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Blindfold chess

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ovvero…Scacchi alla cieca: un’esplorazione nel mondo enigmatico della mente

Immaginate di affrontare un campione di scacchi che non guarda la scacchiera. Non perché sia distratto o svogliato, ma perché sfida i propri limiti in uno spettacolo di memoria e strategia che ha affascinato il mondo per secoli. Il gioco degli scacchi rappresenta da sempre una sfida intellettuale per milioni di persone in tutto il mondo, ma esiste una variante di questo nobile gioco che spinge i confini della capacità cognitiva umana fino a limiti apparentemente impossibili: gli scacchi alla cieca.
Noto al pubblico anche con il termine moderno “blindfold chess”, non sono semplicemente una specialità per giocatori stravaganti, ma una disciplina mentale rigorosa che ha affascinato e stupito appassionati e studiosi nel corso della storia.
Chiariamo una cosa: il gioco degli scacchi può essere praticato ovviamente anche da persone affette da disabilità visive, si chiama “blind chess”, una competizione ufficiale con regole ed eventi dedicati. Esiste anche un Campionato Mondiale Individuale di Scacchi per Ciechi e Ipovedenti dell’IBCA, che si rivolge a giocatori con effettive disabilità visive che utilizzano scacchiere tattili appositamente adattate, dove le case nere sono leggermente rialzate e i pezzi sono dotati di perni per essere fissati alle case. Anche gli orologi sono particolari in quanto hanno funzioni vocali per segnalare il tempo trascorso.
A differenza degli scacchi alla cieca, dove il contatto fisico con i pezzi è proibito, i giocatori con disabilità visive possono toccare i pezzi e la scacchiera per orientarsi. Gli scacchi alla cieca sono una sfida autoimposta per giocatori vedenti, mentre il “blind chess” è un adattamento del gioco per coloro che hanno una reale disabilità visiva.
Quali sono le regole che contraddistinguono gli scacchi alla cieca? Qual è la storia di questa arte scacchistica? Chi sono stati i giocatori più celebri e quali record hanno realizzato? Quali le tecniche e le strategie mentali utilizzate dai campioni? Senza alcuna pretesa di completezza, cercheremo di rispondere a queste e altre domande, esplorando il mondo affascinante di questa peculiare modalità.
Giocare a scacchi alla cieca è come pilotare un’autovettura a occhi chiusi seguendo un preciso itinerario mentale: si muovono i 32 pezzi su 64 caselle senza mai vedere né toccare la scacchiera. Tutto avviene nella mente del giocatore, che deve costruire e aggiornare una mappa perfetta ad ogni mossa. La singolare sfida risiede proprio in questa astrazione del gioco dal suo supporto fisico, attraverso la rappresentazione delle varie posizioni che si raggiungono.
Avete mai chiuso gli occhi durante una partita per calcolare meglio una combinazione? In quel momento, stavate sperimentando ciò che i maestri della cieca fanno per ore a volte con una benda sugli occhi: creare un mondo scacchistico parallelo, puramente mentale, dove i pezzi si muovono ubbidienti al comando del pensiero. Il più delle volte noi comuni mortali riusciamo (con grande fatica) a “vedere”, dopo la prima mossa, le successive due o tre con qualche sottovariante elementare, ma poi siamo costretti a fermarci perché le scelte (nostre e del nostro avversario) si moltiplicano, i “rami” si infoltiscono e la confusione mentale diventa caos ingestibile. Il compito è relativamente più facile quando le varianti da analizzare sono forzate (ad esempio: c’è una sola mossa per evitare il matto) ma abbiamo pur sempre la scacchiera davanti e partiamo da una posizione che i nostri occhi hanno esaminato a lungo.
Per comprendere la difficoltà di giocare l’intera partita alla cieca, immaginate di dover iniziare fin dalla prima mossa senza vedere nulla e, giunti nel mediogioco, calcolare un complesso sacrificio!
I grandi campioni hanno sviluppato tecniche per superare queste difficoltà. Quando Magnus Carlsen, il Mozart degli scacchi moderni, distoglie improvvisamente lo sguardo dalla scacchiera e fissa il vuoto, non sta snobbando il suo avversario come qualche sprovveduto buontempone potrebbe supporre, ma si sta semplicemente concentrando su profondi calcoli mentali. Come lui, il leggendario campione ucraino Vasyl Ivanchuk a volte sembra perdersi nel nulla, mentre in realtà chiude gli occhi e “vede” con maggiore lucidità il movimento dei pezzi. E ricordate come Beth Harmon, protagonista immaginaria della nota serie TV la Regina degli Scacchi, osserva la scacchiera lassù, disegnata dalla sua mente sul soffitto?
Ciò accade spesso in momenti cruciali della partita. I campioni adoperano questa tecnica, ad esempio, quando occorre predisporre in modo ottimale i pezzi secondo schemi tante volte studiati durante la preparazione oppure ideare un piano di gioco una volta terminata l’apertura. Calcolare le varianti e pianificare le strategie senza vedere la scacchiera è un’abilità essenziale.
Si resta poi sbalorditi nell’osservare i grandi giocatori che, al termine della partita (blitz, rapid o a tempo lungo poco importa) senza alcuna necessità di ricostruire sulla scacchiera la posizione, analizzano con gli avversari i momenti salienti della sfida. Li vediamo spesso discutere tra loro fissando il vuoto e rispondendo alle reciproche domande: “dimmi, dov’è che ho sbagliato?”, oppure: “se avessi giocato quella certa mossa tu cosa avresti risposto?”, o ancora: “avrei fatto bene, secondo te, a prendere quel cavallo in d3 quando tu hai giocato Af3?” e poi inizia l’analisi serrata a bassa voce e a gesti, salvo poi attendere il giudizio finale della cassazione e cioè il motore scacchistico nell’analisi casalinga.
Se siete stanchi di discorsi teorici, vuol dire che è giunto il momento di vedere qualche campione del gioco alla cieca in azione.
Il giovane prodigio indiano Praggnanandhaa, differenza dei suoi coetanei che a 16 anni si destreggiavano tra videogiochi e social media, a quell’età si cimentava con complicati puzzle scacchistici senza guardare la scacchiera. In questo video, pungolato da un noto blogger, lo ammiriamo mentre, sorridente, risolve alla cieca posizioni difficili in un batter d’occhio:

