Lev Abramovič Polugaevskij
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Mogilev è una città della Bielorussia nota fin dal XIII secolo come centro commerciale, posta all’incrocio tra le linee di scambio est-ovest e nord-sud. Fece parte della Confederazione polacco-lituana, ma la sua estrema vicinanza al prepotente impero zarista ne facevano un succoso boccone da divorare da parte della Russia la quale, nella persona dello zar Aleksei, a metà del Seicento allungò le mani sulla città: gli ebrei dovevano essere espulsi (erano circa la metà della popolazione) ed i restanti cittadini avrebbero potuto impadronirsi dei beni dei deportati. Le truppe russe giunte in città per conseguire tale risultato non andarono per il sottile; invece di deportare gli ebrei li portarono fuori città e li massacrarono.
Per circa un secolo la città rimase sotto l’influenza russa, anche se nominalmente faceva parte della Confederazione polacco-lituana, fino a quando quest’ultima, alla fine del Settecento, si sgretolò sotto i colpi congiunti di Russia, Prussia ed Austria. Da allora Mogilev divenne una città russa e nel corso della Prima Guerra Mondiale fu sede dello Stato Maggiore zarista e venne ripetutamente visitata dallo zar Nicola nella sua veste di comandante in capo. Crollato il fronte, la città subì un breve periodo di occupazione tedesca, per poi venire rioccupata dai russi nel 1919 ed inglobata successivamente nell’Unione Sovietica.
La folta minoranza ebraica si ricompose, e fu proprio in seno a tale minoranza che nacque, il 20 novembre 1934, Lev Abramovich Polugajevski. In giovane età apprese gli scacchi, ma, a differenza di parecchi suoi coetanei, la sua maturazione nel gioco fu abbastanza lenta; poi, al termine dell’adolescenza, il suo talento letteralmente esplose, grazie ad un approfondito studio delle aperture ed alla sua capacità di mantenere un’estrema tensione nel medio gioco, fondata su raffinate capacità tattiche.
Nel 1956, a ventidue anni, Polugajevski figurava nel tabellone della finale del Campionato assoluto dell’Unione Sovietica. Il suo stile di gioco, aggressivo e combattivo, denso di complicazioni tattiche, gli procurò un 5°-7° posto in compagnia di Ratmir Kholmov e di un giovane di Riga del quale si diceva un gran bene, Mikhail Tal, anch’egli votato all’esasperazione tattica delle posizioni.
Nel ’59 la Federazione sovietica, come sua abitudine, decise di testare le capacità del venticinquenne Polugajevski in un torneo internazionale, e lo inviò a Marjanske Lazne, località dalla quale Polugajevski tornò vincitore assoluto con 11 1/2 su 15. Il campo non era agguerritissimo, ma il risultato finale non lasciava dubbi: Polugajevski stava entrando a buon diritto nel lotto dei pretendenti al titolo assoluto dell’URSS, cosa confermata dal suo piazzamento al sesto posto nel Campionato URSS, vinto da Petrosjan.
Nel 1960 Polugajevski è quinto assoluto nel Campionato URSS vinto da Korchnoi, e si lascia alle spalle parecchi grossi nomi dello scacchismo sovietico (Averbakh, Smyslov, Taimanov, Spasski, Bronstein… e nel 1961 partecipa ad entrambi i Campionati URSS giocati quell’anno: in quello di febbraio, vinto da Petrosjan, ottiene un soddisfacente 10 1/2 su 19, mentre in quello di dicembre è secondo assoluto, ad appena mezzo punto dal vincitore Boris Spasski. E’ ormai una stella di prima grandezza, e la Federazione sovietica lo invia al torneo di Mar del Plata del 1962, dal quale torna vincitore, ed a quello dell’Avana dello stesso anno, dove giunge secondo (ex aequo con Spasski) a mezzo punto dal vincitore Najdorf.
Nel 1965 Polugajevski sfiora nuovamente il successo pieno al Campionato dell’Unione Sovietica, giungendo secondo ad appena mezzo punto dal vincitore Leonid Stein. Nel 1966-67 si piazza a metà classifica, togliendosi tuttavia la soddisfazione di battere il vincitore Stein nell’incontro diretto. A dicembre del ’67, per celebrare il 50° anniversario della Rivoluzione, la Federazione sovietica organizza un Campionato assoluto con una formula da tutti criticata: svizzero a 13 turni con 130 partecipanti, e con 10 punti Polugajevski lo vince. Mikhail Tal, giunto anch’egli a 10 punti, commentò sarcasticamente: “Il sistema svizzero è ottimo: spero lo si possa adottare anche per il centenario della Rivoluzione”.
