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Carola Bonafede chiude il mercato della Reale Mutua Fenera Chieri ’76

Il mercato della Reale Mutua Fenera Chieri ’76 si chiude con il tesseramento del libero Carola Bonafede. È lei la quattordicesima giocatrice che completa il roster a disposizione di Nicola Negro per la stagione 2025/2026.
Nata a Trento il 16 gennaio 2007, 175 cm d’altezza, figlia d’arte (suo papà Fabio ha allenato anche in A1 a Bolzano e Vallefoglia), Carola Bonafede si è formata pallavolistamente nell’Alta Valsugana Volley. Nel 2019 si è trasferita a Roma alla Casal De Pazzi con cui ha vinto uno scudetto Under 16.
Da tempo nel giro delle nazionali giovanili, vanta due ori e un bronzo nei campionati europei Under 17 e Under 18. A breve potrebbe partecipare al suo primo campionato mondiale, è infatti fra le quattordici convocate per il triangolare contro Turchia e Giappone in svolgimento in questi giorni ad Ankara, in preparazione della rassegna iridata Under 19 che si terrà dal 3 al 13 luglio in Serbia e Croazia.

Benvenuta Carola! Cosa ti è piaciuto dell’offerta di Chieri?
«Trasferirmi a Chieri è per me un’opportunità grande e stimolante, perché so che potrò imparare tantissimo da persone che hanno molta più esperienza di me. È un ambiente molto accogliente dove una giocatrice può migliorare da un punto di vista tecnico giocando ad altissimi livelli».
Che tipo di giocatrice sei?
«Mi considero solare e al tempo stesso determinata, soprattutto mi piace aiutare la persona che sta vicino a me».
Con Chieri farai in A1 la prima esperienza di una prima squadra al termine del tuo percorso giovanile. Che stagione ti aspetti?
«Sarà sicuramente un anno importante. A settembre inizierò il quinto anno di liceo scientifico tradizionale e dovrò poi decidere come proseguire gli studi, forse in psicologica, con la speranza di lavorare in ambito sportivo, oppure in ingegneria, una cosa del tutto diversa. A livello pallavolistico sarà senz’altro un anno di crescita, per migliorare il più possibile come giocatrice ma anche per imparare dalle più grandi i comportamenti e come si sta in A1».
La tua famiglia?
«Avere un papà allenatore mi è stato di grande aiuto, ad esempio per capire certe cose nei momenti di difficoltà, ma i nostri percorsi sportivi sono sempre stati separati, lui ha fatto il suo e io il mio. Devo molto alla mia famiglia: senza di loro non avrei avuto la forza per fare cinque anni a Roma e ancora oggi il loro supporto è fondamentale».

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