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Tornei (e premi) di ieri e di oggi

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In un suo messaggio di alcuni giorni fa, Massimiliano Orsi mi ha accusato di essere un nostalgico, che rimpiangerebbe i “bei tempi andati” e crede – a torto secondo lui – che nel passato (in particolare negli anni ’90) si organizzassero molti più festival da 8-9 turni rispetto ad oggi.

Orsi mi aveva comunicato che negli anni 2023 e 2024 in Italia ciascun anno si erano organizzati 12 festival da 8-9 turni, e secondo lui non c’è stata assolutamente una diminuzione di festival, e tanto meno una perdita di prestigio degli scacchi, in particolare negli ultimi 10-15 anni.

Poiché non mi ritengo certo infallibile, e potevo sbagliarmi, ho voluto controllare attentamente le informazioni di Orsi, festival per festival, per il periodo più recente del 2024.

Risulta che effettivamente nel 2024 in Italia si sono organizzati 14 festival da 9 turni (quelli necessari per ottenere norme FIDE). Escludiamo invece campionati juniores, seniores, femminili, italiani, ecc., che non sono aperti a tutti, ma solo a determinate categorie di giocatori, e quindi non si possono definire “festival”.

E tuttavia, se andiamo a vedere il livello dei premi e montepremi, credo ci sia qualche sorpresa, che smentisce decisamente l’ottimismo di Orsi.

Ecco l’elenco dei festival del 2024, con il nome del torneo, il 1° premio del magistrale e (in alcuni casi) anche il montepremi:

1) Arco (1° premio 650 €, montepremi 3600 €)

2) Grado (1° premio 1000 €, montepremi 4610 €)

3) Montesilvano (1° premio 500 €)

4) Imperia (1° premio 900 €)

5) Trieste (1° premio 1200 €)

6) Spilimbergo (1° premio 1500 €)

7) Ischia (1° premio 300 €, montepremi 1500 €)

8) Forni di sopra (1° premio 1500 €)

9) Genova (1° premio 1500 €, montepremi 7000 €)

10) Acqui Terme (1° premio 1000 €, montepremi 8450 €)

11) Gallipoli (1° premio 1000 €)

12) Lignano (1° premio 800 € montepremi 3500 €)

13) Orosei/Sardinia Cup (primo premio 10.000 €, montepremi 50.000 €)

14) Trinakria/Castelvetrano (1° premio 2200 €, montepremi 10.000 €)

Solo 5 festival del 2024 (Spilimbergo, Forni di sopra, Genova, Orosei, Castelvetrano) hanno distribuito primi premi da 1500 euro in su, un livello minimo per distinguere un vero festival internazionale da una semplice manifestazione scacchistica.

Quindi non avevo sbagliato di molto, quando dicevo che – ad occhio – mi sembrava che negli ultimi anni in Italia si fossero organizzati solo 5-6 festival da 9 turni ciascun anno.

Buono il livello di premi del festival “Trinakria” di Castelvetrano, e davvero eccezionale il montepremi della Sardinia Cup di Orosei, con un 1° premio di ben 10.000 euro al primo classificato (il GM Dardha), e un ricchissimo 50.000 euro di montepremi.

Ma purtroppo – come si vedrà – i premi della Sardinia Cup sono la classica eccezione che conferma la regola (o “rondine che non fa primavera”), e la regola è appunto quella dei festival con montepremi bassi, spesso molto al di sotto dei 1500 euro di 1° premio, e perciò insufficienti ad attrarre un numero adeguato di partecipanti e giocatori titolati (FM, MI, GM). E in quei tornei la possibilità di realizzare norme è solo una chimera.

Confronto col passato

Se invece guardiamo le cifre dei più importanti festival del passato, ad esempio nel periodo tra la metà e la fine degli anni ’90, ci accorgiamo subito della grande differenza rispetto ad oggi, per quanto riguarda il livello dei premi.

In quel periodo i primi premi dei maggiori festival – opportunamente rivalutati per tenere conto dell’inflazione di 25-30 anni – erano attorno ai 2500 euro di oggi.

