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L’amore non è un arrocco

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La prima differenza fra questo libro e alcuni illustri predecessori è che il suo autore non è un campione di scacchi. Il mio rapporto con il gioco è quello di un innamorato respinto: ho fatto agonistica da ragazzino (fra il ’73 e il ’75) ma presto è stato evidente che non avevo talento. Intanto però dallo studio di quegli anni e dall’abitudine, che oggi coltivo più di allora, di seguire le partite dei campioni veri, mi è rimasta quella che potrei chiamare cultura scacchistica: un misto di conoscenze, curiosità, passione. Così mi sono accorto che dagli scacchi mi arrivavano stimoli la cui portata andava oltre il gioco in sé.
Era come se gli scacchi fossero un passe-partout capace di aprire porte che altrimenti sarebbero rimaste sbarrate. Dove? Nella mia vita, nella realtà intorno a me e dentro di me. Questo valeva e vale per cose grandi e piccolissime, nei campi più svariati: da quello ovvio della razionalità a quello meno scontato delle emozioni e dei sentimenti, fino ad applicazioni assai concrete e terra terra.
Per esempio, credo che non passi giornata senza che mi capiti di usare un trucco efficacissimo per trovare un oggetto smarrito, che ho desunto dal celebre Pensa come un grande maestro di Kotov! Può trattarsi del solito cellulare appoggiato chissà dove, di un prodotto sugli scaffali del supermercato, di un’auto in un parcheggio sotterraneo… qualsiasi cosa, anche oggetti mentali e non tangibili. Questo è appunto un trucco, un espediente, ma gli scacchi mi hanno insegnato molto di più suggerendomi approcci inediti al mondo interiore, alla mia mente e alla mia anima come a quelle degli altri.
Ve lo dico a bassa voce: il libro non richiede nessuna competenza nel gioco e questa è la seconda differenza con altri testi. È stata la mia scommessa scrivendolo e pare che l’abbia vinta, a giudicare da come è stato accolto dai suoi primi lettori. La mia agente e le redattrici della casa editrice, persone che sanno distinguere a malapena un alfiere da un cavallo, erano terrorizzate quando hanno visto il titolo, ma poi hanno dichiarato in coro di non aver incontrato nessuna difficoltà a leggerlo e gustarlo. E non ha la minima pretesa di essere un testo sapienziale, ma direi nemmeno intellettuale. Sarei felice se venisse letto come un divertente e stimolante manuale di auto-aiuto (così lo ha etichettato Amazon) ricco non solo di ragionamenti ma anche di esempi, aneddoti, racconti e confessioni personali.
“Personal essay”, saggio personale, è infatti una definizione in uso nell’editoria angloamericana che trovo perfetta per L’amore non è un arrocco. Non è un romanzo, ma in comune con i romanzi che ho pubblicato negli ultimi trentatré anni ha, spero, l’ambizione di farsi leggere senza annoiare.

PS Il libro è dedicato alla memoria di Rosolino Feraboli e di questo (ma non solo) devo ringraziare SoloScacchi! Non credo che avrei pensato a lui se quel caro uomo non fosse stato ricordato più volte qui dentro, con tanto affetto.

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