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Storie di basket 2019: Time Out by Flavio Tranquillo ovvero potrà un libro iniziare a disarticolare un modo errato di fare sport in Italia?

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Roma, 5 luglio 2019 – Sono passati più o meno due mesi dall’uscita ufficiale, nelle librerie ed online, del libro Time Out (add editore, 18 €), lodevole ed abilissima ricostruzione d’inchiesta sul crack della Montepaschi Siena da parte del giornalista Flavio Tranquillo, probabilmente il Numero Uno dei giornalisti-commentatori televisivi in materia di basket in Italia e di NBA e però, solo da poche settimane, sembra che il mondo della comunicazione connesso alla pallacanestro nostrana se ne sia accorto.

Sia chiaro, tutto ciò non è una stranezza nel nostro paese perchè, come troppe volte accade, è divenuto oramai raro che il giornalismo di primo livello, quello d’inchiesta e che denuncia fatti e retroscena opachi di qualsiasi natura, possa collimare con l’informazione di cronaca. Le due materie sono simili sebbene differenti perchè sempre di giornalismo si tratta ma se a questo poi si aggiunge che il giornalismo d’inchiesta molte volte non converge con l’interesse diretto nella divulgazione di certe notizie con gli interessi diretti dell’editore di turno, è di facile comprendonio mettere a fuoco il motivo vero che spinge a mettere in secondo piano, se non quasi far sparire, certi fatti-inchieste dai riflettori della grande comunicazione. Nello specifico, questa sorta di patologia del sistema comunicativo nel nostro paese si evidenzia nettamente quando si toccano temi così delicati come quelli di cui tratta Time Out, in parole povere la descrizione degli intrecci a volte molto opachi tra sport ed affari. Ecco perciò come la divulgazione massiva d’inchieste come queste risulti spesso a dir poco incompleto se non addirittura oscurato. Non dimentichiamo poi che in un paese come il nostro, dove in particolar modo dal dopoguerra lo sport viene sovente associato al sottosviluppo culturale addirittura anche dalla stessa scuola – che discrimina la massa studentesca dai loro colleghi che praticano sin da giovanissimi/e lo sport a livello agonistico – parlare di sport in connessione agli affari appaia quasi come una contraddizione in senso pieno. Eppoi, dov’è finito l’insegnamento che noi latini abbiamo divulgato al mondo attraverso la frase “mens sano in corpore sano”?

Di cosa tratti Time Out è presto detto: prendendo spunto dall’inchiesta della procura di Siena, Flavio Tranquillo compie un lavoro lodevolissimo di documentazione partendo dall’arresto proprio del factotum della Mens Sana-Montepaschi Siena Ferdinando Minucci, (intervistato dal sottoscritto il lontano 6 aprile del 2010), all’alba quasi della sua elezione ai vertici della Legabasket, per snocciolare in maniera mirabile le buche (o sarebbe meglio scrivere “voragini”?), di un “sistema” in cui da tempo si muove con spregiudicata disinvoltura lo sport professionistico italiano. Un “sistema”, sì, un vero e proprio “sistema” oramai ove tutto diviene abbastanza intuibile per chi ne abbia le competenze per leggere tra i bilanci delle società depositati e pubblici, ma soprattutto per osservare con attenzione quanto accade fuori dai campi da gioco. Purtroppo però la maggior parte di coloro i quali dovrebbero raccontare simili vicende avendone avuto prima il sentore o peggio, dopo aver avuto anche prove provate di quanto accade – situazione abbastanza ricorrente e direttamente connessa alla libertà di stampa in Italia – sceglie spesso di agire come le tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo e, nel caso del giornalismo nostrano, soprattutto non scrivo e quindi non informo, possibilmente girando il capo dall’altra parte.

 

Basket: intervista col giornalista Sky Flavio Tranquillo

L’INTERVISTA INTEGRALE CON FLAVIO TRANQUILLO – VIDEOAgenda Brindisi e Terzo Tempo pubblicano l’intervista integrale realizzata dal direttore Antonio Celeste con il giornalista Sky Flavio Tranquillo, autore del libro-inchiesta «Time Out» (Add Editore), dedicato al caso Mens Sana Siena del 2014. Nel corso dell’incontro, tenuto nell'Ecoresort Le Sirenè di Gallipoli, si è parlato anche di NBA, Nazionale (e dei prossimi mondiali in Cina) e di Legabsket.

Pubblicato da Agenda Brindisi su Mercoledì 3 luglio 2019

 

In questo senso il libro Time Out di Flavio Tranquillo è straordinariamente imbarazzante per come metta tutto alla luce del sole, noir sur blanc, evidenziando la storia del fallimento della Montepaschi Siena-Mens Sana Basket come se fosse non un unicum bensì LA storia emblematica di un “sistema”, quindi certamente non un caso isolato. Eh sì, perchè il dato che semmai stupisce in un paese dove normalmente la legalità e la giustizia dovrebbero essere unite nel rappresentare la stella polare alla quale affidare le proprie sorti presenti e specialmente future in termini di progresso e benessere collettivo, sembra che poco o nulla sia mutato da quel 2014. Infatti proprio come viene descritto nel libro, da quando cioè si abbassò il sipario in #Gara6 della Finale Scudetto al PalaEstra tra la Montepaschi Siena e l’Olimpia Milano, ultimo match in casa di una squadra capace d’inanellare nella propria, controversa storia, 8 scudetti, 6 Coppa Italia, 7 SuperCoppa italiana e 2 partecipazioni alle Final Four di Euroleague, si abbassa il tendone ed inizia la vicenda descritta nel libro.