Molti di noi comuni mortali avrebbero avuto bisogno di un bel po’ di tempo per memorizzare le posizioni iniziali degli esercizi, figurarsi trovare le soluzioni in un paio di secondi….
Oggi ‘Praggna’ è tra i possibili sfidanti al trono mondiale: coincidenza? Probabilmente no.
Ancora un altro esempio? Ecco, in questo video vediamo tre grandi campioni: Carlsen, Nakamura e Firouja risolvere alla cieca, in un tempo limitato e quasi per gioco, alcuni complessi puzzle scacchistici in sequenza.

Ricordiamo che tutte le regole standard degli scacchi rimangono pienamente valide negli scacchi alla cieca. L’obiettivo finale rimane lo stesso: dare scaccomatto al re avversario. Ciò che cambia radicalmente è il modo in cui i giocatori percepiscono e interagiscono con i pezzi. Rispetto agli scacchi tradizionali, dove la vista e il tatto guidano le mosse, negli scacchi alla cieca la mente diventa l’unico campo di battaglia. Questa transizione dal regno fisico a quello puramente mentale evidenzia la straordinaria adattabilità della cognizione umana.
In una partita alla cieca la comunicazione tra i giocatori avviene attraverso l’uso della notazione algebrica standard. Ogni mossa viene annunciata verbalmente, ad esempio “cavallo da g2 in f3” e l’avversario risponde allo stesso modo.
Ma lo stupore diventa incredulità quando leggiamo di simultanee alla cieca tenute da un maestro contro una moltitudine di dilettanti: ovvero uno contro dieci, venti, trenta avversari, una mente che memorizza decine di posizioni contemporaneamente e passa da una all’altra con disinvoltura riuscendo a vincere (capita spesso) anche tutte le partite!

