Sei chili di gnocchi al ragù. Due di pasta al sugo, uno e mezzo di riso in bianco. In vista dei Mondiali di nuoto di luglio in Corea, il menu aggiunge un buffet di verdure crude e cotte e porzioni di bresaola a profusione. È questo il pranzo-tipo della Nazionale di pallanuoto italiana in una giornata di doppio allenamento scandito tra piscina e palestra. Perché quello del Settebello è uno sport duro che richiede uno sforzo intenso, dove il movimento aerobico necessita di una percentuale di potenza notevole, grande resistenza e un livello altissimo di concentrazione. Ma ancora non basta, perché a differenza di altri sport acquatici, l’obiettivo non è quello di raggiungere la tecnica migliore, ma la più efficace, resa possibile dalla prestanza fisica e dalla capacità di opporsi all’avversario. Insomma, un lavoro di corpo e di testa continuo, che negli anni ha permesso alla Nazionale azzurra di attestarsi tra le migliori al mondo, vincendo quattro dei cinque titoli internazionali più importanti: Olimpiadi, Mondiali, Europei e Coppa del Mondo. Possiamo chiamarli eroi? C’è chi ritiene che, nel caso, debbano essere necessariamente giovani e belli, caratteristiche che non mancano ai convocati di mister Alessandro “Sandro” Campagna. Eppure, basta trascorrere del tempo con loro per capire che c’è altro: non si tratta dei singoli componenti di una squadra, ma un insieme armonico capace di creare una sorta di seconda famiglia. «Il pallanuotista è un ragazzo straordinario di principi sani, dedito al sacrificio», spiega il CT. «Ci alleniamo dalle due alle tre volte al giorno, senza lamentarci. Siamo felici: chi fa questo sport, lo ama». Secondo il manuale L’allenamento fisico del pallanuotista della Federazione Italiana Nuoto, ogni atleta nuota intorno ai 2 chilometri a partita e una quota dei movimenti viene eseguita a velocità medio-alte con recuperi raramente completi. Un dispendio di energie e forza a cui si accompagna una vera e propria lotta primitiva sotto il livello dell’acqua, dove continua il confronto con l’avversario.
Foto Gaia Cambiaggi
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