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L’Impero indiano degli scacchi: una dinastia di talenti inarrestabili

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Dopo il Campionato del Mondo di scacchi a tempo classico conclusosi a dicembre 2024, le Olimpiadi di Budapest a settembre e il torneo di Wijk Aan Zee a gennaio, possiamo affermare con certezza che l’India è diventata la nazione leader nel mondo degli scacchi, superando Russia, Cina e Stati Uniti.
Ci troviamo di fronte a un cambiamento epocale destinato a durare negli anni a venire? Oppure è una situazione temporanea, destinata a cambiare nel prossimo futuro? Cerchiamo di rispondere a queste domande.
Tutti gli appassionati sanno che da qualche mese il mondo degli scacchi ha un nuovo re: l’indiano Dommaraju Gukesh. Appena diciottenne, ha conquistato il titolo mondiale il 12 dicembre 2024, sorprendendo tutti e sconfiggendo il più esperto cinese Ding Liren in un match serrato, deciso solo all’ultima partita. Gukesh è così diventato il più giovane campione del mondo di sempre (da quando il titolo è stato riunificato), superando il precedente record del leggendario Garry Kasparov.
Gukesh, diventato Grande Maestro a soli 12 anni (il 15 gennaio 2019), è stato il più giovane vincitore di un torneo dei candidati al titolo mondiale. Il suo punteggio Elo, vicino a 2800, lo proietta nell’olimpo degli scacchi. Al momento, in questa graduatoria è terzo al mondo e molto probabilmente entro quest’anno potrebbe diventare il N° 2 scavalcando Nakamura il quale sta giocando pochissimo nei tornei classici e quindi il suo punteggio è, per così dire, “congelato”.
In cima alla lista regna ancora incontrastato il N° 1 assoluto, l’ex campione del mondo Magnus Carlsen, il quale è sceso a 2833 punti dallo stratosferico livello di 2882 punti raggiunto nell’agosto 2019. Ma Carlsen ha deciso tempo fa, per ragioni personali, di non difendere il suo titolo mondiale dopo dieci anni di incontrastato dominio.
A differenza dell’ex campione cinese Ding Liren, sconfitto a dicembre, Gukesh ha scelto di mettersi subito in gioco e dimostrare al mondo di meritare il titolo assoluto. Questa decisione ricorda quella di Anatoly Karpov che, dopo aver ereditato la corona mondiale da Bobby Fischer (ritiratosi dalle competizioni), partecipò con successo ai principali tornei internazionali, legittimando così il suo titolo.
Anche Gukesh, appena un mese dopo la sua straordinaria vittoria su Ding Liren, ha partecipato ad uno dei tornei storici più importanti del mondo che si è tenuto a Wijk aan Zee (nome ufficiale Tata Steel Chess Tournament, una sorta di Wimbledon scacchistica) affrontando 5 dei primi 10 giocatori al mondo in classifica tra i quali Fabiano Caruana, Nodirbek Abdusattorov, ed i forti connazionali Eirigaisi, Praghnananda, Mendonca e Harikrishna.

Dopo essere stato a lungo in testa alla classifica, Gukesh ha subito una sconfitta all’ultimo turno dal connazionale Erigaisi, già fuori dai primi posti. È stato poi superato negli spareggi blitz da un altro connazionale, il diciannovenne Rameshbabu Praggnanandhaa (“Pragna” per molti commentatori).
Già lo scorso anno, Gukesh aveva sfiorato la vittoria in questo storico torneo, perdendo agli spareggi contro il cinese Wei Yi. Quest’anno, la sconfitta è stata forse ancora più amara: non solo perché arrivata dopo la conquista del titolo mondiale, ma anche perché inflitta da un coetaneo, compagno di squadra nell’India che ha trionfato alle Olimpiadi di scacchi di Budapest 2024.
Si sa, la rivalità è l’anima di ogni sport, soprattutto quando i contendenti sono connazionali, hanno militato nella stessa squadra, si sono allenati insieme e magari sono anche amici. In Italia succede spesso nella scherma femminile, nello sci, nel nuoto, nel ciclismo (e qui non scomodiamo mostri sacri come Bartali e Coppi, o Binda e Guerra, ma pensiamo al dualismo Moser-Saronni, ancora vivo oggi con risvolti molto divertenti) e in tante altre discipline.

