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il mio ricordo di Hübner

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Vidi Robert Hubner per la prima volta nel 1968 al Campionato Mondiale degli studenti a Ybss.
Giocava nella squadra della Repubblica Federale Tedesca in seconda scacchiera dietro a Pfleger ed entrambi erano già noti per i loro risultati; ho scritto vidi e non conobbi perché non avemmo occasione di scambiarci parola, la sua squadra era nel secondo girone eliminatorio e naturalmente entrò nel primo girone finale, noi nel primo eliminatorio e nel terzo finale.
I suoi risultati furono ottimi, la GFR arrivò seconda alla pari con URSS a 24½ su 36, ma il titolo andò ai sovietici per spareggio tecnico; lui fu la miglior seconda scacchiera con un rotondo 8 su 10. Sarebbe stato il miglior risultato individuale del campionato se non fosse stato per la nostra vecchia conoscenza Kuprejcik 6½ su 7 92,8% come seconda riserva.
In finale fece uno strepitoso 8 su 9 con solo 2 patte con Tukmakov e l’islandese Kristjanssen; due partite con 2 pareggi nel girone eliminatorio, probabilmente perché la squadra giocava con il solo obbiettivo di qualificarsi risparmiando le forze per il girone finale.
Le due squadre vincitrici erano molto diverse: nell’URSS i sei giocatori erano più o meno tutti della stessa forza e probabilmente ne avrebbero potuti schierare altri sei solo di poco inferiori; logicamente il migliore fu la seconda riserva, il meno buono la prima scacchiera.

La GFR era invece decisamente a trazione anteriore, trascinata da Pfleger e Hubner anche se gli altri fecero la loro parte dando un valido contributo.
Ho preso questi risultati riesumando il libro del torneo, dove ho scoperto che oltre alla mia disastrosa sconfitta con Kuprejcik nel girone eliminatorio, era stata ritenuta meritevole di pubblicazione anche la mia vittoria con l’Olandese Piotr Wan der Weide.
Non lo ricordavo, piccole soddisfazioni.
Curiosamente sul libro del torneo non c’è nessuna partita di Hubner, per chi volesse sono tutte visibili su 365chess.
Hubner venne a Milano del 1975, probabilmente in settembre all’inizio dell’anno accademico e si fece vedere subito in Scacchistica che allora era in via San Maurilio.
In quel periodo c’era un gruppo di giovani promettenti che giocavano lampo tutti i pomeriggi, e naturalmente li sbaragliò senza la minima difficoltà; Lazzarato era preparatissimo su aperture di gambetto e mi raccontarono che in una di quelle partite avevano giocato velocissimi per una quindicina di mosse fino alla fine della variante teorica; a quel punto Lazzarato aveva cominciato a pensare mentre Hubner proseguiva con la stessa velocità.


Ero presente in un’altra occasione quando qualcuno gli fece domande sulla sua preparazione per le aperture; rispose che non le studiava, “gioco mosse naturali”.
Però poco dopo il discorso cadde su una variante dell’Est Indiana e lui ci fece vedere come la aveva giocata contro Petrosian, mi pare alle Olimpiadi; poi aggiunse che aveva giocato la stessa apertura contro Gligoric e un altro paio di GM di primo piano, mostrando sulla scacchiera con grande sicurezza i seguiti leggermente diversi.
Mi sembrò in contraddizione con quel che aveva detto prima sulle aperture, ma in realtà aveva ragione; non aveva bisogno di studiare le aperture, gli bastava vedere una volta una variante per ricordarsela.
Durante il ponte di novembre c’era il Campionato Italiano a Squadre, nel 1975 al Ciocco, e si pensò di farlo giocare con noi nella squadra della Milanese, sono sicuro che lo avrebbe fatto volentieri senza nessuna richiesta economica.
Purtroppo non fu possibile per ragioni burocratiche regolamentari, ma il nostro presidente Palladino non volle perdere l’occasione di avere un tale personaggio e lo invitò a venire ugualmente come accompagnatore.
Nella squadra eravamo Natalucci, Magrini, Braunberger ed io; in preparazione della trasferta gli chiedemmo di dedicare una sera ad ognuno di noi per darci qualche indicazione sul nostro gioco; lui accettò di buon grado e chiese di portare una delle ultime partite di torneo giocate da vedere.
Gli dissi che il suo compito era di migliorare il mio gioco in una serata.
Per cominciare giocammo qualche partita lampo, che mi impressionarono molto.
Usava impianti molto semplici e poco intraprendenti e giocava quasi sempre la mossa più ovvia, quella che mi aspettavo. Io non facevo grossi errori, ma la mia posizione peggiorava lentamente e costantemente e finivo in posizione persa prima ancora di essere a corto di tempo.
Poi guardammo la partita, che avevo giocato pochi giorni prima al Campionato di Milano.

