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Tiempe belle ‘e ‘na vota…

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Nell’anteguerra la maggioranza degli enti pubblici aveva – o ambiva avere – le proprie sedi in antichi palazzi presi in affitto dai discendenti di famiglie nobili.
Dette dimore, concepite in secoli passati, e cioè quando l’apparire era più importante che l’essere, nella realtà quotidiana si dimostravano maledettamente scomode ad abitarsi, anche se usate per ragioni di lavoro ma tant’è, come si dice: anche l’occhio vuole la sua parte nel senso che quadri, arazzi, marmi a profusione avevano la loro importanza e creavano un ambiente propedeutico al rispetto in chi vi accedeva…

Per esempio, fonte di disagio era provvedere al riscaldamento invernale degli ambienti adibiti a uffici e alle sale di attesa perché ciò comportava l’installazione in ogni ambiente di una o più stufe alimentate a legna o carbone.
Era necessario adibire a ciò una persona a tempo pieno, con rapporto di lavoro diverso dagli impiegati dipendenti e che aveva un contratto di lavoro privato e aleatorio.

Accadeva talvolta che tale addetto si assentasse per indisposizione o altri motivi e in questo caso si chiedeva al fattorino o usciere dipendente dell’Ente di provvedere lui alla sostituzione.
Bene.
L’istituto dove io lavoravo era nelle condizioni che ho descritto.
L’usciere-fattorino certo M. era un simpaticissimo anziano, di origine napoletane, prossimo alla pensione, che, se veniva richiesto dal Direttore di svolgere l’incombenza in sostituzione dell’addetto indisposto dimostrava di non gradire l’incarico e …non lo mandava a dire.
Il giorno dopo accusava regolarmente mal di schiena per… gli sforzi fatti e… si assentava dal lavoro.
Il direttore ne prendeva atto ed essendo persona intelligente viveva l’evento con umorismo.
Un giorno, al rientro in servizio pomeridiano, M. malgrado il divieto esistente varcò il portone di accesso in bicicletta in evidente stato di ebbrezza.
Alla severa osservazione rivoltagli dal proprietario del palazzo M. rispose con ira e avvicinatosi all’interlocutore …lo prese a schiaffi.
Apriti cielo!
Fatto inaudito. Si esigevano ampie scuse e …tangibile riparazione, con intervento di avvocato parente del nobile decaduto.
Morale: per evitare il contenzioso legale che si profilava, quietatesi un po’ le acque fu deciso di comune accordo un risarcimento in …pecunia e la conseguente chiusura della vertenza.

Nei giorni seguenti le acque si calmarono ma ci pensò M. a versare un po’ di veleno commentando sottovoce, con noi colleghi il fatto accaduto.
Disse – ricordo – che era costato un po’ ma che era pronto a rifarlo per la soddisfazione che aveva provato.
Ricordo anche che di solito, al pomeriggio, libero da incombenze, M. entrava nel mio ufficio per quattro chiacchiere o per sentirmi canticchiare, sottovoce, canzoni di un tempo che fu e particolarmente tiempe belle ‘e ‘na vota…

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