Anche negli scacchi professionistici non si sfugge a questa legge. Chi non ricorda le grandi sfide del passato tra Alekine e Capablanca, tra Fischer e Spasski, tra Karpov e Korthnoi, tra Kasparov e Karpov o, di recente, tra Carlsen e Caruana?
Più i giocatori sono diversi per stile di gioco, carattere e idee politiche, più la rivalità, amplificata da media, tifosi e addetti ai lavori, infiamma l’evento, spesso travalicando i confini dello sport e coinvolgendo la personalità e lo stile di vita dei protagonisti.
Essendo Praggnanandhaa uno dei talenti più brillanti espressi dall’India negli ultimi anni, e uno dei favoriti per il titolo mondiale, è facile prevedere che la sua rivalità con Gukesh crescerà rapidamente, fino a un possibile match mondiale nel 2026, se Praggnanandhaa supererà le selezioni e il torneo dei candidati.
Pur conoscendo ancora poco della personalità di questi due giovanissimi campioni, possiamo affermare che il loro stile di gioco sulle 64 caselle è molto diverso. Gukesh ricorda il giovane Anatoly Karpov, forte giocatore posizionale, dallo stile classico nell’impostazione del gioco e nella scelta delle aperture. Al contrario, Praggnanandhaa ha l’istinto dell’attaccante, è un giocatore più aggressivo, alla ricerca dell’iniziativa, a volte geniale nel trovare soluzioni di attacco violente e inattese o manovre difensive originali e brillanti. A volte ricorda il giovane Nakamura o il leggendario Alexei Shirov.

Ciò che più sorprende è la giovane età di questi due campioni, considerando che l’apice della maturità scacchistica (con le dovute approssimazioni) si raggiunge di solito tra i venti e i trent’anni. Quasi tutti i grandi maestri hanno espresso il loro massimo livello in questa fascia d’età (da Fischer a Tal, da Karpov a Kasparov, da Anand a Carlsen, per citarne alcuni), per poi iniziare un lento declino dopo i trenta-trentacinque anni, salvo rare eccezioni.
Al di là di questo dualismo, già evidente in questo inizio 2025, possiamo aspettarci in futuro un dominio assoluto dell’India nel mondo degli scacchi?
Questa possibilità è tutt’altro che da escludere, considerando che alle spalle di questi due campioni ci sono altri grandi giocatori indiani come Arjun Erigaisi (ventunenne con 2801 punti ELO), Vidit Santosh Gujrathi e Nihal Sarin, appena ventenne e tornato ai livelli del 2023, quando molti lo consideravano un futuro membro della Top Ten mondiale.
L’India vanta una solida tradizione scacchistica e una cultura che valorizza il nobil giuoco. La figura di Viswanathan Anand, primo campione del mondo indiano, ha ispirato le nuove generazioni, portando nel corso degli anni all’affermazione di numerosi forti grandi maestri, tra cui ricordiamo: Pentala Harikrishna, Parimarjan Negi e Krishnan Sasikiran.

Il leggendario Anand, oggi cinquantaquattrenne, nel 1988 diventò il primo GM indiano. Oggi l’India ne conta una trentina.
Già fortissimo negli anni ’80, Anand fu campione del mondo FIDE dal 2000 al 2002 e campione del mondo assoluto dal 30 settembre 2007 al 22 novembre 2013, quando fu superato da Magnus Carlsen nel corso di una memorabile sfida. Nel corso della sua lunga carriera, non ancora conclusa, ha vinto un impressionante numero di tornei.
La federazione scacchistica indiana ha giocato un ruolo cruciale nel promuovere gli scacchi ricevendo finanziamenti per sostenere i giocatori e organizzare tornei di alto livello. Ha stanziato fondi per preparare i giovani campioni in vista delle competizioni internazionali e gli scacchi sono diventati parte integrante del sistema educativo indiano.
Gukesh dovrà difendersi anche da agguerriti avversari di diverse nazionalità. Basti pensare al talento uzbeko Nodirbek Abdusattorov, al franco-iraniano Alireza Firouzja, all’americano Hans Niemann, al tedesco Vincent Keymer, tutti in costante ascesa. Al momento, però, Gukesh e Praggnanandhaa sembrano avere una marcia in più rispetto agli altri campioni.
Gukesh, il campione del mondo, nonostante la sua giovane età è già una certezza assoluta. Nelle partite a tempo lungo esprime un livello di gioco altissimo, mantenendo concentrazione e lucidità anche dopo molte ore di gioco e affrontando con ammirevole freddezza ed energia i momenti cruciali della partita. Può definirsi un giocatore universale, forte in attacco e bravo in difesa, come lo erano Boris Spassky e Anatoly Karpov nei loro anni migliori.

