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2014-2019: la clamorosa involuzione della Williams in Formula 1

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Pochi giri di parole: affrontare l’argomento “Williams” crea imbarazzo. Districarsi nel caos esistente all’interno del team di Grove è affatto semplice.

I dati parlano chiaro. Dal 2014, anno della introduzione delle motorizzazioni Turbo-ibride tutt’ora vigenti, la Williams ha palesato una involuzione tecnico-organizzativa che appare irrefrenabile. Sembra lontano, ormai, quello sfavillante 2014, anno nel quale la Williams FW36-Mercedes conquistava ben 9 podi grazie a Valtteri Bottas e Felipe Massa, una pole-position (con Massa in occasione del GP d’Austria) e totalizzava la bellezza di 320 punti, classificandosi, pertanto, al 3° posto tra i Costruttori, alle spalle di Mercedes (701) e Red Bull (405) ma davanti alla Ferrari (216). La classifica Piloti vedeva Bottas al 4° posto e Massa al 7°. Un trionfo.

Ad un 2014 da urlo seguiva un 2015 estremamente positivo ma lievemente in ribasso: 4 i podi conquistati, 257 punti totalizzati dalla Williams (il modello è la FW37) e ancora 3° posto tra i Costruttori. Bottas e Massa andavano ad occupare rispettivamente il 5° e 6° posto nel Mondiale Piloti. La parabola discendente prosegue inesorabile: la Williams è reduce da un 2016 in declino rispetto al brillante biennio 2014-2015 ma, ad ogni modo, non da cestinare. Bottas agguanta un podio (GP del Canada). Il finlandese chiude il Mondiale all’8° posto, Massa all’11°, la Williams (modello FW38) al 5° (138 punti). Nel 2017, con l’introduzione dei nuovi regolamenti tecnici, il gioco inizia a rompersi. Frattanto, Pat Symonds, il Chied Technical Officer negli anni 2014-2016, lascia la Williams.

La Williams FW40-Mercedes è lontana parente delle sincere e valide monoposto degli anni precedenti. Lance Stroll e Felipe Massa non possono giocarsi pole-position e podi, ma sono ancora in grado di ambire con sufficiente costanza alla zona punti. Stroll, a Baku, è autore di un clamoroso exploit, andando a conquistare quello che è, a tutt’oggi, l’ultimo podio della Williams: 3°, con beffa finale, alla bandiera a scacchi. A fine campionato, Massa e Stroll occupano rispettivamente la 11a e 12a posizione, la Williams (con 83 punti) chiude in 5a posizione.

Risultati che, a partire dalla disastrosa stagione 2018, sembrano lontanissimi nel tempo e nello spazio. La Williams FW41-Mercedes del 2018 era, nelle mani di Stroll e Sergey Sirotkin, in grado di conseguire appena 7 punti totali (6 Stroll, 1 Sirotkin). E il peggio ancora dovrà arrivare…

7 punti che, invero, la Williams difficilmente riuscirà a racimolare in questo 2019 se la vettura non compie un sostanziale, macroscopico passo in avanti. Siamo di fronte, infatti, ad una profonda involuzione tecnica senza precedenti; prestazioni e risultati, infatti, sono pari a quelli conseguiti dalle più artigianali e male attrezzate scuderie affacciatesi in Formula 1.

Il GP del Bahrain, parimenti al debutto australiano, ha visto le Williams FW42-Mercedes condotte da George Russell e Robert Kubica annaspare nelle ultimissime posizioni. Ultime in qualifica (Russell, 19° tempo, a 3,893 secondi dalla pole di Charles Leclerc; Kubica, 20° tempo, a 3,933 secondi dal ferrarista), ultime in gara — con Kubica doppiato di 2 giri — ultime, infine, nella classifica dei giri velici in gara. Imbarazzante, in questo senso, la prestazione di Kubica, l’unico pilota ad avere effettuato il proprio giro veloce in gara ad una media inferiore ai 200 km/h: per la precisione, il polacco ha segnato il suo 1’37”903 (giro 13, pneumatici Soft C3 nuovi) a 199,005 km/h di media. Un crono, peraltro, più lento di 4,492 secondi rispetto al giro veloce fatto segnare da Leclerc.

A testimoniare la ulteriore involuzione tecnica rispetto ad un 2018 altamente negativo, concorrono altri dati: a Sakhir, in gara, Sirotkin era in grado di segnare un positivo 1’34”563, alla media di 206,034 km/h, pari all’8° miglior giro in gara. Stroll, invece, era autore di un 1’35”266, alla media di 204,514 km/h. Russell, nello scorso GP del Bahrain, ha potuto solo di poco oltrepassare la barriera dei 200 km/h di media sul giro: 1’37”313 a 200,212 km/h di media. E dire che, i tempi tra le qualifiche 2018 e 2019, sono — decimo più, decimo meno — in linea. Tuttavia, tutti gli altri costruttori hanno, rispetto al 2018, ulteriormente migliorato i tempi, la Williams li ha peggiorati di qualche decimo.

In Williams regna l’anarchia. La defenestrazione del Direttore Tecnico, Paddy Lowe, amplifica questo stato di caos e di negatività: senza un Direttore Tecnico, la pur interessante FW42 ed i piloti sono abbandonati al proprio infelice destino. Un team che, in Bahrain, si è presentato senza i necessari pezzi di ricambio e ancora con una monoposto che perde pezzi (segnale di un montaggio assai approssimativo delle vetture), incapace di aggredire i cordoli e instabile. Praticamente inguidabile.

La reazione della Williams ha spiazzato tutti: è stato, infatti, richiamato Patrick Head, tecnico che ha reso la Williams quel team capace di conquistare vittorie e titoli iridati. A Head il compito di rimettere ordine all’interno di una scuderia in evidenti difficoltà tecnico-organizzative. Ordine e non solo: occorre, infatti, rimettere in moto tutto il “sistema Williams”, anzitutto nominando un nuovo Direttore Tecnico che sappia individuare le numerose falle del progetto FW42, quindi indirizzare lo sviluppo su precisi binari. Facile a dirsi, complicato a farsi. Una consulenza, quella del veterano Head, che, però, ha il sapore di un pannicello caldo e che potrebbe persino risultare impopolare in seno alla azienda.

Una scuderia, la Williams, oggi in profonda crisi ma che, come abbiamo visto, sino a pochi anni fa era capace di produrre e macinare risultati apprezzabili.

114 vittorie (l’ultima delle quali ottenuta da Pastor Maldonado, al volante della Williams FW34-Renault, al GP di Spagna 2012), 128 pole-position, 312 podi, 7 titoli Piloti e 9 Costruttori. Statistiche che, al momento, solo un miracolo può rinnovare.

Scritto da: Paolo Pellegrini


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