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il più forte di tutti i tempi è…

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ovvero: i cicli dei campioni del mondo…

Bobby Fischer e Javier Sotomayor vs. Garry Kasparov e Mutaz Barshim

Uno degli argomenti di cui più si discute riguarda l’annosa questione: chi è stato il campione del mondo di scacchi più forte in assoluto?

Su chess.com hanno compilato una classifica dei 10 più forti campioni di ogni epoca, ma naturalmente moltissimi non sono d’accordo, hanno contestato quella classifica, e proposto classifiche alternative.

Alcuni liquidano l’argomento come semplice “discussione da bar”, poiché ritengono sia impossibile paragonare campioni di epoche troppo differenti, che giocarono in tempi in cui la teoria delle aperture era ancora “primitiva” e non disponevano di database, computer, Internet, come i giocatori dopo il 2000.

E questo – dicono – vale per qualsiasi sport: Coppi non aveva le biciclette di Eddy Merckx – e tantomeno di Pogacar o di Van Der Poel – e Jesse Owens non aveva le scarpe di Usain Bolt, o di Marcel Jacobs, e doveva correre sulle piste in terra battuta, e non in materiale sintetico.

Per non parlare dell’alimentazione. Oggi ogni campione sportivo è seguito da team di dietologi e medici che possono consigliare i cibi migliori, e la giusta combinazione di proteine, vitamine, carboidrati, ecc., in preparazione di ogni evento sportivo. Inoltre è ben noto che i campioni di oggi crescono fin da bambini con alimentazioni migliori dei campioni di 70-80 anni fa, e normalmente sono più alti e muscolosi dei campioni del passato.

Insomma, effettivamente è difficile paragonare i record sportivi dei campioni vissuti in epoche tanto diverse.

Tuttavia, per quanto riguarda gli scacchi, e stabilito come criterio fondamentale quello di paragonare ogni campione del mondo con i giocatori della sua epoca, in realtà ritengo sia possibile raffrontare le prestazioni di giocatori anche di epoche molto lontane, utilizzando alcuni rigorosi criteri di analisi.

In primo luogo partiamo da una constatazione che credo sia condivisibile da chiunque: ogni giocatore aveva dato il meglio nel ciclo triennale in cui era riuscito a diventare per la prima volta campione del mondo.

Qui di sotto ho elencato tutti i campioni mondiali, dal 2° dopoguerra in poi.

Non sono stati inclusi i campioni dei precedenti periodi (Steinitz, Lasker, Capablanca, Alekhine, Euwe) non perché non fossero grandi giocatori (lo erano!), ma perché ai loro tempi non esisteva ancora la FIDE (o non aveva abbastanza voce in capitolo), non c’erano regole uniformi, e ogni campione poteva scegliere l’avversario che più gradiva.

Botvinnik

(1946-1948)

Smyslov

(1955-1957)

Tal

(1958-1960)

Petrosian

(1962-1964)

Spassky

(1967-1969)

Fischer

(1970-1972)

Karpov

(1973-1975)

Kasparov

(1984-1986)

Kramnik

(2000-2002)

Anand

(2010-2012)

Carlsen

(2013 – 2015)

In questo elenco non sono stati inclusi tutti i campioni del mondo dal 1948 in poi, e ne sono stati omessi alcuni (es. Kasimdzhanov, Ponomariov, Topalov, Khalifman, Ding, Gukesh) che lo erano diventati solo per 1 anno, e attraverso selezioni meno lunghe e faticose rispetto a quelle “classiche” (interzonali + candidati), oppure in epoche nelle quali gli avversari più forti (es. Kasparov, Kramnik) non partecipavano a quel ciclo, per la nota scissione tra FIDE e PCA.

Un altro punto che alcuni potrebbero ritenere opinabile, è l’avere indicato come periodo migliore, per ogni campione del mondo, solo il triennio in cui aveva conquistato per la prima volta il titolo.

Qualcuno potrebbe obiettare che forse Karpov era più forte ed esperto nel periodo di inizio anni ’80 (quando aveva sconfitto nettamente Korchnoi al mondiale di Merano del 1981) rispetto al periodo 1973-1975, ed anche rispetto al mondiale del 1978 a Baguio.

E qualcun altro potrebbe osservare che Kasparov era più forte ed esperto a fine anni ’80 e negli anni ’90, che non nel triennio 1984-1986.

Sicuramente è vero che tanto Karpov quanto Kasparov erano diventati più esperti – e molto superiori ad altri giocatori – negli anni successivi alla prima conquista del titolo.

Tuttavia è anche indiscutibile che lo sforzo psico-fisico agonistico e di preparazione richiesto ad un giocatore per diventare per la prima volta campione del mondo, tra moltissimi giocatori di alto livello, è molto superiore a quello richiesto ad un campione del mondo in carica per mantenere il titolo e vincere grandi tornei.

Ecco perché si può a mio avviso affermare che il periodo migliore di ogni campione del mondo fu quello del triennio in cui conquistò per la prima volta il titolo.

Ma passiamo finalmente ad esaminare la domanda iniziale: chi è stato il campione mondiale più forte in assoluto?

O meglio, tra i tanti cicli triennali, nei quali i giocatori di cui sopra divennero campioni del mondo, ce n’è qualcuno che spicca sopra gli altri, per il livello evidenziato da quel campione?

Come vedremo, credo che a questa domanda si debba rispondere positivamente, e nessun campione del mondo abbia mai mostrato una superiorità paragonabile a quella di Bobby Fischer nel suo “triennio d’oro” del 1970-1972.

SCACCHI E SALTO IN ALTO

Ma per dimostrarlo in modo convincente, vorrei ricorrere al paragone con uno sport apparentemente lontano dagli scacchi, quale il salto in alto in atletica leggera.

