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Ida Monardi, figlia del popolo e staffetta partigiana

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Io e la mia famiglia siamo stati profughi di guerra; obbligati nel 1942 a abbandonare la nostra casa a Tripoli per rimpatriare e siamo stati in viaggio in treno 3 giorni e 3 notti, giungendo a Parma il 18 di febbraio sera, verso le 20.
Ci attendevano due gentili signore che ci accompagnarono in un modesto ma pulito albergo nei pressi della Stazione Ferroviaria.
Eravamo mia madre e 7 fratelli: e il maggiore ero io; poi veniva mia sorella Salvina, seguita da 5 altri fratelli, tutti minori di età.
L’indomani ci accompagnarono Al’E.C.A. (Ente Comunale di Assistenza) che, in teoria, doveva prendersi cura di noi dichiarati profughi di guerra.
In realtà il funzionario addetto alla bisogna era tutto un chera, mi an so cofer e il problema più grosso per lui era trovarci un alloggio e…lo trovò ricorrendo alla CIBIA di BORGO Pietro Cocconi n° 38 in Oltretorrente.,altrimenti detto Parma Vecia.
Per noi che venivamo – si può dire – da un altro mondo ci colpirono anzitutto la modestia dell’aspetto degli avventori fatta di suonatori ambulanti, mendicanti, donne che avevano un …passato e la proprietaria e gestrice ci accompagnò in una ampio camerone (nostro futuro alloggio con al centro una stufa che fungeva da cucina e riscaldamento insieme).
Qualche giorno dopo ci dettero dei buoni per acquistare, con essi, in un negozio sito allora in Piazzale Filippo Corridoni, capi di vestiario visto che partendo da Tripoli – ci avevano proibito di portarne dei nostri dicendo che sull’aereo il carico era già al massimo e comunque in Italia avremmo trovato tutto l’occorrente….
Borgo Pietro Cocconi appartiene al complesso di Oltretorrente – -detto anche Parma Vecchia- e ha una sua particolare collocazione nella storia di strade e luoghi antifascisti di Parma.
Poi, nell’attuale Piazza Picelli, come ogni anno e come da tradizione si teneva la Fiera di San Giuseppe con le tradizionali giostre; e le automobiline-scontro, ecc. i cui gestori arrivavano alcuni giorni prima della ricorrenza per montare il loro armamentario e quant’altro usava in dette occasioni.
Per i giovani era un’occasione attesa tutto l’anno perché dava modo di stare assieme tra loro …e fu così che un giorno di quella ricorrenza a me e mia sorella Salvina apparve una splendida ragazza: bionda, occhi azzurro – verdi. Dimostrava una vitalità incredibile che ti inculcava immediata simpatia: diventare amici con Ida fu tutt’uno, visto che alla sua prorompente vitalità si accompagnava il fatto che noi venivamo dall’Africa e eravamo… moretti.
In particolare si legarono di solida amicizia mia sorella e Ida che prese a chiamare Bruna mia sorella anziché Salvina e, anche per volere di mia sorella tutti la chiamarono per l’innanzi … Bruna.

A me piacque subito la disinvoltura e la vitalità della nuova nostra amica e l’invito a venire a trovarci a casa (si fa per dire… ) fu subito accettato da lei.
La ragazza piacque molto a nostra madre.
Con il suo carattere franco e sincero del resto non poteva essere diversamente.
Col passar dei giorni e la presa di confidenza cominciammo ad apprezzare questa nuova amica che spesso arrivava con qualcosa di…commestibile (frutta e verdura perché suo fratello maggiore detto – al Lolè – faceva di mestiere il fruttivendolo ambulante) in omaggio alla nostra famiglia.
Naturalmente col passar del tempo sapemmo di più da altri, e cioè che la Famiglia Monardi era nota per il suo antifascismo e spesso in conflitto con le autorità locali e per questa ragione Lolè, fratello maggiore di Ida, all’arrivo a Parma di qualche pezzo grosso fascista, veniva preso dalla polizia e accompagnato a San Francesco, in carcere, a scopo…precauzionale, si diceva…..e rilasciato solo alla partenza da Parma del pezzo grosso fascista.
Non si teneva in nessun conto che egli fosse asmatico e incapace – anche volendo – di atti di violenza.
Si diceva anche che la famiglia Monardi proveniva dal Borgo dei Minelli ormai demolito per la sua pessima fama e i cui abitanti trasferiti in un nuovo quartiere denominato “I “capanò” – i “capannoni”, tutta gente di umili origini, invisa al fascismo e quindi in costante sorveglianza da parte dei questurini…
Sia come sia, il nostro rapporto con Ida continuava ad essere di autentica amicizia e quello nei nostri confronti fu eccezionale e.tangibile…anche per l’aiuto che ci venne.
Per esempio, fu lei che trovò un posto di lavoro in un calzaturificio a mia sorella Bruna (così ormai esigeva di essere chiamata mia sorella stessa).
Ida conviveva con la madre e una zia in Borgo Sorgo e con un fratello più giovane – Galliano – e aveva anche una sorella, Marcella , sposata e con figlie.
Lei però era l’anima della famiglia e a lei tutta la famiglia si affidava per qualunque incombenza e lei risolveva ogni grana famigliare. Le sue nipoti in particolare si rivolgevano a lei per ogni cosa.
Ida si sposò tardi, non ebbe figli. Io l’ammirai sempre e la considerai persona eccezionale: un’anima bella preziosa per il prossimo e da ricordare per sempre .
Meritava di più dalla vita ma anche così resta nel mio cuore un caro e grato ricordo di Lei…. Ciao


Nino

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