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Podgornik: «Una buona intesa e la crescita difensiva i segreti di Trieste tra le prime quattro»

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Podgornik: «Una buona intesa e la crescita difensiva i segreti di Trieste tra le prime quattro»

TRIESTE. Centrale nello scacchiere di Bettini, spina dorsale della Pallanuoto Trieste e leader nello spogliatoio, Danjel Podgornik è la perfetta sintesi tra il passato della società alabardata ed il suo futuro.

Il difensore ventiduenne è infatti presente in prima squadra dalla stagione 2013/14 e conosce a memoria tutti gli ambienti della Bianchi, avendo vissuto gli anni della promozione fino a nuotare assieme ai compagni nella parte alta di una classifica che premia i triestini e li slancia alla corsa all’Europa.

Il quarto posto di per sé è già una risposta, ma qual è il bilancio di questa prima parte di stagione?

Siamo molto soddisfatti di questo avvio. Ci giochiamo l’entrata nelle coppe e sin da subito il nostro obiettivo è stato rientrare tra le prime quattro. Inutile nascondere che quella che stiamo compiendo è una mezza impresa e dovremo dimostrare di meritarcela in ogni minuto del prossimo anno. Sappiamo che può succedere di tutto: l’idea che possiamo giocarci una semifinale scudetto mette i brividi ma dobbiamo rimanere con i piedi per terra. Siamo partiti bene, il gioco di squadra che siamo riusciti a costruire ci sta piacendo molto e da questo ripartiremo.

C’è stato un cambio di passo rispetto alla passata stagione. Avete individuato l’innesco?

Non ho ricordi di un’emozione sportiva di questo calibro, paragonabile forse alla promozione in Serie A1: dopo la partita con il Brescia eravamo elettrizzati. Senz’altro l’impresa con i leoni ha rappresentato il nostro giro di boa ed è cominciata la nostra cavalcata consapevole. C’è da dire che anche tutte le nostre avversarie han fatto bene, ci aspetta una lotta su ogni punto e la chiave di questo campionato sono senza dubbio i dettagli. Non c’è nessuna squadra in grado di scappare in classifica e sarà decisivo non perdere punti per strada, specie negli scontri diretti. Rispetto allo scorso anno poi sono cambiate davvero poche cose ma sostanziali: in rosa c’è più turnover e in fase difensiva ci siamo trovati sin da subito con una comunicazione notevole nonostante gli ostacoli iniziali, anche linguistici. Non mi aspettavo una reazione così positiva sin da subito: siamo riusciti a mettere immediatamente i ragazzi nuovi in condizione di trovarsi nel gruppo ed è stata la nostra forza. Nessuno resta indietro, si cresce insieme, si sbaglia insieme e si vince insieme. Anche quando c’è da fare festa nessuno si chiama fuori, anzi!

Dove sente di essere cresciuto maggiormente in questi ultimi mesi?

Sento molta aspettativa e fiducia riposte su di me e questo ripaga molti sforzi. La mia esperienza poi è strettamente legata al percorso della squadra ed è senz’altro un motivo di orgoglio che mi spinge a lavorare e dare sempre il massimo per un’avventura che sento mia.

Terzo anno di Chimica all’Università di Trieste: difficile conciliare formazione e sport?

È una facoltà tosta, impregnata di rigore scientifico e bisogna seguire, dimostrare di sapere le cose perché il livello è alto. Ci vuole tanta abitudine per conciliare sport e istruzione: personalmente sono abituato a farlo già dai tempi del liceo. Bisogna essere bravi a gestirsi perché la coperta è corta e l’acqua porta via risorse allo studio e viceversa: trovare il giusto dosaggio diventa fondamentale e non è solo un discorso di tempi quanto di energie e non puoi permetterti di distribuire il 50% in allenamento e il 50% nello studio o studiare tutto il giorno ed arrivare scarico in partita, o viceversa. Devo pesare le energie con il contagocce ma mi piace, so che chimica è la scelta giusta per me.

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