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Addio allo scrittore Paolo Maurensig: scacchi, musica, silenzio nell’anima mitteleuropea

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Addio allo scrittore Paolo Maurensig: scacchi, musica, silenzio nell’anima mitteleuropea

GORIZIA. Si sentiva un po' come Chance. E chi è Chance? È un giardiniere che diventa oracolo grazie a metafore botaniche in un vecchio romanzo, “Oltre il giardino”, di Jerzy Kozinsky. Ne fecero anche un film con Peter Sellers. Come dire che tutto nella vita, compresa la letteratura, ha bisogno in definitiva di un po' di buon senso. Lezione attinta in particolare dal mondo di riferimento, ovvero la Mitteleuropa vera e sincera, quella respirata fin da bambino nella sua Gorizia.

Ed ecco allora che ogni scelta, ogni mossa, ogni atteggiamento si spiega successivamente in maniera plausibile ed evidente, compresa l'arcinota passione per gli scacchi (raccontata nel clamoroso romanzo d'esordio, “La variante di Lüneburg”), oppure per la musica (tema del “Canone inverso”) o per il silenzio (di cui si parla nelle pagine de “L'ombra e la meridiana”).



Già, scacchi, musica, silenzio, e poi tanto ancora per far luccicare una biografia unica, per come si è sviluppata e gli esiti avuti. Paolo Maurensig ci lascia un'eredità intensa, preziosa, che possiamo raccogliere e perpetuare se siamo capaci di entrare in punta di piedi nei momenti di una delle personalità più interessanti e insolite apparse nei recenti decenni dal miscuglio di lingue, culture e attitudini proposto dalla complessa e affascinante terra di confine. Scrittore quasi per caso, riproducendo un po' il modello sveviano in bilico tra commercio e letteratura, amava dire di sé, rispetto ai risvolti delle attività in cui era coinvolto: “È vero, sono un naif”.

Gli inizi

Goriziano nell'anima e nelle suggestioni, poi milanese per un periodo di lavoro svolto nel campo dell'editoria come agente di commercio, infine cittadino di Udine e dintorni per vivere la fase della celebrità letteraria cominciata quando nel 1993 esplose in Italia il caso de “La variante di Lüneburg”, sotto l'occhio preveggente della casa editrice Adelphi, guidata dal fiuto di Roberto Calasso.

Famosa e molto citata la frase d'apertura del romanzo che dice: “Sembra che l'invenzione degli scacchi sia legata a un fatto di sangue...”. L'inizio di tutto perché dietro a un gesto si spalancava un inferno che aveva la forma di una scacchiera, a conferma di quanto un grande maestro del gioco come Kasparov disse una volta: “Gli scacchi sono lo sport più violento che esista”.

Le opere

Una malìa che Maurensig ha saputo trasmettere a tutte le sue opere, conducendo per mano le passioni sul terreno delle ossessioni, al di là di attese e premesse. È quanto accade pure in “Canone inverso” dove lo scrittore narra come la musica, considerata (stando a una vecchia tradizione) quasi un superamento della passione, diventa invece tale nel giorno in cui in un'osteria viennese c'è l'incontro con uno strano violinista ambulante, le cui vesti miserabili non bastano a coprire l'inspiegabile presenza di un prezioso violino.

E da questo secondo romanzo di Maurensig, pubblicato nel 1996, il regista e attore Ricky Tognazzi ricavò una versione cinematografica che ancora di più accese l'attenzione e la curiosità attorno allo scrittore mitteleuropeo. Tra i numerosi libri successivi, ecco “Venere lesa”, “L'uomo scarlatto”, “Il guardiano dei sogni”, “Vukovlad. Il signore dei lupi”, “Gli amanti fiamminghi”, “La tempesta - Il mistero di Giorgione”, “L'Arcangelo degli scacchi”, e poi i recenti “Teoria delle ombre”, “Il diavolo nel cassetto”, “Il gioco degli dei”, “Pimpernel. Una storia d'amore”.

Gli interessi

In ognuno di essi, Maurensig svela essenzialmente i lati oscuri dell'indifferenza, ovvero il vetriolo che dissolve e spegne qualsiasi palpito umano, non atteggiandosi mai a scrittore morale, ma volendo indagare e sondare con poetica precisione i misteri e gli snodi di un'epoca in cui irrevocabilità e senso unico paiono requisiti minacciosi e incombenti.

Ma poi ci sono anche modalità inedite e più lievi di racconto, come accade in “Amori miei e altri animali”, pubblicato nel 2014, che l'autore firmava nelle presentazioni disegnando con maestria il volto amichevole di un felino, forse una sorta di autoritratto.

Maurensig è stato un protagonista di spicco nel mondo culturale e letterario della regione dagli anni Novanta. Non visse l'improvviso successo del '93 con intento autocelebrativo, ma con coinvolgimento e passione.

Fu tra i primi, assieme a Mario Turello, a scoprire il talento di Pierluigi Cappello al punto che divennero proverbiali le visite settimanali nella casa del poeta a Tricesimo. Un ruolo concreto e attivo che, dopo l'esperienza fatta nel Forum di Aquileia, culminò nel 1998 quando il neosindaco di Udine Sergio Cecotti, eletto nel segno della “primavera autonomista”, lo nominò assessore alla cultura. Fatto clamoroso, accompagnato dalle stesse dichiarazioni stampa di Maurensig, sintetizzabili in frasi d'effetto come: «Sarò un assessore contro la politica e aprirò il Palazzo ai poeti... Non sono posseduto dal gusto del potere, ma ho una fanciullesca gioia di fare».

Parole lapidarie, bellissime, che narravano un'esperienza politica, ma anche il senso di tutta una vita. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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