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Team Principal F1: chi sono e cosa fanno i ‘Grandi Timonieri’ del Circus

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VASSEUR Frédéric (fra), Team Principal & General Manager of the Scuderia Ferrari, portrait during the Formula 1 Heineken Dutch Grand Prix 2024, 15th round of the 2024 Formula One World Championship from August 23 to 25, 2024 on the Circuit Zandvoort, in Zandvoort, Netherlands – Photo Xavi Bonilla / DPPI

Ci sono tanti personaggi che sono saliti alla ribalta della F1 in questi ultimi anni, oltre ovviamente ai piloti. L’avvento dei social, di Drive to Survive e altre amenità 4.0 ci ha portato sempre più nel cuore dell’azione, facendoci conoscere aspetti e personaggi che fino a qualche anno fa rimanevano se non celati quantomeno più in disparte. Tra questi, i team principal delle varie squadre rivestono un ruolo sempre più apicale della narrazione, spesso marciandoci sopra come consumati attori e showmen.

Cosa fa un Team Principal F1?

Prima di addentrarci in un viaggio tra i muretti del Circus, andiamo ad identificare il ruolo del team principal. Si tratta, in pratica, di colui sulle cui spalle ricade in buona sostanza la cura dell’intera squadra, dalla gestione dei piloti in pista al lavoro di ogni singolo ruolo. Si tratta di una responsabilità enorme, anche perché chiaramente il suo rendimento viene misurato in base alle prestazioni della scuderia nei weekend di gara, commisurate a quelle che poi sono gli obiettivi.

A tutto ciò, va sommato l’aspetto più… “corporate”, con conferenze stampa, apparizioni a favore di sponsor e promoter, interviste varie nei weekend di gara. Se poi, come spesso accade, qualcuno ricopre anche altri ruoli all’interno dell’azienda (CEO, Presidente o altro), tutto va a sommarsi anche quando non c’è attività in pista. Insomma, un lavoro complesso, pieno di impegni e certamente ad alto livello di stress. Se poi si è team principal in un top team, beh, tutto ciò viene moltiplicato all’infinito.

Ferrari, il posto più ambito, ma anche meno… appetibile

Ovvio, in tutte le squadre le responsabilità di un team principal sono elevatissime, ma, per dirla con Orwell, in una ancora di più. Ovviamente, stiamo parlando della Ferrari, che in questi giorni ha avuto una certa dose di sovraesposizione mediatica data dallo sbarco a Maranello di Lewis Hamilton. L’uomo al comando della Ferrari si porta dietro non solo tutte le speranze di una nazione, ma anche dei tifosi e appassionati del Cavallino sparsi in tutto il mondo.

Oggi, questo ruolo è occupato dalla personalità che più di tutte, forse, sulla griglia ha il background per portare a termine la sua missione. Fred Vasseur ha preso le redini del team di Maranello nel 2023, al termine dell’epoca Binotto. Oggi sta lavorando alla grande per riportare la Ferrari là in alto, esattamente come il suo conterraneo Todt fece ormai 25 anni fa. Arrivato dopo tanti anni in Alfa Romeo, il transalpino aveva già occupato lo stesso ruolo in Renault nel 2016 ed aveva accumulato un enorme bagaglio di esperienze tra F.3 e F.2 (o Gp2 che fosse). Tra gli altri, alle sue dipendenze aveva già avuto un certo Lewis Hamilton; insomma, difficile, ad oggi, trovare qualcuno più qualificato da portare a Maranello.

Wolff e Horner: duri e puri, ma anche bravi “attori”

Negli ultimi anni, sono stati due i team principal che si sono presi la scena: Toto Wolff e Christian Horner. L’austriaco è a capo del progetto Mercedes AMG F1, e ne detiene anche un terzo delle quote di proprietà. Uno stile unico il suo, fatto di brillantezza e capacità innata di concludere ottimi affari, maturata nel mondo della finanza. Avere un background da pilota, seppur nel mondo GT, lo aiuta. Più che altro viene ricordato per i suoi pugni sul tavolo o le cuffie distrutte in seguito agli improperi contro Masi ad Abu Dhabi 2021. Sua la scommessa più grande in ottica 2025: portare il rookie Antonelli direttamente in F1 in Mercedes richiede una dose di coraggio che in pochi hanno.

Ma Toto Wolff nasconde anche un lato innato da attore, che spesso mette in mostra davanti alle telecamere o nei briefing tra TP (ovviamente quando sono ripresi). In questo aspetto, e in tanti altri, è assimilabile alla sua nemesi in pista, Chris Horner. L’uomo al top della Red Bull ha vissuto un 2024 difficilissimo, in cui si è visto accusato di comportamenti inappropriati da una dipendente e aver dovuto fronteggiare una vera e propria rivolta interna capeggiata da Helmut Marko e Jos Verstappen. Apparentemente, la vittoria è stata sua. Ma il bello viene adesso, dopo che Newey se ne è andato e anche il fenomeno Max sembra essere attratto da sirene neanche troppo lontane. Deve ricostruire una squadra, il buon Horner. Un’impresa non facile, e il tempo stringe. Il 2025 ci darà la misura delle sue capacità.

Stella, Komatsu, Oakes: giovani, rampanti e preparati

Il Mondiale Costruttori 2024 è andato alla McLaren; bene, al timone della squadra di Zak Brown c’è l’italianissimo Andrea Stella. L’ingegnere umbro ha preso in mano le redini del team di Woking all’inizio della passata stagione, e in un paio d’anni lo ha rivoluzionato e portato ad essere al top della F1. Non male davvero. Arrivato insieme a Fernando Alonso ad inizio 2015, con l’asturiano aveva condiviso il percorso in Ferrari, per poi separarsi nel momento in cui questo lasciò McLaren. Visti i risultati, Andrea ha certamente fatto la scelta vincente, dimostrando abilità e intelligenza non comuni.

D’altronde, Stella fa parte di quella schiera di giovani TP che si sta facendo largo nel mondo dorato e allo stesso tempo spietato del Circus. Tra di essi, merita certamente una menzione Ayao Komatsu, che in Haas ha preso il posto di Gunther Steiner non facendo certo rimpiangere l’altoatesino. Egli resta comunque uno dei più amati del paddock anche nella sua veste di commentatore (e che molto probabilmente ha pagato anche per colpe non sue in passato). Particolare, invece, la posizione di Oliver Oakes in Alpine, che si trova a dover operare fianco a fianco con un “consulente” dal peso specifico elevato come Flavio Briatore. L’ex TP Benetton e Renault già ne ha in pratica messo in discussione il ruolo andando a sistemare Colapinto come Reserve Driver. L’inglese dovrà dimostrare una forza caratteriale non comune per resistere agli scossoni del manager italiano.

Un po’ meno in luce sono risultati essere James Vowles (Williams) e Laurent Mekies (Racing Bulls). Entrambi hanno certamente pagato lo scotto di portare in pista vetture non troppo performanti, oltre a budget non certo paragonabili ai rivali. Saranno poi da valutare Andy Cowell e Jonathan Weathley, che prenderanno in questa stagione i seggioloni più ambiti in Aston Martin e Sauber. Per entrambi si tratterà di un salto importante, dopo aver rivestito ruoli apicali in Mercedes e Red Bull. Ora dovranno mettere in pista tutta la grande esperienza accumulata in tanti anni di attività in pista, con una differenza. Saranno infatti loro i responsabili diretti delle prestazioni dei team.

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