Sci alpino, Brignone regina azzurra dei Mondiali. Paris torna protagonista, la crisi dello slalom ed un futuro incerto per l’Italia
Cala il sipario sui Mondiali di sci alpino a Saalbach. Un’edizione che ha visto l’Italia conquistare due ori ed un argento, posizionandosi al terzo posto del medagliere dietro alla corazzata Svizzera (ben 13 medaglie) e ad una ritrovata Austria davanti al proprio pubblico. Un bottino, però, che ha una sola protagonista tra le fila azzurre ed è chiaramente Federica Brignone, che da sola avrebbe concluso al quinto posto del medagliere davanti a nazioni come Norvegia (tra le deluse della rassegna iridata), Germania e Francia, addirittura senza medaglie per la prima volta dal 2003.
Un Mondiale che si era aperto con il botto per l’Italia con il sorprendente oro nel parallelo a squadre. Una vittoria bella ma anche meno significativa rispetto ad altre, visto che è arrivata in una competizione che si disputa solo ai Mondiali e che non ci sarà nemmeno nel programma olimpico del prossimo anno.
Chiaramente il centro del palcoscenico in questa rassegna iridata se lo è preso tutto Federica Brignone. Sulla valdostana si è detto e scritto tantissimo in queste ultime due settimane, prima con l’argento in superG e poi con il fantastico oro in gigante. A 34 anni Federica sta certamente vivendo il miglior momento della sua carriera e soprattutto ha mostrato una condizione fisica semplicemente eccezionale, arrivando al massimo della forma proprio nel grande appuntamento.
Due medaglia dal peso specifico davvero importante e che vanno ulteriormente a suggellare una stagione che potrebbe diventare indimenticabile per lei e per tutto lo sci alpino italiano. Chiaramente ora l’obiettivo è quello di vincere la seconda Coppa del Mondo della carriera e si spera che questo Mondiale possa avere un effetto trainante già dalle gare di questa settimana al Sestriere.
Tra le note positive del Mondiale azzurro è giusto mettere Dominik Paris, arrivato ad un passo dal podio sia in superG sia in discesa e che anche nella combinata a squadre aveva dato il suo eccellente contributo prima dell’uscita di Vinatzer. Il nativo di Merano è arrivato a Saalbach in ottima condizione e i rimpianti sono comunque tanti, visto che la medaglia non era lontanissima e si poteva assolutamente raggiungere, nonostante un pendio ed una neve che non erano certamente i preferiti dallo stesso Paris.
Non è stata certamente la rassegna iridata di Sofia Goggia, che ha mancato la medaglia nella velocità e poi è uscita nella prima manche del gigante. La bergamasca ha fatto sempre fatica già dalle prove e probabilmente anche una caduta in una di queste ha condizionato molto l’azzurra, che ha completamente sbagliato la discesa libera, terminando lontanissima dalla vetta forse anche a causa di un errore nei materiali. Resta così ancora la maledizione dell’oro iridato, con Goggia che rischia davvero di chiudere senza un titolo mondiale la sua eccezionale carriera.
Un Mondiale che ha confermato anche i problemi del settore maschile nelle discipline tecniche. In gigante si è salvato Luca De Aliprandini che ha comunque messo la solita grinta e ci ha decisamente provato a fare qualcosa di importante. Qualche segnale tra le porte larghe si è visto anche con Filippo Della Vite, che resta veramente troppo incostante, ed un Giovanni Franzoni, che deve cominciare a fare gara per gara per continuare il suo sviluppo in questa specialità. In gigante c’è tanto da lavorare ma almeno qualche spiraglio si vede.
In slalom, invece, si è vissuta l’ennesima debacle. Se non fosse stato per un encomiabile Stefano Gross, l’Italia manco sarebbe figurata nella classifica finale della gara tra i rapid gates. Una squadra completamente da rifondare sia nel team sia negli atleti, con un Alex Vinatzer che deve assolutamente fare un lavoro importante. La crescita in gigante potrebbe aver condizionato lo slalom con l’altoatesino che ormai commette gli stessi errori da anni, con sempre la solita sciata tutta con il peso all’indietro, che porta continuamente ad errori e sbagli che compromettono una o l’altra gara.
Al femminile il tema caldo è quello del ricambio generazionale. Guardando al futuro non sembra esserci al momento nessuna che possa anche prendere solo in piccolissima parte l’eredità delle varie Brignone e Goggia. La generazione di mezzo non è mai sbocciata del tutto, con ragazze di valore, ma che non sono mai riuscite a mettersi in luce e ad essere protagoniste in Coppa del Mondo. Qualche sprazzo importante, ma mai una continuità che potesse far pensare di aver trovato una nuova campionessa. Si spera che Marta Bassino possa veramente mettere da parte la profondissima crisi in cui è piombata, con la piemontese che avrà bisogno certamente di tempo per lavorare prima di tutto su di sé con Bassino che potrebbe poi fare da traino alle generazioni dietro, fattore fondamentale per non relegare in un angolo lo sci alpino azzurro nel prossimo quadriennio.