A quale epoca risalgono le prime notizie sugli scacchi alla cieca? Ebbene, già nel VII secolo d.c., quando l’Europa era all’inizio del Medioevo, Sa’id bin Jubair – un seguace di Maometto – giocava partite senza vedere la scacchiera, dando vita a una leggenda che si sarebbe tramandata per secoli. Immaginate: cavalieri dell’Asia centrale che, attraversando deserti infiniti, si sfidavano a scacchi gridandosi le mosse senza mai vedere un pezzo!
Con il passare del tempo, il gioco degli scacchi alla cieca divenne popolare come mezzo per i maestri di scacchi di concedere un handicap agli avversari più deboli o semplicemente per esibire la propria superiorità.
Nel XVIII secolo, André Danican Philidor stupì il pubblico con le sue simultanee alla cieca, affrontando con successo fino a tre avversari contemporaneamente a Parigi e a Londra. La sua capacità di giocare più partite senza vedere la scacchiera lasciò il pubblico sbalordito e affascinato.
Nel XIX secolo, Paul Morphy portò gli scacchi alla cieca alla ribalta con la sua impressionante simultanea contro otto dei più forti giocatori di Parigi nel 1858, vincendo sei partite e pareggiandone due. Le imprese di Morphy contribuirono a rendere gli scacchi alla cieca un fenomeno popolare. Altri maestri di spicco di questo periodo includono Louis Paulsen, Joseph Henry Blackburne (soprannominato “La Morte Nera”, che giocò fino a 16 partite simultaneamente) e Wilhelm Steinitz, il primo campione del mondo di scacchi. Questi maestri spesso utilizzavano le esibizioni alla cieca come fonte di guadagno. Ellen Gilbert è nota come una delle prime giocatrici di scacchi alla cieca negli anni 1870.

Il XX secolo divenne l’era dei record. Dal pioniere americano Harry Nelson Pillsbury (20 partite alla cieca in simultanea nel 1900) al leggendario Alexander Alekhine (32 partite nel 1934), la sfida era sempre la stessa: spingere la mente umana oltre i suoi limiti apparenti. Il salto di qualità arrivò con Miguel Najdorf che negli anni ’40, spinto dal disperato tentativo di comunicare con la famiglia durante la Seconda Guerra Mondiale, giocò ben 45 partite simultanee alla cieca, stabilendo un record che resistette per decenni.
Oggi il record mondiale appartiene a Timur Gareyev, che nel 2016 ha battuto ogni predecessore: 48 partite simultanee alla cieca, giocate mentre pedalava su una cyclette per oltre 19 ore a Las Vegas. Non solo una prova di memoria, ma anche di resistenza fisica! Curiosamente, mentre in Occidente si celebravano questi record, in Unione Sovietica le simultanee alla cieca furono ufficialmente bandite nel 1930, in quanto considerate pericolose per la salute mentale dei giocatori. Persino il grande Mikhail Botvinnik metteva in guardia i suoi allievi dall’eccessiva pratica di questa disciplina, ma in verità il “Patriarca” detestava anche le partite blitz considerandole diseducative per il progresso dei giovani scacchisti.
Anche grandi maestri dell’era moderna, come Vladimir Kramnik, Viswanathan Anand, Alexei Shirov, Alexander Morozevich e Magnus Carlsen hanno dimostrato notevoli capacità nel gioco alla cieca, in particolare nel Torneo Amber che era dedicato a questa modalità con una particolare formula di gioco.
Qui vediamo un giovanissimo Magnus Carlsen all’opera in un video di qualche anno fa in una simultanea alla cieca:

Carlsen è dotato di una prodigiosa memoria scacchistica. Egli è in grado di ricordare (ha superato molti test al riguardo) qualunque posizione non solo di tutte le partite che ha giocato, anche molti anni prima, ma anche di tutte quelle che ha visto e studiato: una volta esaminata una posizione egli è in grado di indicare i giocatori, l’anno, il torneo e le mosse successive. Semplicemente sbalorditivo!
Quali sono i metodi più diffusi per apprendere questa prodigiosa tecnica? I giocatori spesso iniziano familiarizzando con i colori delle case e le coordinate. Gli esercizi includono l’identificazione del colore di una casa specifica, la pratica di percorsi mentali per i pezzi e la visualizzazione di linee di apertura comuni. Con la pratica, i giocatori sviluppano una forte “consapevolezza della scacchiera” e la capacità di riconoscere schemi e tattiche mentalmente.
Gli scacchi alla cieca, come d’altronde anche gli scacchi classici, richiedono un notevole sforzo cognitivo, coinvolgendo memoria (sia a breve che a lungo termine), visualizzazione spaziale, attenzione, concentrazione e riconoscimento di schemi. Nel “blindfold chess” lo sviluppo di queste funzioni cognitive è significativamente maggiore rispetto agli scacchi tradizionali. Non sorprende che il gioco alla cieca sia considerato come più stancante del gioco classico.
Quali capacità occorre sviluppare per eccellere in questa specialità? Eccone alcune ritenute fondamentali (che valgono anche per gli scacchi classici):

  • Raggruppare le informazioni in unità significative (ad esempio, una sequenza di mosse in un’apertura o un tipico schema di attacco) per ridurre il numero di elementi da ricordare (Chunking)
  • Collegare nuove informazioni a conoscenze preesistenti (ad esempio, una nuova variante di apertura a una già nota).
  • Rivedere le informazioni a intervalli crescenti per rafforzare la memoria a lungo termine.
  • Creare immagini mentali chiare e dettagliate delle posizioni e delle mosse.

