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Salto in lungo durante malattia: assolta vigilessa di Imperia

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Era stata sorpresa a praticare atletica leggera, durante il periodo di malattia, così una vigilessa della polizia municipale di Imperia, Adriana Fausto, in servizio con il grado di sovrintendente, era finita sotto processo con l'accusa di truffa ai danni dello Stato. Assolta in primo grado dal tribunale di Imperia, oggi l'assoluzione è stata confermata anche dalla Corte di Appello di Genova, alla quale si era rivolto il pubblico ministero Luca Scorza Azzarà, che aveva impugnato la sentenza.Il procuratore generale ha chiesto un anno di reclusione, ma il collegio della Terza Sezione ha confermato l'assoluzione, tenendo in considerazione il fatto marginale. "Il giudice ha tenuto conto della lieve entità - dichiara il difensore, l'avvocato Roberto Trevia - apprezzando la prospettazione difensiva, secondo la quale non c'è stato alcun danno erariale per il Comune". I fatti risalgono ai mesi di luglio e agosto del 2015, quando la vigilessa chiede e ottiene alcuni giorni di malattia: prima per una lombalgia, poi per un dolore al ginocchio.Due sono gli episodi contestati e a scatenare l'indagine era stata un denuncia anonima pervenuta in Comune. La sovrintendente, che praticava salto in lungo e corsa, era stata vista ad alcuni meeting, uno dei quali nel Savonese, la cui presenza era stata confermata dalle foto e dai risultati: dunque impossibile mentire.Per questo motivo il dirigente della polizia municipale aveva deciso di presentare denuncia e nei suoi confronti era stato avviato pure un procedimento disciplinare. Pochi mesi dopo, nell'ottobre del 2015, a Sanremo scattava la maxi inchiesta giudiziaria sui cosiddetti "furbetti del cartellino". Decine di dipendenti del Comune finiti sotto inchiesta con la stessa accusa di truffa, per l'infedele timbratura del cartellino.Anche in quel caso, c'era chi praticava sport, canottaggio per la precisione, durante l'orario di lavoro e dopo aver timbrato. Il processo si è chiuso il 20 gennaio scorso con 10 assoluzioni, sedici rinvii a giudizio e altrettanti patteggiamenti. Tra gli assolti, guarda caso un agente della polizia municipale di Sanremo, Alberto Muraglia, balzato agli onori delle cronache internazionali come il "vigile in mutande", perché sorpreso a timbrare in déshabillé, per poi tornare a casa.
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