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La Regina degli Scacchi

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A Genova, come nel resto del paese con “sfumature” differenti, si gioca una partita a scacchi che inizia con un Gambetto di donna tanto caro ad un serie televisiva di successo (La Regina degli Scacchi, Netflix 23 ottobre). Il Gambetto di donna consiste, in apertura di partita, nell’offerta di un pedone sul lato di donna dell’avversario per ottenere un vantaggio nel gioco mettendo in conto una possibile perdita, almeno iniziale, di pezzi. Gli scacchisti sintetizzano in 1. d4, d5; 2. c4. Riuscite a vedere, immaginandola, la scacchiera?

Si, vedere la scacchiera e le prossime mosse come sa fare Beth Harmon, nell’interpretazione Anya Taylor-Joy, già Emma nella pellicola del testo di Jane Austen. Il gambetto di donna è una delle decisioni di apertura più antiche che si conoscano (A. Capece, Storia degli scacchi, De Vecchi 1973). Gli scacchi mettono in tavola, nero su bianco, capacità strategiche che richiedono un piano d’azione di lungo termine nell’idea di raggiungere un obiettivo attraverso una serie di operazioni distinte e distinguibili. Si tratta della “arte del condottiero” con una visione differente da quella della tattica legata, nel breve termine, al raggiungimento di singoli obiettivi con i loro vincoli pratici. L’apertura è importante perché le trappole dell’avversario sia accettando il gambetto che rifiutandolo sono molte. Vi potrebbero essere delle sorprese, già Sars-CoV-2 potrebbe propagarsi con efficienza inattesa da soggetti asintomatici. Gli scacchi richiedono uno studio duro, la valutazione delle varianti, la previsione delle conseguenze di una azione a fronte delle differenti decisioni di apertura e la campionessa, il campione, è chi sa mettere una componente istintiva che senza il resto porta al precipizio di Thelma e Louise (R.Scott, 1991). Genova ha dimostrato di sapere costruire la conoscenza con ampio respiro tra la meccanica quantistica, la genetica o l’astrofisica e l’astronomia, per citare solo alcuni casi, insieme alla musica, alla letteratura e alla pittura, ad esempio, come patrimonio da condividere.
Dall’Osservatorio Astronomico del Righi dell’Università di Genova si vede bene la Luna, oggi alla ribalta per la scoperta di acqua nella polvere lunare che vuol dire vita (W.Riva, il SecoloXIX, 27/10). La polvere mi porta a Lucrezio, poeta della luce, capace di immaginare nello spolverio turbinante di un raggio di sole il moto degli atomi (De Rerum natura, 112-124).

Atomi che la meccanica quantistica mette al centro della scienza che si fa tecnologia. Sei atomi governano la diversità del vivente organizzandosi in molecole che scambiano segnali e istruzioni tra mosse e trappole. Se siete ancora tra onde genovesi della scienza considerate le parole di J.C. Maxwell, scienziato che ha unito elettricità e magnetismo in 4 equazioni: “A un certo punto non fu più la biologia a dominare il destino dell’uomo, ma il prodotto del suo cervello: la cultura”.
L’Universo ha elargito un grande dono all’uomo: con i suoi migliori atomi ha creato una parte di sé stesso dentro la sua mente per studiare il resto di sé. “E’ la meraviglia della scienza (Platone, Teeteto, 386-367 a.C.), quella che porta alla scoperta e quella della scoperta che la dilata pur nella semplice osservazione di un fiore” (R.P.Feynman, Il piacere di scoprire, Adelphi 2002).

Si, sono giornate difficili che si sommano non per semplice addività ma per superadditività (C. Valerio, Domani 27/10). In queste giornate sostenete l’AIRC nella partita di tutti contro il cancro. A Genova nel 2019 sono partiti all’IIT i progetti di ricerca finanziati dall’AIRC guidati da Andrea Cavalli e Luca Lanzanò in biologia computazionale e nanoscopia ottica che portano a 13 quelli condotti in IIT che vanno da nuovi protocolli per il tumore al seno a terapie antitumorali innovative.
Possiamo amplificarne l’effetto se non cadiamo nella trappola di Tucidide (A. Caffarena, Il Mulino, 2018) dove la nostra immagine dell’altro è quella di un potenziale nemico, deciso a danneggiarci per il proprio vantaggio e con cui non è possibile cooperare. Cooperare è “questione di sopravvivenza”, cantava Gino Paoli (G. Paoli, P. Penzo, Ricordi 1988). E’ resistenza continua e il riferimento cinematografico va ad un grande attore appena scomparso. “E’ difficile capire quando fermarsi in una gara di resistenza”, recitava Sir Sean Connery, indimenticabile tra James Bond e Guglielmo da Baskerville, nei panni del Capitano Marko Ramius (Caccia a Ottobre rosso, Paramount 1990).

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