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Sci alpino, non solo Federica Brignone, Goggia e Bassino. Pirovano, le sorelle Delago e le slalomiste: tante giovani in rampa di lancio

Forse, per la prima volta nella sua gloriosa storia, lo sci alpino femminile italiano può dormire sonno (abbastanza) tranquilli. Ci riferiamo al presente, al futuro e alla possibilità di restare competitivo ad alti livelli (leggi almeno un’azzurra nelle prime dieci della classifica finale di Coppa del Mondo) a lungo, per quello che in realtà dovrebbe essere da sempre l’obiettivo di una Federazione. Se vincere sempre è impossibile, si può però programmare il futuro con i giovani, a maggior ragione se si dispone di una serie di campionesse che garantiscono risultati importanti al momento dell’investimento. Ciòè oggi.

Non sappiamo se Federica Brignone riuscirà a difendere o meno il trofeo conquistato nel 2020 (cioè la Coppa del Mondo) anche il prossimo anno, con una concorrenza tosta che risponde ai nomi di Mikaela Shiffrin e Petra Vlhova in primis. Sappiamo però che lei (classe ’90), Sofia Goggia (classe ’92, deve solo ritrovare stabilità e un po’ di fiducia, ma l’ultima annata ha portato in dote comunque un ritorno ad alti livelli in gigante) e Marta Bassino (la più giovane del trio, classe ’96) i risultati li porteranno anche nella stagione 2020-2021, al netto ovviamente di infortuni, acciacchi, cadute. Bene. A questo punto è fondamentale che la F.I.S.I. sappia lavorare al meglio per completare il lavoro e portare quella continuità di risultati ad alto livello sempre mancata allo sci femminile italiano, la cui storia è divisa in tre “macro” capitoli: quello della Valanga Rosa di Quario, Zini, Magoni e Giordani, tra fine anni ’70 e metà anni ’80: quello di Deborah Compagnoni e Isolde Kostner (in primis) per tutti gli anni ’90; quello attuale, diciamo dal 2015, dalla prima vittoria in Coppa del Mondo di Federica Brignone, a ottobre, senza naturalmente dimenticare gli exploit di Karen Putzer, Denise Karbon e Nadia Fanchini nella prima decade degli anni 2000. Sarebbe bello che adesso la squadra nazionale femminile possa contare sempre, in ogni stagione, su un’atleta da almeno mille punti in classifica generale o poco meno. Per vincere la Coppa serve un’impresa, serve una campionessa assoluta, serve la stagione perfetta, serve anche tanta fortuna ecc. ecc. Ma, visto che i talenti non mancano, è possibile invece programmare un futuro che garantisca alto livello sempre, quindi spirito d’emulazione e concorrenza, situazioni dalle quali poi attingere per ottenere grandi risultati.

E l’Italia attuale si trova in una di queste situazioni ideali: tre trascinatrici, oltretutto di età diverse, come Brignone, Bassino, Goggia. Tante veterane ancora nel pieno della carriera che possono regalare soddisfazioni, podi, vittorie o se non altro esempio, come Irene Curtoni, Elena Curtoni, Francesca Marsaglia, Johanna Schnarf. E numerosi talenti già esplosi (Marta Bassino), sulla rampa di lancio definitiva (Nicol Delago, ma urge lavorare parecchio in gigante per migliorare sulle discese più tecniche) o pronti per un grande futuro (Laura Pirovano in primis, ma anche Roberta Melesi, Nadia Delago, la stessa Asja Zenere e poi le slalomiste Marta Rossetti, Lara Della Mea e Martina Peterlini), la fresca medagliata di bronzo ai Mondiali jr. in discesa, Monica Zanoner, classe ’99 come Giulia Albano, più altri nomi che non citiamo per motivi di spazio.