Ed anche noi di All-Around.net, sito che nasce con l’idea di abbracciare sic et sempliciter gli appassionati del puro e semplice gioco del basket dal 26 agosto del 2006, abbiamo provato ad evidenziare ed a raccontare in questi ultimi anni le contraddizioni, le incongruenze del nostro basket quasi “costretti” a farlo, osservando e descrivendo anche in questi giorni come, in particolar modo alla fine di questa stagione agonistica 2018-19, tutte le classifiche dei campionati disputati si siano ad esempio dovute ridefinire alla luce dei provvedimenti disciplinari intervenuti dalla Corte Federale della FIP. Non solo. Abbiamo evidenziato anche noi il 27 ottobre 2017 scorso come, appunto dedotto da Time Out, nulla sia cambiato da quel lontano ormai 2014.

 

Una veduta di Rocca Salimbeni, cuore della Siena e sede del Montepaschi

 

Nel libro Time Out di Flavio Tranquillo nel quale si descrive per la prima volta quel terremoto giudiziario che smantellò i vertici della società Mens Sana Basket già in crisi irreversibile, viene dunque fuori un quadro chiaro dell’inchiesta della procura di Siena, la cui ricostruzione è passata al vaglio del gup del Tribunale. Una storia irresistibilmente noir in cui si fondono le gesta sul campo della squadra di basket con la crisi della Banca Monte dei Paschi, secondo molti storici forse la prima, vera banca al mondo nel mondo occidentale, con annesse vicende anche tragiche che il declino dell’istituto di credito ha recato con se.

In primo piano la figura di Ferdinando Minucci, uomo simbolo nell’ascesa e nella caduta della squadra che ha dominato il campionato italiano di pallacanestro negli anni Duemila. Ma non c’è solo il racconto di tutto questo nelle pagine del libro, ci sono anche i pagamenti in nero, i reati tributati, la bancarotta, le intercettazioni e gli interrogatori a volte grotteschi degli inquirenti nei confronti delle persone coinvolte nell’indagine in un quadro finale desolante. Ne esce fuori dunque uno spaccato anche impietoso dei vertici del basket nazionale, spettatore anche nel vedere la contemporanea dissoluzione del team avversario sul campo dell’allora Mens Sana Basket, quella Benetton Treviso di Giorgio Buzzavo che si contrapponeva all’egemonico disegno senese e che era arrivata in cima attraverso anni di investimenti e scelte tecniche azzeccate.

 

La straordinaria Benetton Treviso allenata da Ettore Messina, vittima indiretta dell’ascesa della Montepaschi Siena

 

Ma la domanda a questo punto è un’altra: alla luce di questo libro così puntuale e feroce nel suo atto di denuncia saprà almeno il mondo della pallacanestro nazionale, direttamente coinvolto in questo caso, invertire la rotta e risorgere dalle proprie ceneri come l’Araba Fenice?

In Time Out di Flavio Tranquillo si evidenzia senza sconti per nessuno anche come i sistemi di controllo delle finanze dei club sia stato poco efficiente, evidenziando anche le contraddizioni della giustizia sportiva e se lo rapportiamo a quanto accaduto di recente nell’ultimo, freschissimo caso dell’Auxilium Fiat Torino la domanda di cui sopra riceve un netto, deciso rifiuto. Mediaticamente parlando poi possiamo affermare che la capacità di denuncia e prevenzione nei confronti dell’opinione pubblica sia ancora oggi lontana dall’essere almeno sufficiente…

Un quadro inquietante se lo si rapporta infine con sfumature e colorazioni differenti e con innumerevoli repliche magari anche a centinaia di chilometri dalla Toscana, quindi in ogni sport professionistico (e non) italiano. Ma restando idealmente fermi al mondo del basket nazionale, non si può che augurare un futuro migliore con alcuni punti cardine a nostro avviso incontrovertibili:

  1. Regolamenti chiari e non astruse elencazioni giuridiche che spesso causano più dubbi che certezze.
  2. La necessità di garantire chi investe nella pallacanestro ma alla luce di piani aziendali od industriali credibili e sostenibili, soprattutto con la generazione di utili, come accade da sempre in quell’organizzazione denominata NBA, ove questo criterio è alla base di tutta la giostra, con l’indifferibile trasparenza dei bilanci.
  3. Allontanare una volta per tutte l’idea del mecenatismo come unica forma di sovvenzione ed in cui alla fine ci rimette non solo chi spende denaro a vuoto ma soprattutto coloro che comunque sia tengono in piedi il giocattolo: gli spettatori. Sono e saranno sempre loro che alla fine decreteranno o meno il successo di una squadra professionistica sportiva.
  4. Organismi di controllo che fungano da veri e propri “cani da guardia” del sistema, possibilmente stabilendo il criterio che se si vuole giocare a questo Monopoli si debba garantire sempre chi ci lavora ed i fruitori che finanziano il tutto.

Semplice? No, ma almeno si potrebbe iniziare a discuterne, per ridare alla pallacanestro italiana un livello di credibilità che oggi, come non mai nel passato, rischia di scendere ad un livello valutativo da numeri relativi. Perchè a questo punto forte è il sospetto che non lo si voglia fare allo scopo di mantenere uno status quo ad unico favore dei vertici, incapaci di vedere aldilà del proprio naso ma molto attenti alle loro prebende e guarentigie?

Intervenire dunque, presto se possibile ma intervenire perchè lo sport è dappertutto un motore inesauribile di positività, passioni e svago alla quotidianità ma anche una funzione socio-sanitaria che svolge attraverso la sana e corretta pratica motoria, per non parlare anche del profitto che genera se veicolato in modo adeguato e con un piano di sviluppo serio e sostenibile, possibile che i vertici della nostra pallacanestro non se ne siano ancora accorti?

Se si vuole, si può fare. Proviamoci allora!

 

 

Fabrizio Noto/FRED

@FaberNoto

 

 

 

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