Infatti nel salto in alto c’è un campione, il cubano Javier Sotomayor, che è unanimemente ritenuto il più grande saltatore di tutti i tempi, ed è ancora il detentore del record mondiale di 2,45 metri, conseguito a Salamanca in Spagna, nell’ormai lontano 1993, e mai più avvicinato.

Tuttavia, Sotomayor ebbe una carriera agonistica a livelli mondiali relativamente breve. Stabilì il suo primo record mondiale nel 1988, con 2,43 m., per poi conseguire l’attuale record del mondo 5 anni dopo. Ma dopo quel record incredibile Sotomayor non riuscì più a mantenere quei livelli, e negli anni successivi non riuscì più a dominare la scena mondiale e a vincere.

La supremazia assoluta di Javier Sotomayor  è riconosciuta e attestata anche dal fatto che tra i 24 salti più alti di ogni tempo ben 17 sono suoi.

Ma c’è un altro atleta nel salto in alto, il qatariota Mutaz Essa Barshim, che dal 2013 si era imposto al massimo livello nell’alto, in una carriera più che decennale che lo ha visto vincere medaglie olimpiche e campionati mondiali (nel 2021 divise l’oro col nostro Marco Tamberi alle Olimpiadi di Tokio).

Barshim ha un record personale di 2,43, stabilito a Bruxelles nel 2014, a soli 2 cm. dal record di Sotomayor.

Si potrebbe paragonare Sotomayor a Bobby Fischer, e Barshim a Kasparov.

I primi hanno ottenuto record ineguagliabili, sia pure durante una carriera piuttosto breve. I secondi hanno dominato la scena mondiale per oltre 10 anni, ma non hanno raggiunto i livelli di Fischer e Sotomayor.

Quindi possiamo concludere che i 15 anni di supremazia mondiale di Kasparov, dal 1985 al 2000, non valgono i tre anni di supremazia assoluta di Fischer dal 1970 al 1972.

Qualcuno potrebbe chiedere: e Magnus Carlsen?

Non sembra possa competere con Fischer e Kasparov, nonostante il record di Elo (inflazionato) di 2889 punti. In primo luogo perché Carlsen non ha uno score di carriera sopra il 70% dei punti. Carlsen ha realizzato il 68,75% dei punti in tutte le partite giocate, mentre Kasparov ha realizzato il 70,5% dei punti, e Fischer il 71,8%.

Kasparov, Fischer, Alekhine e Capablanca furono i soli 4 campioni del mondo a realizzare più del 70% dei punti in tutte le loro partite. Capablanca realizzò il 70,7% dei punti, mentre Alekhine addirittura il 72,4%.

Peraltro, è vero che Fischer e Capablanca giocarono relativamente poco, attorno alle 700 partite. Ma bisogna considerare che a quei tempi non esisteva Internet, e questo spiega perché i top players di oggi giocano magari più di 5000 partite in carriera, di cui moltissime online, ma anche blitz e rapid, mentre nel passato si giocava quasi esclusivamente a tempo standard.

Ma per tornare a Bobby Fischer, mi pare che la sua superiorità rispetto a Kasparov sia attestata dai seguenti fatti:

Bobby Fischer divenne GM a soli 15 anni (record assoluto all’epoca e per molti anni seguenti), Kasparov solo a 17 anni nel 1980.

– Le 20 vittorie consecutive di Fischer nel 1970-71 (7 all’izt di Palma di Maiorca + 13 nei candidati, contro Taimanov, Larsen e Petrosian) corrispondono ad un performance rating (FIDE) di 3406 punti (!!), un record davvero ineguagliabile per chiunque.

– Né Kasparov, né Carlsen riuscirono mai a stabilire il gap – rispetto ai più vicini avversari – di 125 punti che Fischer aveva stabilito contro Spassky nel 1972 (2785 contro 2660)

– Nei suoi lunghi 15 anni di dominio mondiale (1985-2000) di Kasparov, benché Karpov non sia mai riuscito a batterlo nei loro 5 matches, dal 1984 al 1990, è peraltro vero che la “superiorità” di Kasparov fu davvero risicata e minima.

In 144 partite dei mondiali contro Karpov, Kasparov ne vinse 21, ne perse 19 e vi furono ben 104 patte.

Nelle partite di torneo “classiche” Kasparov conduce su Karpov con 28 vittorie, 20 sconfitte e ben 119 patte.

Infine, nelle partite “rapid” + blitz, Kasparov è in testa con 35 vittorie, 25 sconfitte e 129 patte.

Insomma, anche se Kasparov ha dimostrato di avere un “quid” in più rispetto a Karpov, la sua superiorità è sempre stata minima.

Non dimentichiamo poi che nel loro primo, sfortunato e interminabile match del 1984-85 – interrotto dopo 48 partite – Karpov nelle prime 27 partite conduceva per 5-0 (!), e avrebbe potuto chiudere il match alla 41a partita, sul punteggio “tennistico” di 6-1, se avesse visto la mossa vincente 33. a6!!

In conclusione: Fischer come Sotomayor e Kasparov come Barshim. I primi due dimostrano che nello sport si può ottenere una supremazia assoluta, tale da ritenerli addirittura i migliori di ogni epoca nella loro disciplina, ma inevitabilmente solo per un periodo di tempo limitato. I secondi invece dimostrano che è senz’altro possibile primeggiare a lungo a livello mondiale per 10-15 anni, ma ad un livello di prestazioni inferiori. Ma ci rendiamo comunque conto che sui confronti tra campioni di epoche diverse le discussioni sono inevitabilmente aperte e interminabili, e alla fine ciascuno è libero di pensarla come crede, anche perché mancherà sempre la controprova, cioè la possibilità di un confronto reale tra quei campioni vissuti in epoche diverse.

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