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Ginnastica artistica, le imprese azzurre: Fate, l’Italia vi ama. Lo storico bronzo della squadra ai Mondiali 2019

Siamo alle prese con l’emergenza coronavirus e stiamo attraversando uno dei momenti più difficili della nostra storia, la speranza è che l’Italia e tutto il mondo riescano a uscire presto da questa situazione sconfiggendo la pandemia. Lo sport è fermo ed è proprio in questi frangenti che la memoria torna alle imprese più belle della nostra storia, l’Italia della ginnastica artistica ne ha firmate sostanzialmente tre negli ultimi venti anni e l’ultima risale allo scorso 8 ottobre quando le Fate conquistarono la medaglia di bronzo nella gara a squadre dei Mondiali.

ITALIA: SEI LEGGENDARIA! Bronzo mitologico nella gara a squadre, impresa della vita

Ci sono quei giorni che non dimenticherai mai, quei pomeriggi che segnano una vita e che scrivono la storia, quei momenti che ti consegnano all’empireo dello sport e che ti fanno entrare nell’Olimpo. Ci sono quelle imprese che vanno oltre ogni limite, che superano qualsiasi immaginazione, che sfondano barriere, che stravolgono pronostici, che entrano nel cuore e ci rimangono per sempre. Questo martedì 8 ottobre 2019 resterà una data memorabile per la ginnastica artistica, l’Italia ha conquistato la medaglia di bronzo nella gara a squadre femminile ai Mondiali: contro tutto e tutti, dopo essersi qualificate alla finale per appena tre centesimi, bisognava abbattere il muro delle corazzate della Polvere di Magnesio, bisognava alzare l’asticella, bisognava gettare il cuore oltre l’ostacolo.

Sembrava impossibile, le Fate lo hanno reso possibile. Sono state leggendarie, nella gara regina, quella che premia il miglior movimento planetario, quella che valuta la bontà di una Nazione in questo sport, le ragazze del DT Enrico Casella hanno semplicemente fatto qualcosa di memorabile, di impensabile, di follemente folle, di magnificamente bello: saliamo sul podio alla Shleyer Halle di Stoccarda, in Germania avevamo ottenuto il nostro miglior piazzamento nella storia contemporanea (quarto posto dodici anni fa proprio in questa località), arriva la seconda medaglia di sempre dopo il bronzo del lontanissimo 1950 ma quella era davvero un’altra ginnastica.

Giorgia Villa, Asia D’Amato, Alice D’Amato, Elisa Iorio, Desiree Carofiglio: i nomi delle cinque eroine, i nomi di cinque giganti, i nomi di cinque azzurre che hanno confezionato una gara da incorniciare, 12 esercizi di cuore e di sostanza senza errori. Col passare delle rotazioni ci si accorgeva che l’Italia stava facendo la gara della vita, contemporaneamente le avversarie dirette sbagliavano (la Cina si suicidava con le due cadute di Liu Tingting alle parallele, la Francia sbagliava di tutto tra staggi e trave guidata da Melanie De Jesus) e all’ultima rotazione ci siamo presentati in seconda posizione con due punti di vantaggio sulla Cina e addirittura 3.3 sulla Russia. Melnikova e compagne volano al volteggio e ci superano, le asiatiche girano nella norma al corpo libero, l’Italia tira fuori le unghie e i denti alla trave dove in qualifica era incappata in tre cadute e si mette al collo il bronzo.

Festa monumentale, il quintetto di Enrico Casella si lascia andare a un pianto di gioia irrefrenabile, avvolto nei body bianco-neri che hanno portato fortuna e in un tricolore enorme. Mascara e rossetto si sciolgono, siamo bellissime sul terzo gradino del podio dietro agli USA e alla Russia. Le azzurre chiudono con 164.796 punti (43.732 al volteggio, 42.299 alle parallele, 38.799 alla trave, 39.966 al corpo libero), la Cina si ferma a 164.230 mentre là davanti trionfano gli USA con un perentorio 172.330 (quinto titolo iridato consecutivo per Simone Biles e compagne) precedendo la Russia (166.529).