La memoria gioca un ruolo cruciale nel ricordare la posizione dei pezzi e la sequenza delle mosse. Alcuni giocatori, come Timur Gareyev, utilizzano nelle simultanee la tecnica del “Palazzo della Memoria” o “Metodo dei Loci” per ricordare più stati di gioco. Questa tecnica consiste nell’associare le mosse e le posizioni dei pezzi a luoghi spaziali familiari. Altri ausili mnemonici includono la creazione di storie basate sulla situazione della scacchiera o l’associazione di case specifiche con mosse di apertura.
In sintesi, ciò che definiamo “memoria fotografica”, è il risultato di sofisticate tecniche di visualizzazione spaziale dinamica, astrazione, compartimentalizzazione e un’efficiente gestione della memoria di lavoro, sviluppate attraverso anni di pratica e studio.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i maghi degli scacchi alla cieca e gli scacchisti in genere non hanno necessariamente una memoria sovrumana in senso assoluto. Il loro segreto? È come se il cervello di questi campioni avesse sviluppato un super-potere specifico: vedere pattern e schemi dove noi vediamo solo pezzi sistemati a casaccio.
Un aspetto intrigante è che molti maestri riferiscono di non visualizzare immagini chiare della scacchiera o dei pezzi, ma di affidarsi a una conoscenza astratta e alla comprensione delle relazioni tra i pezzi. Alcuni studi non hanno riscontrato differenze statisticamente significative tra le partite rapide e quelle alla cieca in termini di frequenza degli errori, suggerendo che il carico cognitivo aggiuntivo del gioco alla cieca potrebbe non portare necessariamente a una diminuzione della qualità del gioco.
Vediamo adesso cosa pensa Luca Moroni, Grande Maestro e pluricampione italiano assoluto, sui processi mentali dello scacchista: “Quando muovo un pezzo nella mia mente, la sua posizione originale quasi svanisce” – rivela in una recente e interessante intervista pubblicata su Youtube:

Apprendiamo dalle sue parole che la memoria visiva, basata sulla capacità di visualizzare e mantenere immagini mentali dettagliate delle scacchiere associata a una profonda comprensione delle dinamiche del gioco sono elementi imprescindibili per progredire negli scacchi.
Altra peculiarità è data dal fatto che, invece di ricordare ogni singola casella e pezzo come entità separate, i giocatori esperti tendono ad astrarre la posizione in termini di relazioni tra i pezzi, strutture pedonali e potenziali minacce o opportunità. La pratica costante e l’esperienza accumulata trasformano queste capacità in processi in gran parte automatici, permettendo ai giocatori di alto livello di eseguire imprese mnemoniche apparentemente straordinarie.
Luca Moroni racconta che quando gioca alla cieca o quando immagina una partita nella sua mente, visualizza una scacchiera bidimensionale, con gli stessi colori di quella che adopera quando studia o gioca su un computer e questa abitudine è probabilmente legata alla sua familiarità con l’analisi e il gioco online.
Un aspetto cruciale evidenziato dal nostro campione è che la memoria prodigiosa degli scacchisti è strettamente legata alla comprensione e al significato delle posizioni. Quando i pezzi sono disposti in modo casuale, senza seguire i pattern tipici del gioco, la memoria di un maestro può confondersi e perdere punti di riferimento fondamentali.
Cosa caratterizzano i cosiddetti pattern? Moroni spiega che si possono considerare schemi tipici che si ripetono in migliaia di partite. Quando un avversario gioca in modo completamente casuale, questi elementi saltano e diventa più difficile ricordare la posizione.
L’importanza dell’allenamento è cruciale; quando è impegnato in simultanee contro decine di avversari Moroni afferma di ricordare il punto in cui ha lasciato ogni partita e riconosce immediatamente la scacchiera al suo ritorno. Questa capacità di visualizzazione, grazie all’allenamento e alla pratica quotidiana, diventa spontanea e automatica e ciò gli consente di rendersi conto dell’ultima mossa giocata dall’avversario anche se non l’ha vista eseguire.
Alla fine di una simultanea egli è in grado di ricostruire l’intera partita giocata se gli viene chiesto un’analisi: un G.M., infatti, non memorizza solo la posizione finale, ma anche tutta la sequenza di mosse.