Un livello che in Italia (e non solo) solo 2 festival hanno raggiunto nel 2024, come visto sopra.

Ho scelto 5 festival molto noti, e che vennero tutti organizzati per numerose edizioni (Asti superò addirittura le 15 edizioni, idem per Bratto ed Arco).

Per rivalutare quei premi, ho seguito il sito dell’ISTAT “rivaluta” (qui è il link https://rivaluta.istat.it/

Asti: 2,5 milioni di lire di 1° premio nel 1994 (15a edizione) = 2409 € rivalutati oggi.

Lido degli Estensi: 1° premio 3 milioni di lire del 2000 = 2475 € di oggi

Bratto 1997: 1° premio 3 milioni di lire = 2624 € rivalutati

Saint Vincent 1998: 1° premio 3 milioni di lire = 2590 € di oggi

Arco 1996: 1° premio 2,5 milioni di lire = 2220 € di oggi

Vorrei fare notare che l’organizzatrice del torneo di Arco del 1996 è la stessa che organizza oggi Arco, dopo quasi 30 anni, ovvero la brava Cristina Rigo, che organizza anche i tornei di Condino ed Acqui Terme.

Però, se oggi anche lei è costretta ad offrire come primo premio di Arco solo 650 euro, mentre nel 1996 riusciva a pagare in lire al vincitore l’equivalente di 2220 euro di oggi, ovvero una somma più che TRIPLA, direi che questa è la dimostrazione più evidente della crisi attuale degli scacchi e della scarsità di risorse economiche con cui gli organizzatori devono fare i conti, con buona pace di Orsi.

Aggiungo solo alcuni dati allarmanti, a smentire le affermazioni superficiali di Orsi.

La Lombardia ormai da anni non ha più un festival, dopo avere perso da anni il torneo di Bratto, e dopo che anche il Crespi da diversi anni ha cessato di organizzare il magistrale da 9 turni, come in passato, limitandosi ad un torneo unico da 7 turni, con un montepremi assai ridotto.

Stupisce quindi che Orsi – che pure è milanese – non dica nulla su questo, dal momento che la Lombardia ha ben 10 milioni di abitanti, ed è il cuore economico dell’Italia.

In passato c’era una buona distribuzione di festival tra le regioni italiane. Oggi c’è uno squilibrio a favore del Triveneto, con ben 5 festival organizzati da loro, mentre grandi regioni come Lombardia, Toscana, Lazio, non organizzano più alcun festival. La Toscana, ad esempio, in passato offriva i tornei di Montecatini e Lacona, ma oggi non li organizzano più.

A costo di ripetermi, il problema non è soltanto italiano. La vicina Svizzera negli anni ’80 e ’90 organizzava grandi festival come Lugano (con un ricco montepremi attorno a 50.000 dollari dell’epoca), Ginevra, Biel. Oggi rimane solo Biel, che sopravvive grazie al contributo FIDE, ma è passato dai 1000 giocatori dei primi anni ’90 ai poco più di 300 di oggi. E lo stesso è per nazioni come Francia, Slovenia, Croazia, Olanda, Spagna, Inghilterra, ecc. Anche loro non riescono più ad organizzare tornei con buoni montepremi come in passato.

Quello che poi sfugge ad Orsi e a quanti sono intervenuti manifestando ottimismo, e dicendo che secondo loro gli scacchi non hanno perso prestigio negli ultimi decenni, è che non ha alcun valore che chi gioca oggi ci spieghi perché continua a giocare.

E’ chiaro che io chiedessi a Savino Di Lascio –il giocatore italiano che ha il record di 431 tornei giocati, e nel 2025 ne ha già giocati più di 20 – se ritiene che gli scacchi abbiano perso prestigio, negli ultimi 20 anni, lui mi direbbe certamente di no, immagino che a lui gli scacchi piacciano allo stesso modo oggi come 50 anni fa, quando aveva cominciato a giocare.