LA CRONACA DELLA GARA:

L’Italia incomincia al corpo libero con Giorgia Villa (13.300), Asia D’Amato fa tutto benissimo (13.333) e Desiree Carofiglio non delude da vera specialista qual è (13.333) mentre la francese Pontlevoy mette piede a terra dalle parallele. Le azzurre passano al volteggio, filotto di doppi avvitamenti: 14.533 per le gemelle D’Amato, 14.666 per Villa mentre Charpy e De Jesus cadono dalla trave rovinando la gara della Francia e Liu Tingting vola due volte a terra dagli staggi. Le Fate sono seconde a metà gara e alle parallele continuano a incantare: 14.266 di Giorgia, Alice replica alla grande (14.133) ed Elisa è precisissima (13.900).

Liu Tingting cade dalla trave (è Campionessa del Mondo di specialità) e a quel punto l’Italia, seconda prima dell’ultima rotazione, crede nell’impresa: sarà duello finale con le asiatiche, le azzurre alla trave mentre la corazzata va al corpo libero. Giorgia Villa ruggisce con un perentorio 13.600, Asia D’Amato è bravissima con 13.266 e a Elisa Iorio serve un mesto 11.367 per scrivere la storia. La modenese, che ci aveva salvato in qualifica (suo l’esercizio del pass dopo tre cadute), sbaglia l’entrata e mette piede a terra ma rimane su e porta a casa 11.933 per volare sul podio.

Fate, grazie di tutto: l’Italia vi ama. Squadra surreale, un bronzo biblico che segna un’epoca

Sudore, fatica, arduo lavoro, sacrifici. Una vita intera dedicata alla ginnastica artistica, con ritmi massacranti, con allenamenti serrati, rinunciando a tutto, abbandonando una vita da “adolescenti normali” per inseguire un sogno enorme, per diventare grandi in pedana a suon di evoluzioni impossibili ai più, per sbocciare come Fate in un pomeriggio d’autunno in uno dei templi della Polvere di Magnesio. L’Italia ha conquistato la medaglia di bronzo nella gara a squadre ai Mondiali a Stoccarda, le azzurre hanno compiuto una delle imprese sportive più belle dello sport italiano in questa stagione e hanno riscritto la storia di questa disciplina alle nostre latitudini: salire sul podio iridato nella gara delle gare, quella che valuta il movimento di un’intera Nazione, non è cosa da tutti ed è estremamente prestigioso. Per intenderci: non è l’exploit di un singolo che può arrivare da un momento all’altro (vale in tutte le discipline) ma è la sublimazione di un lavoro costante, mirato, incessante, costruito mattone su mattone nel corso di anni durissimi.

Questa è l’Italia, messa in mano a quattro ragazze della classe 2003 dal talento cristallino e a una “veterana” del 2001 che negli ultimi mesi ha compiuto una crescita esponenziale. Questa è la nostra Nazionale, il gruppo che non molla mai, il quintetto delle guerriere, la formazione delle magie che ci ha fatto vivere un sogno e che ci ha fatto piangere di gioia: il trucco si è sciolto, il mascara e il rossetto non hanno retto su quel palco, non hanno retto nemmeno i nostri cuori e la lacrimuccia è scesa anche sul volto dei tanti appassionati che hanno seguito il numero antologico da lontano. Una cosa è certa: le ragazze di Enrico Casella sanno come farci saltare le coronarie, sabato si sono qualificate a questa finale per appena tre centesimi dopo una drammatica rotazione alla trave, oggi hanno conquistato il bronzo chiudendo la prova proprio sui 10 cm.

Questo trionfo è frutto dell’operato d’elite che si svolge quotidianamente al PalAlgeco di Brescia, una squadra su cui si è puntato da diverse stagioni (le ginnaste hanno solo 16 anni ma per ottenere dei risultati si parte prestissimo) che ha vinto tutto tra le juniores e che oggi ha festeggiato tra le grandi alla prima occasione utile. Giorgia Villa, 16enne bergamasca, capitana immarcescibile, tenace più che mai. Asia e Alice D’Amato, 16enni gemelle genovesi, grintose e spumeggianti dalla folta chioma bionda. Elisa Iorio, 16enne modenese, colei che ci ha trascinato a questa finale. Desiree Carofiglio, 19enne milanese, closer spettacolare al corpo libero. Martina Maggio, 18enne brianzola, riserva di lusso fondamentale per il gruppo. Enrico Casella, 62enne bresciano, il Guru di tutto insieme al suo spettacolare staff. Grazie, grazie di tutto. Non ci sono più aggettivi, strappate qualsiasi dizionario e ungetevi di magnesio.

 

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stefano.villa@oasport.it

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Foto: Simone Ferraro/FGI

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