Come si vede, ce n’è per tutti i gusti, ogni specialità e diverse classi d’età. Gli esempi da seguire sono quelli di Federica Brignone e Sofia Goggia, arrivate al top a 25 anni, con percorsi diversi, ma che solo da due stagioni possono sfruttare il team élite, mentre atlete come Bassino e Pirovano si sono ritrovate già a 20 anni o poco più a poter gareggiare e maturare esperienza in ogni specialità. Un dato che fa la differenza, una grande inversione di tendenza rispetto anche al recente passato, da seguire in futuro, sperando che il team elite rimanga comunque ristretto a due-tre atlete, in modo da garantire una preparazione all’altezza dei team privati di Shiffrin, Gut, Vlhova, Stuhec e via dicendo.

Confidando almeno in un altro quadriennio positivo di Brignone e Goggia, i nomi da spendere per il futuro, in ottica classifica generale, sono quelli di Marta Bassino e Laura Pirovano. La prima, 24 anni, ha già sfiorato quota 1000 punti nell’annata appena conclusa (con dieci gare in meno!), centrato il primo successo nel circuito maggiore, ottenuto il podio in cinque specialità diverse e mostrato lampi di classe assoluti. Si inserisce perfettamente nel solco lasciato dalla stessa Brignone: una specialista del gigante che pian piano allarga l’orizzonte a tutte le altre specialità, nel caso suo in realtà fin dai primi tempi in Coppa. Può che essere che possa incontrare più difficoltà di Federica a diventare una discesista buona per ogni pendio, ma è probabile che abbia invece più chance in slalom, dove da sempre è ben impostata e difetta solamente di passaggi numerosi per poter ambire a buone posizioni. Ma adesso potrà anche partire con un pettorale vicino al n.30 tra i rapid gates, avendo abbondantemente superato quota 500 punti nella WCSL di Coppa; discorso simile per Laura Pirovano (classe ’97), anche se lei sembra più orientata verso la velocità che non verso lo slalom, come ha mostrato anche la Coppa Europa, visto che tre stagioni or sono riuscì a portarsi a casa il posto fisso in discesa libera. Marta e Laura sono anche le ultime campionesse iridate juniores prodotte dal vivaio italiano, una piemontese, l’altra trentina (ma con origini liguri), sempre in gigante: evidentemente non può essere un caso.

Non bisogna però cullarsi sugli allori, ma continuare a lavorare sugli atleti nati dopo il 2000, soprattutto nella fascia che va dal 2000 al 2004, tenendo anche conto che l’ultima edizione del mondiale giovanile ha mostrato alcune giovani atlete di belle speranze più orientate alla velocità che al gigante, come invece sempre avvenuto negli ultimi 20 anni. Va bene, anzi benissimo, a patto che i talenti delle porte larghe non vengano persi d’occhio visto e considerato che il gigante rimane la base di tutte le discipline. Lo slalom ha portato avanti un discorso a parte da almeno 3 stagioni con i frutti che stanno iniziando a vedersi, e necessità di specialiste pure (le abbiamo, anche dietro Rossetti&co), mentre per tutti gli altri discorsi sarà fondamentale continuare a investire sulle cosiddette gigantiste-veloci, come le chiamava Mario Cotelli già nel 1995. Il grande Guru della Valanga Azzurra aveva intuito da tempo che ormai il gigante era diventata disciplina molto più rapida rispetto al passato e che il futuro sarebbe passato dal quel ‘prototipo’ di atlete, come in effetti la storia ha abbondantemente dimostrato.

Non resta che incrociare le dita augurando la salute a tutte le giovani ragazze azzurre, perché il resto potrebbe venire di conseguenza, soprattutto se le giovani di belle speranze sapranno inserirsi nel solco tracciato al meglio da Federica Brignone e Sofia Goggia. Cui andrà fatto un monumento a fine carriera, non solo per i risultati ottenuti, ma per aver aperto una nuova via allo sci alpino femminile italiano.

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gianmario.bonzi@gmail.com

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Foto: Pentaphoto.

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