Riccardo Magrini – Giancarlo Castiglioni, 1-0

Milano 22 ottobre 1975

1.e4 c6 2.d4 d5 3.Cc3 dxe4 4.Cxe4 Af5 5.Cg3 Ag6 6.Ce2 Cf6 7.h4 h6 8.Cf4 Ah7
Una sotto-variante della linea principale della Caro Kann che io conoscevo benissimo perché allora era la mia difesa principale contro e4 col nero.
9.Ac4 e6 10.c3 Ad6 11.Cfh5 0-0 12.Df3 Cbd7 13.Ag5?
Sacrificio di pezzo. Cercando altre partite su data base ho forse capito quel che era successo: vi sono 10 partite con il sacrificio alla mossa precedente 12.Ag5 e certe sono proseguite con Df3; in quella posizione il sacrificio è giocabile anche se non da vantaggio. Possibile che Magrini, conoscendo il mio repertorio di apertura, si fosse preparato e avesse invertito le mosse.
13…Ae7?
Hubner mi chiese perché non avessi preso il pezzo e io gli indicai il seguito che avevo calcolato: 13…hxg5 14.hxg5 Cd5 15.Cf6+ e se 15…gxf6?? 16.Dh5 e matto imparabile.
Avevo calcolato anche 15…C7xf6 e qui andai in difficoltà perché dopo 16.gxf6 Dxf6 non si vede come proseguire l’attacco. Non era tutto così semplice e chiaro, analizzammo per un po’, ma dovetti ammettere che il pezzo si poteva e si doveva prendere.
14.Cxf6 Cxf6 15.Axf6 Axf6 16.Ce4
Era meglio 16.Ch5 controllando g7 e f6.
16…Axh4 17.Dg4 Ag5 18.f4?
Non vedendo la successiva intermedia Af5; la partita era già compromessa, ma dopo questa mossa il vantaggio nero è decisivo.
18…Axe4 19.fxg5 Af5 20.Dg3 Dxg5 21.Dxg5 fxg5
A questo punto con 2 pedoni in più in una posizione semplificata, la partita era ormai priva di interesse e dissi che non valeva la pena di vederla fino in fondo, ma Hubner volle proseguire; evidentemente voleva vedere come me la cavavo nella realizzazione del vantaggio.
22.0-0-0 g6 23.Rd2 Rg7 24.Re3 Th8 25.Ae2 Txh1 26.Txh1 Th8 27.Txh8 Rxh8 28.g4 Ab1 29.a3 Rg7 30.b4 f5 31.a4 Rf6 32.a5 e5 33.a6 b6 34.dxe5 Rxe5 35.Ac4 fxg4 36.Af7 Ae4 37.Ae8 g3 38.Af7 g2 39.Rf2 Rf6 40.Ae8 Ad5
E raggiunto il controllo di tempo alla quarantesima mossa il bianco abbandona. 0-1

Chiesi a Hubner cosa pensava del mio gioco, se avesse qualche suggerimento per migliorare; lui rispose che dovevo approfondire le analisi, impegnarmi di più, disse che ero troppo pigro. Evidentemente dal suo punto di vista era impossibile che non fossi riuscito ad analizzare correttamente la posizione in cui avevo rifiutato il sacrificio.

