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Ripensando alla guerra fredda

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Mi capita di incontrare vecchi amici, persone intelligenti, equilibrate, e scoprirli serenamente convinti che “Israele si stia solamente difendendo dai terroristi di Hamas” e che ci sia stata una “immotivata aggressione di Putin all’Ucraina”.

Sono lettori del Corriere della Sera e non riescono a concepire che un giornale serio e affidabile quando tratta di sport, di cronaca e tutto sommato anche di economia e politica interna, sia del tutto inattendibile quando tratta di politica estera.
Ormai non dovrebbe essere difficile capirlo, in questi ultimi due anni il Corriere ha sbagliato praticamente tutte le previsioni sulla guerra in Russia, ci ha raccontato che Putin era moribondo, che l’esercito russo era allo sbando, che le sanzioni avrebbero messo la Russia in ginocchio.
Prima ci ha raccontato che bisognava andare in Afghanistan per la lotta al terrorismo, che si doveva abbattere Saddam per portare la democrazia in Iraq, che si doveva abbattere Gheddafi per aiutare i ribelli democratici, e quando è stato chiaro che il risultato è stato distruggere il paese che si voleva aiutare, tutti hanno fatto finta di niente, nessuno ha avuto il coraggio di scrivere: scusate ci siamo sbagliati.
Ma non è del presente che volevo parlare, non intendo ripetere cose già dette, volevo far notare che riesaminando la storia della guerra fredda si scopre che in fondo è sempre stato così.
La costituzione della NATO risale al 1949 quella del patto di Varsavia al maggio 1955.
Nel 1954 l’URSS propone di unificare la Germania purché rimanga neutrale e gli Stati Uniti rifiutano.
Sui nostri giornali la proposta è stata considerata un perfido tentativo di far arretrare le forze NATO, per cui il rifiuto era necessario.
Nel 1955 l’URSS ripete la stessa proposta per l’Austria che stavolta viene accettata.
Non si può negare che l’URSS abbia tentato di allentare la tensione.
Ma il punto essenziale è che sui nostri giornali l’URSS era considerata una potenza aggressiva che voleva portare in comunismo nel resto d’Europa e che era tenuta a freno solo dalla presenza delle forze armate in Europa.
Era vero?

Tornando agli anni ’30 Stalin propugnava il “socialismo in un solo paese” contro la “rivoluzione mondiale” di Trotsky.
Infatti negli anni ’30 non ci furono tentativi di espansione, l’unica guerra combattuta fu causata dall’aggressione giapponese in estremo oriente.
Il patto di non aggressione con la Germania del ’39 è attualmente considerato come un accordo per l’aggressione e la spartizione della Polonia, ma dalle memorie di Khruscev si scopre che nella prospettiva russa non era così. L’URSS non attaccava la Polonia, dopo che i tedeschi la avevano sconfitta occupava esclusivamente territori con popolazione a maggioranza ucraina occupati dalla Polonia durante la guerra sovietico-polacca del 1919-21; quindi ritenevano di riprendersi quel che era loro.
Della guerra con la Finlandia ho già scritto, era nata da una preoccupazione difensiva nel timore che forze tedesche si potessero schierare troppo vicino a Leningrado.
Un errore, la conseguenza fu che quel che si temeva si avverasse due anni dopo.
Le successive occupazioni degli stati baltici nel ’40 hanno la stessa motivazione; erano stati capitalisti che tra URSS e Germania si sarebbero sicuramente schierati con la Germania, la loro occupazione allontanava le forze tedesche dal territorio russo in una futura probabile guerra con la Germania.
Un altro errore, probabilmente furono queste occupazioni a convincere Hitler che l’accordo con l’URSS non poteva durare e che la guerra in oriente era inevitabile.
Nel dopoguerra l’insediamento di regimi comunisti nei paesi occupati era un vantaggio accessorio non lo scopo principale. I regimi comunisti erano utili solo se satelliti della Russia, infatti fino a quando l’esito della guerra civile cinese era indeciso, Stalin appoggiò Chiang Kai-shek e non Mao perché non voleva concorrenti alla guida del comunismo mondiale.
Tutte queste cose allora non le sapevo, per cui come più o meno tutti tranne i comunisti convinti pensavo che l’URSS fosse una potenza aggressiva e che solo la NATO con la presenza di militari USA sul terreno la trattenessero dall’attaccare l’Europa Occidentale.
Però avevo qualche dubbio.
Era proprio necessario mantenere costantemente in volo un certo numero di bombardieri armati con bombe nucleari? Non era un rischio ingiustificato?
In quegli anni mi interessavo degli armamenti moderni ed avevo notato che, riportando notizie USA, i nostri giornali attribuivano prestazioni eccezionali ad aerei sovietici presentati in occasione di sfilate militari.
Dopo qualche anno si scopriva che si trattava di prototipi di scarso successo mai entrati in servizio.
Analogamente la US Navy costruiva un gran numero di navi di scorta giustificandolo con la presenza di un gran numero di sottomarini sovietici, che effettivamente c’erano, ma erano residuati della seconda guerra mondiale, fuori servizio, obsoleti e incapaci di operare in Atlantico.
Era in corso una guerra tra aviazione e marina USA per aggiudicarsi la maggior fetta di finanziamenti.
Non si può fare una colpa ai giornali per aver ignorato queste notizie che uscivano solo su riviste specializzate e anche qui nessuno si azzardava a scrivere “ci siamo sbagliati, avremmo potuto risparmiare”; avrebbero perso la pubblicità delle industrie produttrici di armamenti.
Io avevo capito che le spese erano superiori alle necessità, ma credevo che la situazione politica giustificasse le spese, non viceversa.
La raccolta di informazione sugli armamenti sovietici era molto difficile e questo permise ai servizi informazione occidentali di fare valutazioni molto esagerate su numero e qualità degli armamenti sovietici, in modo da giustificare la necessità di nuove spese militari per contrastarli.
Per raccogliere informazioni furono appositamente progettati e costruiti due tipi di aerei, prima lo U2, poi lo SR71 destinati a violare ad altissima quota lo spazio aereo sovietico.
Quando nel 1960 un U2 fu abbattuto, in sostanza la risposta del presidente Eisenhower fu che gli Stati Uniti non si sentivano tenuti al rispetto del diritto internazionale.
Altri dubbi mi vennero nel 1979 con gli euromissili. Erano proprio necessari? Sui nostri giornali li giustificavano come garanzia che gli USA sarebbero intervenuti in difesa degli europei in caso di attacco dell’URSS, ma era un ragionamento assurdo; la decisione era comunque nelle mani degli USA, non faceva differenza che i missili partissero da una parte o dall’altra dell’Atlantico.
Non ebbi invece dubbi nel 1983 sulle “guerre stellari” di Reagan.
Per me era evidente che il sistema non avrebbe mai funzionato e che il suo scopo era solo trovare una giustificazione per altre spese militari.
Sui nostri giornali si è anche scritto che le guerre stellari di Reagan erano state una mossa geniale che aveva causato il crollo dell’URSS, incapace di tenere il passo.
Alla fine della guerra fredda sarebbe stato logico attendersi un deciso ridimensionamento delle spese militari USA, invece tutto è continuato come prima, solo si è cambiato obbiettivo, al posto dell’URSS l’Iraq e l’asse del male Iran, Libia, Nord Corea.
A questo punto mi chiedo: la guerra fredda è stata solo una grande presa in giro?

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