Automobilismo
Aggiungere notizie
Notizie

Addio, Eddie Jordan: Carpe Diem!

0 1
Jordan F1 Team 1999 – foto: A. Gallazzi, CircusF1

Eddie Jordan se n’è andato in silenzio, dal fondo della platea cui la nostra Formula Uno lo aveva relegato, stanca com’era dei retaggi di un’epoca non troppo remota ma che suona obsoleta alle orecchie odierne. Un’epoca che suonava, sì, fragorosamente e rumorosamente, come quegli indistruttibili V10 Cosworth montati su monoposto che, a confronto con le attuali, sembrano diorami da sgrossare. Però, che razza di puledre potenti e attraenti erano quelle macchine!

Addio Eddie Jordan, un vero rocker della F1 [ VIDEO ]


Eddie Jordan era uno di quei personaggi capaci, appunto, di rappresentare in toto un’intera epoca, lui, smaliziato e appassionato signore del motorsport che attraversava paddock patinati fasciato in camicie dalle fantasie catarifrangenti, compassato e abbronzato, intento a circondarsi di belle ragazze mentre tutti gli altri si affannavano a darsi importanza. Eddie Jordan ha rappresentato un ideale di Formula Uno giocata sempre in attacco, confidando nella voglia di stare in pista di giovani vogliosi di apprendere e in vecchie lenze da pista che avevano ancora voglia di darle; una Formula Uno nella quale, nonostante cicli di dominio che spesso si delineavano già dalle prime battute dei campionati, gli outsiders di valore potevano giocarsela, vincere gare e togliersi soddisfazioni anche in ottica di classifica, pure se andavano a punti solo i primi sei in ordine di arrivo. Qualcosa che forse non rivedremo mai più, come quelle selvagge monoposto dipinte di giallo e con la silhouette di un alligatore, le stesse che fecero doppietta a Spa nel ’98, mentre tutti gli altri giocavano all’autoscontro chiedendo a gran voce il motoscafo, al posto del muletto!

Quando muore una persona celebre, magari ammirata e amata, è facile cedere alla tentazione dell’agiografia ed effettivamente, sposando il lato razionale, Eddie Jordan non aveva la caratura di un Lauda, di un Brabham, di un Ferrari; eppure, il suo passaggio merita un ricordo grato e commosso anche solo per quella sua rara dote di intuire se quello che aveva davanti era un brocco o un cavallo di razza e di sapere, poi, gestirlo, insegnandogli come si vive in un paddock di Formula Uno. Dote che ci ha regalato uno come Michael Schumacher e – consentitemi l’orgoglio campanilistico – Jarno Trulli.

Chiediamoci: quanti team principal, oggi, darebbero fede a un manager che spergiura che il suo pupillo, quel crucco mai visto, conosca talmente tanto bene Spa-Francorchamps da potervi esordire in gara? Quanti presterebbero attenzione a uno speranzoso talento proveniente dalla terra d’Abruzzo, più tratturi che autodromi?

La risposta è ben nota e non mi tratterrò a ripeterla.

Non chiederti – perché non è lecito saperlo – quale fine gli dei abbiano deciso per noi e non tentare di indovinare la sorte. Già mentre stiamo qui a parlarne, gli anni, che rimpiangeremo, se ne vanno. Cogli l’attimo, allora, e non porre troppe aspettative nel futuro.

Se penso ad Eddie Jordan, è proprio l’immagine del Carpe Diem che gli associo, l’idea del vivere mettendo a profitto una passione, contemperando competenza e godimento, al massimo, flat out.

Nessun addio, nessun arrivederci per quelli come Eddie Jordan: restano nel paddock, in mezzo a quella gioia sovrannaturale che ti prende e ti incolla il sorriso sulla faccia quando sei lì a vivere la tua passione e a condividerla con gli altri. Una gioia caciarona, gialla e sgargiante come una monoposto col muso di alligatore.

JJordan F1 Team 1993 – foto: A. Gallazzi, CircusF1

L'articolo Addio, Eddie Jordan: Carpe Diem! proviene da .

Comments

Комментарии для сайта Cackle
Загрузка...

More news:

Read on Sportsweek.org:

Altri sport

Sponsored