Ma quelli che contano sono i grandi numeri, le statistiche, e le ragioni delle MILIONI di persone che invece hanno smesso di giocare a scacchi, degli organizzatori che trovano sempre meno sponsor, dei media (giornali e TV) che non dedicano più spazio a rubriche di scacchi.

Ma anche tra coloro che hanno continuato a giocare, credo sia sufficiente riportare le parole del compianto GM Igor Naumkin, in un’intervista al Corriere della Sera del 2018 (“La vita grama di uno scacchista. Premi da pochi euro, pasti al buffet”. ) Le riporto testualmente:

«Non ci sono più gli ingaggi di una volta. E se vinci un torneo guadagni non più di 4-500 euro. Nel ‘98 a Belgrado vinsi 8.800 dollari, altri tempi». Per fortuna che gli organizzatori con l’invito offrono albergo e colazione. «Ma viaggio e pranzi sono a carico tuo».

Naumkin confermava ciò che ho scritto io: nel 1998 a Belgrado riusciva a vincere 8.800 dollari, e infatti in quel periodo della seconda metà degli anni ’90 gli scacchi avevano ancora una buona visibilità mediatica, prima del dilagare di motori e computer.

Infine, per quanto riguarda la rovinosa opera dei computer – che Orsi invece nega – nel distruggere il prestigio degli scacchi umani, credo sia sufficiente leggere i tanti articoli e video in lingua inglese che si trovano in rete

Computers Killed Chess. This is Proof.

https://www.youtube.com/watch?v=pfBIwfP9b40

How the Computer ruined Chess

https://www.bhagwad.com/blog/2009/technology/how-the-computer-ruined-chess.html/

AI Is Ruining Chess

https://grantpiperwriting.medium.com/ai-is-ruining-chess-dec100ec6a46

Chess is dead, thanks computers

https://www.chess.com/forum/view/general/chess-is-dead-thanks-computers

How computers are really going to ruin chess.

https://www.chess.com/forum/view/general/how-computers-are-really-going-to-ruin-chess

Chess Is Dead

And we’ve killed it.

https://jangronwald.medium.com/chess-is-dead-8c4a93adbc7c

Quindi è perfettamente inutile che Orsi se la prenda con me, solo perché ho documentato una situazione che è ben nota, anche se in Italia evidentemente c’è chi – come lui – preferisce voltarsi dall’altra parte, e negare l’evidenza.

E non è neppure vero che io lo avrei attaccato personalmente, solo perché ho espresso un’opinione contraria rispetto alla sua.

Io non ho nulla contro Massimiliano Orsi, ed anzi l’ho ringraziato quando – ad esempio – aveva pubblicato i suoi ricordi di Lorenz Drabke, e ci aveva informato sulle circostanze del tragico incidente stradale in cui aveva perso la vita in Germania.

Quindi se qualcuno dice cose che ritengo corrette sono il primo a sostenerle e ad apprezzarle.

Però se Orsi fa affermazioni che non posso condividere, lo dico apertamente: per me si sbaglia.

Faccio un ultimo esempio: molti anni fa avevo espresso critiche alla gestione della FSI dell’allora presidente Gianpietro Pagnoncelli.

E tuttavia, avevo anche in quel periodo elogiato il suo bel gesto di umanità e generosità, quando nell’agosto 2005 aveva interrotto le ferie per andare a Torino d’urgenza, e pagare il funerale al povero Lanfranco Bombelli, che non aveva congiunti che potessero organizzare le sue esequie, e la cui salma era ancora bloccata all’obitorio.

Pagnoncelli avrebbe potuto disinteressarsi al problema e continuare a prendere il sole al mare, ma generosamente decise di farsi carico delle spese e delle incombenze burocratiche del funerale, recandosi per alcuni giorni a Torino.

Voglio ricordarlo ancora, perché non è vero che sono sempre a criticare, e so apprezzare la generosità e la correttezza altrui.

E per quanto riguarda la crisi degli scacchi, posso anche fornire proposte concrete – e non solo critiche – per migliorare la situazione, ma questo sarà oggetto di un futuro articolo.

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