Praggnanandhaa, fortissimo nel gioco rapid e blitz, è meno regolare del connazionale, ma, come ha dimostrato al recente torneo di Wijk aan Zee, non molla mai e combatte con grinta e determinazione fino all’ultimo pedone.
Ecco alcune splendide partite giocate da questi due campioni, durante il recente torneo Tata Steel, che illustrano la loro forza e il loro stile di gioco:

Gukesh, nella prima di queste partite contro Leon Mendonca (anch’egli forte GM indiano dicianovenne) gioca una classica Ruy Lopez. Lentamente riesce a comprimere la posizione dell’avversario prendendo di mira le sue debolezze (il pedone arretrato in d6 e quello in b5) e poi, manovrando con maestria i pezzi, fa irruzione nella posizione nemica costringendo in poche mosse l’avversario all’abbandono.
Nella seconda partita, questa…

giocata contro il forte G.M. Vincent Keymer, una Nimzoindiana variante Rubinstein, Gukesh sfrutta ogni imprecisione dell’avversario per entrare in un finale superiore che conduce con grande tecnica e sicurezza fino alla vittoria finale.
Vediamo adesso come si esprime il talento del suo rivale. Ecco una splendida vittoria di Pragna al penultimo turno del torneo contro il russo Alexei Sarana:

In un “tranquillo” gambetto di donna rifiutato, viene fuori una posizione con arrocchi eterogenei ed emerge il gioco brillante di Pragna che non si fa pregare due volte per attaccare il Re Nero. Infatti, sacrifica prima il cavallo e poi la donna in b7 dando matto con una splendida combinazione finale.
Anche nella prossima spettacolare partita contro Fabiano Caruana, Pragna, ancora una volta in un gambetto di donna rifiutato con arrocchi eterogenei, ma stavolta con i colori neri, conduce un formidabile attacco e in situazione di reciproco zeitnot, costringe all’abbandono l’italo-americano, N° due della classifica mondiale prima di questo torneo.
Ecco infine:

la partita conclusiva, la terza del tie-break, che ha assegnato la vittoria finale a Pragna nel torneo di Wijk Aan Zee.
Permettetemi ora un breve ricordo personale. Un tempo, i grandi tornei internazionali non prevedevano spareggi così concitati, con partite blitz a 3+2 che poco hanno a che vedere con il gioco a tempo lungo. La vittoria poteva essere assegnata anche a pari merito.
Non saprei dire se questi tie-break siano stati introdotti per spettacolarizzare i tornei, per l’inadeguatezza degli spareggi tecnici o per altre esigenze organizzative. Indubbiamente, in questo modo emerge sempre un vincitore, ma tutto si decide in pochi minuti, come ai rigori nel calcio.
Alla fine, lo sconfitto, dopo lunghe battaglie e tanta fatica, pur avendo concluso il torneo a pari merito con il vincitore, non compare nell’albo d’oro. Sono le leggi dello sport moderno, dove tutto è spettacolo, sponsor, frenesia e ricchi premi.
Infine, una curiosità: Praggnanandhaa non è l’unico scacchista di successo in famiglia. Sua sorella maggiore, Vaishali Rameshbabu (nata il 16 giugno 2001), ha recentemente ottenuto il titolo di Grande Maestro FIDE e ha conquistato notevoli successi internazionali, tra cui la vittoria nel Grand Swiss Femminile 2023.
Vaishali è anche la prima donna, insieme a suo fratello (nel torneo maschile), a essersi qualificata per il Torneo dei Candidati, un risultato che rende la loro coppia unica nella storia degli scacchi.
Il prossimo grande appuntamento scacchistico è il torneo Internazionale di Praga, una competizione di alto livello che vedrà la partecipazione di numerosi GM, tra cui Praggnanandhaa, Keymer, Wei Yi, Aravindh e Navara. Nelle prossime settimane si aggiungeranno sicuramente altri nomi di spicco.
Insomma, la sfida al trono di Dommaraju Gukesh è appena iniziata e promette scintille.

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