoli che retrocede e Balli che si rende protagonista di una papera nella sua ultima gara, quella contro l’Udinese. Ma legare l’ex portiere azzurro a questo episodio sarebbe irrispettoso. Perché, prima di tutto, Daniele è stato un simbolo di un Empoli travolgente e allo stesso tempo operaio. Ha saputo aspettare il suo momento e coglierlo. Come quando, qualche istante prima del rigore di Cerbone, nonostante l’occhio gonfissimo, quasi chiuso, ha atteso il momento giusto per tuffarsi e neutralizzare il tiro dagli 11 metri. Oppure come quando, ormai quasi quarantenne, ha colto la gioia della qualificazione UEFA. Daniele Balli passerà alla storia come il portiere che visse due volte. Ma sempre con l’azzurro nel cuore.

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