Avventura, velocità, rischio e sabbia costituiscono la miscela ammaliante della Dakar, il celeberrimo rally-raid che, come ogni anno, arriva puntuale a ridosso delle vacanze natalizie. Domani parte ufficialmente la 41ª edizione della gara, che si correrà per la prima volta in un unico Stato, il Perù. La tappa finale è prevista per il 17 gennaio.

Perché la Dakar si corre in Sud America?

Il nome Dakar oggi è soprattutto un brand legato alla storica corsa originale, che si chiamava Parigi-Dakar perché partiva dalla capitale francese per arrivare in quella del Senegal. Nata nel 1979, la Parigi-Dakar ha cambiato per la prima volta traguardo nel 1992, quando divenne Parigi-Città del Capo. Nel 1994 si è trasformata in Parigi-Dakar-Parigi per poi adottare un percorso che prevedeva sempre l’arrivo nella capitale del Senegal, ma con partenza in una città europea, ogni anno diversa. Nel 2008 la Dakar è stata annullata a causa di un attentato mortale contro quattro turisti francesi in Mauritania, dove erano previste otto tappe della corsa. Dall’anno successivo, in considerazione del perdurante pericolo di attentati in Europa e in Africa, la gara si è spostata definitivamente in Sud America, pur conservando il nome di Dakar.
Dal 2009, su un percorso simile all’originale Parigi-Dakar, si corre invece l’Africa Eco Race che, con il passare del tempo, sta diventando un concorrente significativo dell’attuale Dakar. L’Africa Eco Race 2019 è iniziata a capodanno e si concluderà il 13 gennaio a Dakar.

Il meglio dell'ultima edizione della Dakar

Il pericolo costante: 70 morti in quarant’anni

Il rischio è connaturato alla Dakar, gara lunga e difficile che si snoda perlopiù su terreni desertici e rocciosi, su strade non sempre ben tracciate. Dalla prima edizione del 1979 sono 70 le persone morte a causa della gara, di cui 28 concorrenti (tra i quali 19 motociclisti e 6 piloti di autovetture). Tra i decessi anche quelli dei motociclisti italiani Giampaolo Marinoni nel 1986 e Fabrizio Meoni (due volte vincitore della corsa) nel 2005. Tanti incidenti mortali hanno coinvolto, tra gli altri, spettatori, abitanti non interessanti alla corsa, giornalisti, personale delle squadre e organizzatori (tra cui il fondatore della Parigi-Dakar, Thierry Sabine, precipitato in elicottero durante l’edizione del 1986).

Il centauro Sam Sunderland, soccorso nel 2018. Quest'anno è al via della gara

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Il centauro Sam Sunderland, soccorso nel 2018. Quest'anno è al via della gara
FRANCK FIFE

La gara del 2019, chi si ritira può rientrare

Il percorso di quest’anno prevede 10 tappe, al 70% desertiche su sabbia, con partenza lunedì 7 gennaio da Lima e ultima frazione il 17 gennaio. Il traguardo è fissato ancora nella capitale del Perù dopo 5.500 chilometri di percorso. Per la prima volta auto e camion ritirati nelle prime cinque tappe potranno rientrare in corsa dopo il giorno di riposo (12 gennaio), ma classificati in una graduatoria a parte. La quinta (11 gennaio) e la nona tappa (16 gennaio) avranno una partenza simile a quella di un gran premio, con i veicoli al via contemporaneamente.
534 i concorrenti iscritti tra piloti e copiloti nelle cinque categorie di veicoli in gara: automobili, motociclette, camion, quad e SxS (detti anche Utv).

Record di donne partecipanti

Sono ben 17 le donne al via quest’anno, un numero mai raggiunto da quando la corsa si è spostata in Sud America. Tra queste c’è la spagnola Laia Sanz, che si è classificata nona tra le moto nella Dakar 2015 e ha completato tutte le otto edizioni a cui ha partecipato. C’è anche un’italiana, Camelia Liparoti, in gara tra le auto con la copilota spagnola Rosa Romero Font.

Al via anche un 25enne con sindrome di Down

Al via della Dakar 2019 c’è anche il 25enne peruviano Lucas Barron, affetto da sindrome di Down. In partenza tra le auto, nel team Pro Raid Perù, sarà copilota del padre Jacques su una vettura Polaris RZR 1000 turbo.