Il valore assoluto di Polugajevski viene confermato nel successivo Campionato URSS (Alma Ata), dove chiude al primo posto in compagnia di Zaicev, battendo poi quest’ultimo nel match di spareggio (3 1/2 a 2 1/2). Nell’autunno del ’69 Polugajevski è nuovamente primo a pari merito con Tigran Petrosjan, appena detronizzato da Boris Spasski, ma viene battuto dall’ex campione mondiale nel match di spareggio. L’anno seguente viene schierato in quarta scacchiera a Belgrado, nel famoso match URSS – Resto del Mondo. Il torneo IBM di Amsterdam del giugno 1972 vede Polugajevski primo assoluto, imbattuto (12 su 15), con un punto di vantaggio su Korchnoi, anch’egli imbattuto.
Nel 1973 a Petropolis, si gioca l’Interzonale, vinto dal brasiliano Mecking con mezzo punto di vantaggio su di un terzetto composto da Polugajevski, Geller e Portisch. Escluso il secondo in seguito ai match di spareggio tenutisi a Portorose, Polugajevski non fu fortunato nel sorteggio per i quarti di finale; gli toccò come avversario Anatoli Karpov, dal quale venne battuto. Non fu la sola occasione nella quale fu tra i Candidati; nel ’77 e nell’ ’80 giunse alle semifinali, ed in entrambi i casi venne poi eliminato da Korchnoi. Al Campionato URSS del 1976, vinto dal neo campione mondiale Anatoli Karpov, Polugajevski fu terzo (ex aequo con Petrosjan), ad un punto e mezzo dal vincitore.
E’ inutile scorrere l’elenco dei suoi successi senza considerare quella che era la sua personale filosofia scacchistica, che si comprende analizzando alcune delle sue migliori partite e leggendo i suoi scritti, soprattutto La preparazione di un Grande Maestro, opera nella quale, con grande lucidità, spiega la sua visione del gioco. Profondo conoscitore delle aperture ed analista minuzioso e scrupoloso, lavorò con Spasski quando quest’ultimo stava per affrontare per la seconda volta Petrosjan. Una sua famosa partita del 1969, nella quale battè Mikhail Tal, viene citata dallo stesso Polugajevski che riferisce che le sue analisi erano giunte, in fase di preparazione, fino alla 25° mossa verificatasi in partita. Per inciso, il punteggio totale di Polugajevski nei confronti di Tal, è di 8 a 2…
Propose la “sua” variante della Siciliana, riconoscendo tuttavia con la massima obiettività che, in entrambe le varianti principali (10. De2 oppure 10.e:f6), il Bianco ha una posizione migliore. Il suo “perfezionismo” in fase di analisi è spiegato da questo suo giudizio: ” Il novanta per cento di tutti i libri di scacchi li aprite alla prima pagina per poi richiuderli immediatamente senza mai più riaprirli. Spesso vedete libri che sono stati scritti in un mese. Non mi piace. Per scrivere un libro dovete impiegare come minimo un paio d’anni, oppure non scriverlo affatto”.
E’ questa, a mio avviso, la chiave di comprensione degli “scacchi di Polugajevski”. In anni nei quali l’aiuto dei computers era ancora di là da venire, egli si inoltrò nei meandri dell’Ortodossa, della Siciliana e di altre aperture con analisi domiciliari di estrema profondità. Le sue “previsioni di finale” (come ho già avuto modo di citare) rimangono una pietra miliare nella Storia degli scacchi moderni. Resta, per sempre, la sua raffinatezza tattica, esemplarmente illustrata dalla sua vittoria contro Smyslov a Mosca nel ’79.
Nel 1994 la Federazione di scacchi argentina, in occasione del 60° compleanno di Lev Polugajevski, organizzò a Buenos Aires un torneo tematico sulla Siciliana (Polugajevski alcuni anni prima aveva dato alle stampe il suo Il labirinto Siciliano, una dettagliata panoramica sulla difesa che da decenni coinvolgeva Grandi Maestri come Fischer, Geller, Tal, Spasski, ecc.). Si sperava nella partecipazione dello stesso festeggiato, ma da tempo i medici avevano pronunciato un verdetto fatale: Polugajevski aveva un tumore al cervello e non era in grado di partecipare ai festeggiamenti in suo onore. Morì il 30 agosto 1995.