Qualche giorno dopo partimmo per il Ciocco. La Milanese partecipava al Campionato con una squadra di giovani, non ricordo se per scelta o per necessità. Probabilmente Cappello e Contedini non erano interessati a partecipare e Bonfioli si teneva a distanza da Palladino.
Il risultato fu buono, arrivammo quinti con 3½ su 6 punti squadra e 12 su 24 individuali e soprattutto decidemmo il campionato battendo i favoriti del Banco di Roma, con vittoria di Natalucci su Tatai e mia su Valenti, e all’ultimo turno fermammo sul pareggio i secondi favoriti dell’Accademia Romana, per cui vinse a sorpresa la squadra di Bologna.
Io feci 3 punti su 6, ma non fui soddisfatto del risultato.
Positive la vittoria con Valenti in 13 mosse, di gran lunga la mia più rapida contro un maestro, dove in una posizione complicata avevo respinto un suo attacco pericoloso, ma scorretto.
Buono anche il pareggio con Giuseppe Primavera, il padre, un maestro anziano ma sempre valido.
Ci poteva stare la sconfitta con Evangelisti, un altro maestro, ma non ero soddisfatto dei pareggi con Ricci e Garvani giocatori di categoria nazionale.
Soprattutto ero scontento del pareggio al terzo turno con Bagnoli, presidente del circolo di Reggio Emilia, sulla sessantina, inclassificato e schierato all’ultimo momento per sostituire un giocatore che era venuto a mancare; da non confondere con Paolo Bagnoli, anche lui inclassificato ma della forza di un buon candidato maestro.
Mi sembrava avesse giocato debolmente in apertura, una Philidor, io avevo raggiunto e mantenuto con fatica un minimo vantaggio e poi avevo sprecato tutto con un errore alla sedicesima mossa andando in posizione inferiore.
Una cosa che mi è successa in molte, troppe mie partite.
Mi interessava la prima parte della partita, ero convinto che avrei potuto fare di meglio; così chiesi a Hubner di analizzarla insieme e mi aspettavo che trovasse rapidamente qualche mossa migliore.
Invece con mia sorpresa non trovò niente di particolare, anche se aveva preso seriamente il compito e rifletteva a lungo, una mossa dopo l’altra.
Riguardando la partita con il PC ho scoperto che il nero non aveva giocato così male come pensavo, era una apertura passiva ma solida, non potevo fare molto di più e anche se avessi continuato correttamente la strada per realizzare il vantaggio era ancora lunga.
Ho scoperto anche che il mio errore era più grave di quanto pensassi e che se il mio avversario avesse spinto in h5 una mossa prima sarei finito in posizione persa. Mi sembra strano che Hubner non abbia visto questa possibilità tattica, forse riguardammo insieme solo la prima parte della partita.
Comunque una brutta partita che non merita un commento, per chi volesse vederla ugualmente ho mandato il formulario.
Con Hubner analizzammo altre partite della nostra squadra, ma non altre mie partite.
Non so fino a quando Hubner si sia fermato a Milano, ma dopo il Ciocco non ricordo di averlo mai più visto in Scacchistica o che abbia partecipato a tornei lampo o semilampo.
Ho cercato di ricostruire la sua attività scacchistica in quel periodo, i suoi ultimi tornei prima di venire a Milano furono IBM Amsterdam 8-26 luglio 1975 e Teeside 1-18 settembre 1975.
Poi risultano 3 partite nel Campionato a Squadre tedesco in dicembre 1975, la Coppa Europea a Squadre ad Atene nel marzo 1976, Las Palmas 4-23 aprile 1976 e l’Interzonale di Biel nel luglio 1976.
Sembrerebbe sia rimasto a Milano solo un paio di mesi nell’autunno 1975.

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