Lucas Barron, a sinistra, sarà copilota del padre Jacques

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Lucas Barron, a sinistra, sarà copilota del padre Jacques
ERNESTO BENAVIDES

I favoriti, l’eterno Carlos Sainz punta al tris

Tra le automobili attenzione all’immarcescibile spagnolo Carlos Sainz, 56 anni, detentore del titolo (già vinto nel 2010), ma passato dalla Peugeot alla Mini. Da tenere d’occhio anche i suoi compagni di team Stéphane Peterhansel (francese di 53 anni), vincitore di 7 edizioni in auto e 6 in moto, e Cyril Despres (anche lui francese) che si è imposto 5 volte tra le moto prima di passare alle quattro ruote nel 2015. Ambiscono alla vittoria pure il qatariota Nasser Al Attiyah (Toyota, 2 Dakar vinte) e il sudafricano Giniel de Villiers (Toyota, un successo nel curriculum). Attenzione poi alla Peugeot del francese Sebastian Loeb (vincitore di 9 mondiali rally), che a 44 anni ha ridotto l’attività, ma ogni volta che si siede al volante di un’automobile dimostra un innato talento, in qualsiasi categoria gareggi.

Sebastian Loeb, 44 anni, e Carlos Sainz, 56 anni, miti della Dakar

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Sebastian Loeb, 44 anni, e Carlos Sainz, 56 anni, miti della Dakar
FRANCK FIFE

Tra le moto, dal 2001, vince sempre un centauro in sella a una Ktm: quest’anno il favorito è l’inglese Sam Sunderland (Ktm, vincitore nel 2017), ma sono molto quotati anche il campione in carica austriaco Matthias Walkner (Ktm), l’australiano Toby Pryce (Ktm, primo nel 2016) e lo spagnolo Joan Barreda (Honda).
Nella competizione tra camion i favoriti della vigilia sono il russo Eduard Nikolaev (Kamaz), vincitore l’anno scorso e nel 2017, l’altro russo Ayrat Mardeev (Kamaz) e il figlio d’arte olandese Gerard de Rooy (Iveco).

Gli italiani: Dutto primo paraplegico tra le moto

Tanti gli equipaggi del nostro paese al via nelle cinque categorie di gara. Nessuno può ambire alla vittoria finale, ma il centauro Jacopo Cerutti (Husqvarna), il più quotato tra i nostri (è alla quarta partecipazione), punta ad arrivare tra i primi dieci tra le moto. Di buon credito gode anche Maurizio Gerini (Husqvarna), 22° nella Dakar 2018.

Al via anche Nicola Dutto (Ktm), primo paraplegico a correre la Dakar tra le moto. Ad accompagnarlo ci saranno tre piloti spagnoli pronti a intervenire per ogni emergenza o semplicemente per rimetterlo in piedi in caso di caduta nella sabbia senza conseguenze: «Loro mi saranno sempre davanti e dietro. Partiamo insieme e arriviamo insieme, come i tre moschettieri», ha spiegato Dutto che corre con licenza spagnola perché Coni e Federmoto non gli permettono di gareggiare a causa del suo handicap.
Seconda partecipazione tra i camion per il 31enne toscano Cesare Rickler Del Mare (Iveco), ex calciatore professionista con Chievo (anche in Serie A), Piacenza, Modena e Bologna. Cesare ha ereditato la passione dei motori e della Dakar dal padre Renato, che oggi lo segue nel R Team.

Nicola Dutto, 49 anni, centauro piemontese, è paraplegico dal 2010

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Nicola Dutto, 49 anni, centauro piemontese, è paraplegico dal 2010
MARCO BERTORELLO

La gara su Eurosport e Redbull Tv

La Dakar 2019 sarà visibile in chiaro su Red Bull TV, che trasmetterà tutte le tappe sul proprio sito internet, gratuitamente, in streaming. È possibile vedere Red Bull Tv anche su smartphone, tramite app dedicata, e smart tv. L’emittente Eurosport, visibile sulla piattaforma a pagamento Sky (canale 210), trasmetterà tutte le sere alle 23 uno speciale di mezz’ora con sintesi delle tappe e interviste.