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I complessi di inferiorità della Ferrari, quanto l’asticella della sfida si alza!

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A Monaco è andato in scena il teatro degli orrori Ferrari. Quali le cause? Forse i vecchi fallimenti. L’analisi.
Mattia Binotto, Ferrari

Probabilmente, il risveglio dei tifosi Ferrari è ancora più difficile rispetto ad una domenica dura da digerire. Nel giro di una settimana, le delusioni sono andate in crescendo: risulta, infatti, molto più comprensibile perdere una gara per un problema di affidabilità, come accaduto in Spagna, rispetto a vedere sfumata una doppietta su un circuito come Montecarlo per errori di strategia. Enormi errori in sequenza che hanno aperto le porte ad un insperata vittoria di Sergio Perez e della Red Bull.

A freddo, c’è ancora chi accusa Carlos Sainz di ostruzionismo nei confronti di Charles Leclerc per quanto riguarda la costruzione della strategia. Per comprendere a pieno quanto lo spagnolo sia esente da colpe bisogna ricostruire l’accaduto. Con pista che si va asciugando dalla pioggia, la Red Bull prova il tutto per tutto con un undercut su gomme intermedie con entrambi i piloti. Inevitabilmente, Perez e Max Verstappen sono decisamente più veloci rispetto a Charles e Carlos. Ed è qui che si compie il patatrac.

Il muretto dei box non mantiene la calma. Al contrario, si fa impensierire dalle scelte degli avversari e mantiene la strategia pensata a priori, ossia quella di diversificare le scelte con i due piloti. Nel frattempo, però, Sainz aveva suggerito, giustamente, che la tattica giusta e meno rischiosa era quella di rimanere fuori con le gomme da bagnato estremo per poi fare un solo pit stop e montare le slick dure. Carlos, chiamato inizialmente ai box, non rientra, condividendo la scelta con il muretto. Con Charles, invece, si va nel panico e, invece di ascoltare Sainz e adottare la stessa strategia, il team lo richiama al pit per montare gomme intermedie e coprire le Red Bull.

Il danno, però, è fatto. Il monegasco è già dietro Perez che girava quasi 7 secondi a giro più veloce. Intanto Sainz mantiene la sua strategia, esce con gomme dure slick, ma Latifi con la sua Williams decide, senza alcun senso, di battagliare con lo spagnolo nonostante fosse un doppiato. Questo fa perdere secondi fondamentali allo spagnolo, oltre che la vittoria, in favore di Sergio. Nello stesso giro fanno rientrare anche Leclerc, appena dietro il compagno di squadra; il monegasco si arrabbia come non mai, e perde anche secondi in attesa del pit di Carlos. Il risultato? Charles è dietro anche a Verstappen che, intanto, aveva già fatto il suo pit stop. Il disastro è servito.

Se la ricostruzione dei fatti non fosse sufficiente a capire l’errore madornale del muretto Ferrari, allora bisognerebbe analizzarne le motivazioni psicologiche. Perché ce ne sono, e anche tante. In primis, un neanche tanto velato complesso di inferiorità del team di Maranello nei confronti degli avversari. Ci siamo tutti accorti di come, in un momento critico in cui mantenere la calma e il sangue freddo risulta fondamentale, Ferrari non sia stata in grado di prendere una decisione convincente. Invece di ascoltare Sainz e ammettere che la sua strategia era la migliore, gli strateghi di Maranello sono andati nel panico e non hanno avuto l’elasticità mentale per correggere in corsa una tattica predefinita.

Questo perché la Red Bull ha tirato l’amo. La Ferrari ha abboccato. Segno di inesperienza del team a livelli più alti. Appena si alza l’asticella della sfida, il suo complesso di inferiorità viene a galla. Maturato, covato in anni di fallimenti tecnici e di gestione. Tutte le paure di non farcela, di non essere all’altezza della situazione quando bisogna vincere, emergono con prepotenza. Quello del GP di Montecarlo ne è stato un chiaro esempio. Le terribili esperienze del 2020-2021 hanno ridimensionato, più o meno inconsciamente, la mentalità di una squadra non più abituata a fare la voce grossa dentro e fuori la pista.

Adesso, serve urgentemente qualcuno in grado di fare capannello attorno agli uomini di Maranello, di unirli e che riesca a mantenere una visione fredda e lucida delle situazioni di gara. I piloti ci sono, la macchina altrettanto. Ora tocca alla squadra fare quel salto di qualità che stenta ad arrivare. La Red Bull, dal canto suo, ha lottato sempre per il titolo negli ultimi due anni, vincendolo l’anno scorso. Sa come si fa, sa come sfruttare i punti deboli degli avversari a suo favore. Questo è un handicap assolutamente da non sottovalutare per il proseguo della stagione.

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