Cortina 2021, Mondiali di sci alpino - Medaglia di legno per gli azzurri, ma col sorriso. L’Italia chiude i Mondiali con il quarto posto in slalom di Alex Vinatzer, a 1.20 dall‘oro e quasi 1 secondo dal bronzo, che finiscono in mani norvegesi, con Sebastian Foss Solevaag su tutti e Henrik Kristoffersen, che salva l’onore fra i suoi pali stretti, dopo aver fallito altre occasioni. L’argento finisce al collo dell’austriaco che non ti aspetti: mentre escono sia Manuel Feller, sia Marco Schwarz, a sorpresa Adrian Pertl, chiude secondo a 37/100 dopo aver dominato la prima run. 

Sebastian Foss Solevaag Cortina 2021

MAX MONTINGELLI

Inversione dei 15

Per salvare una pista scaldata dal sole e resa insidiosa dal progressivo gioco di luci e ombre la Fis decide per l‘inversione dei primi 15, invece che dei soliti 30, così come - in altri anni e su altre piste - aveva da sempre predicato il grande Alberto Tomba. Non accadeva da 20 anni, dai Mondiali di Sankt Anton, ma tutti gli atleti storcono il naso perché alla ripresa questa misura a tutela dei migliori sembra esagerata e molto penalizzante per chi si è infilato dal 16simo tempo in avanti.

Adrian PERTL - alpine ski race - 2021 FIS Alpine World SKI Championships - Slalom - Men

LiveMedia/Luca Tedeschi / IPA

Un legno che non brucia

Brucia la medaglia di legno? Sarebbe la terza dopo quella di Elena Curtoni, ad anni luce però dal podio della combinata e soprattutto dalla doppia quarta piazza di Dominik Paris in velocità. E invece mai come stavolta contano i distacchi, o meglio, i numeri. «Arrivare quarto con +1.20 brucia di meno anche perché come atteggiamento sulla neve mi do 8», spiega Alex Vinatzer dall’alto dei suoi quasi 2 metri di altezza e dal basso dei 21 anni di età. Ecco il secondo numero da considerare: Vinni è giovane e ai suoi primi mondiali.  «In casa e con tanta pressione, non posso che essere contento». Ci sono poi altri numeri che contano nella sua storia che viene dalla val Gardena: «A dicembre per l’appendicite ho perso peso, ne sono uscito molto indebolito», spiega lui. 

Gennaio durissimo 

Cinque chili, uno per ognuna delle uscite che, dopo un avvio di stagione col botto aveva inanellato. Quarto in Alta Badia, sul podio a Campiglio e su quella 3 Tre di cui questa Drusciè A sembra una miniatura. Spietata nella verticalità del pendio, lasciava tutti senza fiato. «Aggiungi – dice Vinatzer - che alla ripresa hanno salato per indurire il manto scaldato dal sole ed ecco perché sapevo che rispetto alla prima manche, dove avevo chiuso secondo, avrei sbagliato di più».

Alex Vinatzer / Photo: IPA

Alex VINATZER alpine ski race - 2021 FIS Alpine World SKI Championships - Slalom - Men

Alex Vinatzer / Photo: IPA
LiveMedia/Luca Tedeschi / IPA

Troppo sale 

Una, due, tre, quattro volte: Vinatzer elenca il catalogo delle sue imprecisioni. «Sul sale non vado forte, devo allenarmi ancora molto: i norvegesi, invece, sono nettamente più abituati su questo tipo di neve. Anzi spero che potremo in futuro fare allenamento specifico proprio in queste condizioni». Già, per il gardenese il futuro inizia forse da oggi e da quella che per alcuni potrebbe sembrare una sconfitta. Ma l’anagrafica e il talento sono dalla sua. 

Alex Vinatzer / Photo: Marika Sarzi Sartori
Alex Vinatzer / Photo: Marika Sarzi Sartori

Azzurro profondo

Discorso diverso per gli altri azzurri che, già nella prima manche, avevano alzato bandiera bianca. L’unico azzurro qualificato per la seconda manche è Manfred Moelgg che chiude a 38 anni il suo ultimo Mondiale in 14sima posizione. Nella prima run erano, invece, usciti mentre stavano sciando bene sia Stefano Gross, sia Giuliano Razzoli, senatori del team azzurro.  «Non ricordatemi gli intertempi», chiede Gross che sa che la luce verde lo ha accompagnato fino all’uscita. «C’era poco segno, l’atteggiamento era quello giusto: dopo 13 anni di Coppa e senza mai una medaglia, a un Mondiale ci provi e basta». Chiamatelo effetto “De Aliprandini", argento in gigante: «Si, lui ci ha dato la carica, prosegue Gross, però servono anche il fisico e la freschezza per un tracciato come questo. Lo slalom quest’anno è la disciplina più aperta, con tanti vincitori diversi. Non mi arrendo pensando che alcuni come Mario Matt o Andre Myrher hanno fatto medaglia in “terza età”», scherza con il viso velato dalla tristezza per quella luce verde prima del blackout.

Stefano Gross / Photo: Marika Sarzi Sartori
Stefano Gross / Photo: Marika Sarzi Sartori

Giuliano olimpico

Parla da campione olimpico quale resta, Giuliano Razzoli che 11 anni fa si incoronò a Vancouver 2010 oro in slalom, su una neve morbida e primaverile, in parte simile a questa. La sua gara si interrompe presto e anche se riparte verrà poi squalificato: «Non sono riuscito a sfruttare il segno e curvavo sempre sotto il palo, fatico su tracciati stretti come questi. Io sono comunque grato a chi mi ha dato l’opportunità di partecipare a questo mondiale a cui mi sono qualificato in extremis. Viviamo come privilegiati, mentre il resto del Paese fatica a riprendersi. Non lo dimentico». Lui, che viene dagli Appennini («dove ci abituiamo da subito a tutte le nevi possibili») è alle ultime battute della sua carriera: presto sarà ora di dedicarsi al suo business nel reggiano con l’aceto balsamico tradizionale. «I giovani? Credo che il miglior consiglio sia dare loro l’esempio. Io mi sono rialzato tante volte, ripartendo sempre dal basso». Parole di un campione che oltre a vincere ha anche saputo perdere.

Giuliano Razzoli / Photo: Marika Sarzi Sartori
Giuliano Razzoli / Photo: Marika Sarzi Sartori

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