Anche ciò che avviene nel corso di una simultanea (pensiamo alla visualizzazione di una cinquantina o più scacchiere disposte attorno al maestro) è davvero straordinario. Ciò che occorre è saper creare punti di riferimento mentali associati a ciascuna scacchiera o avversario. Potrebbero essere le caratteristiche dello stile di gioco dell’avversario, la disposizione dei pezzi in una fase iniziale della partita, o persino dettagli ambientali. Occorre, in altre parole far sì che ogni scacchiera venga trattata come uno spazio di lavoro mnemonico distinto. Questo richiede una forte capacità di compartimentalizzazione delle informazioni per evitare interferenze tra le diverse partite.
Oltre alle esibizioni record, esistono anche competizioni dedicate agli scacchi alla cieca. Il Torneo Amber, tenutosi annualmente dal 1992 al 2011, combinava partite rapide e alla cieca tra i migliori giocatori del mondo. Il Blindfold Chess World Cup di Bilbao è stato un altro esempio di competizione di alto livello in questa disciplina. Inoltre, piattaforme online come Chess.com e Lichess offrono la possibilità di giocare partite alla cieca e ospitano tornei dedicati.
Le regole della FIDE e della US Chess Federation forniscono linee guida per il gioco degli scacchi tra giocatori vedenti e non vedenti, ma non esistono regole specifiche a livello internazionale per gli scacchi alla cieca tra giocatori vedenti.
Oltre alla forma classica, esistono diverse varianti degli scacchi alla cieca. È possibile giocare partite blitz o rapide alla cieca online. Gli scacchi alla cieca in tandem coinvolgono due giocatori che collaborano alle mosse senza vedere la scacchiera, richiedendo una forte comunicazione e visualizzazione condivisa.
Esistono anche sfide meno comuni, come giocare a Chess960 (scacchi freestyle o Fischer random) alla cieca.
Ecco un esempio divertente che vede protagonisti il N° 1 al mondo Magnus Carlsen e una famosa scacchista e blogger, Anna Cramling:

In conclusione, il gioco degli scacchi alla cieca rimane una delle più straordinarie testimonianze del potenziale cognitivo umano. Questa disciplina, che fonde rigore mentale, memoria prodigiosa e pensiero strategico acuto, continua ad affascinare e ispirare.
Gli scacchi alla cieca non sono solo una disciplina sportiva o un’esibizione di abilità mentale – sono una finestra sul potenziale nascosto della mente umana. Quando Timur Gareyev pedala su una cyclette per 19 ore giocando 48 partite simultanee alla cieca, non sta solo battendo un record: sta ridefinendo ciò che consideriamo possibile per il cervello umano. In un’epoca di intelligenze artificiali e computer quantistici, gli scacchi alla cieca ci ricordano che il più potente e misterioso computer rimane ancora quello racchiuso nella nostra testa.

Per chi desidera approfondire il tema degli scacchi alla cieca, segnaliamo, senza alcuna pretesa di esaustività:
“Cognitive Chess: Improving Visualization and Calculation Skills” di Konstantin Chernyshov , una guida pratica per sviluppare le abilità mentali necessarie per gli scacchi alla cieca.
Anche “Blindfold Opening Visualization: 100 Chess Puzzles” e “Blindfold Endgame Visualization” di Martin B. Justesen offrono esercizi mirati per migliorare la visualizzazione in specifiche fasi del gioco.
Su Youtube, poi, troverete un’infinità di video postati da giocatori più o meno esperti che promettono di insegnare i segreti degli scacchi alla cieca attraverso qualche breve lezione.
Internet offre una vasta gamma di risorse online. Siti web come blindfoldchess.net forniscono informazioni dedicate all’argomento. Chess.com offre una modalità alla cieca, uno strumento per l’allenamento della visione e un club dedicato agli scacchi alla cieca. Lichess offre anche una modalità alla cieca e strumenti per l’allenamento delle coordinate. Altri siti utili includono ChessInsights.org, NoirChess.com e playchessup.com. Esiste anche il Blindfold Chess Podcast per chi preferisce l’apprendimento audio.

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